I 400 colpi

Cine-Riunione IX:
Buongiorno ragazzi, "I 400 Colpi": a qualcuno è piaciuto a qualcuno no. E' un film fortemente autobiografico.
Forse è di parte quel premio alla Miglior Regia dato dai francesi nel '59. O forse la giuria ci vide lungo. Perché questo è il primo film del critico (criticissimo) cinematografico François Truffaut, ventisettenne.
Il suo nome si aggirava già per i corridoi delle riviste specializzate e dei cineclub parigini (dei quali uno era suo, tolti gli abiti da magazziniere), ma pochi si aspettavano un tale risultato al primo tentativo.
E, noi che seguiamo un filo (anche se senza logica),  cogliamo una coincidenza che ci fa rizzare i peli sui denti e sulle unghie: "Anche Rossi Stuart ha cominciato daI piccolI"...
Ma sarebbe miope considerarla una coincidenza (no Kim, tu siediti per favore).
Non è, piuttosto, che un regista sulla linea di partenza preferisce avere a che fare, manipolare, un attore non ancora well-formed? Timore verso lo sguardo dell'attore affermato?
Questo è un altro tema che andrebbe approfondito. Se qualcuno vuole incamminarsi...poi lo raggiungo.
Truffaut dirige il film quando negli occhi ha ancora quegli anni in cui ciascuno ritiene ancora di averli "in tasca". Troppo forte il desiderio di presentarsi, di buttare sul banco le proprie origini.
Sullo sfondo la sua amata Torre Eiffel. Se la telecamera s'abbassa: schiamazzi di bambini; se entra in classe: maestri che spiegano ma non capiscono; se la cinepresa "zumma": incomunicabilità familiare e solitudine.
Trova un Jean-Pierre Léaud che appare un po' troppo sicuro, sfrontato e fatto da sé (ce lo dice l'alter ego di Renè Bigey, amico del cuore del protagonista/regista, Robert Lachenay: "François non si sarebbe mai aggirato per la classe così...era molto più timido"), ma chi è in grado di spremere sincerità pura al 100%? E poi è bravo, il ragazzino, eccezionale.
Perciò fa bene Truffaut a correre il rischio di allontanarsi troppo dal vero. Poi fa cinema e, con questo mezzo, lui sa che si può mostrare un vero superlativo anche con un verosimile comparativo. Vabbè scusate il gioco di parole mal riuscito...ciò che intendo è che il messaggio ci arriva chiaro. Anche se il destinatario attutisce il colpo, l'aggressione del mittente si staglia sullo schermo.
Nel film, "il colpevole" di credere immense cose in realtà piccole non è tanto il ragazzo, ma i "Grandi", con maturità non proporzionata all'età.
I Grandi, i Maestri tutti attenti a fare esercizi, non si accorgono nemmeno che i fruitori delle loro esperienze, insegnamenti...si stanno allontanando (il maestro di ginnastica perde per strada i propri alunni!).
Quindi il ragazzo è solo. Tocca solo a lui, e di corsa, arrivare alla propria foce, a quel mare di tutti (mai visto prima) da cui ricominciare, alla pari, da 0.
E' evidente che durante il film il regista si perde nei ricordi. Ma non è vietato. Non è male. Non è diabolico (è umano).
E qualche esperimento infantile lo fa (non resiste alla tentazione di giocare con qualche specchio, in maniera tale che il piccolo Antoine compaia in 4 punti differenti), ma è attento Truffaut: non esagera. Si ricorda dei trucchi hitchcockiani degli stacchi ben camuffati, e li esegue (tanto il pubblico manco se n'accorge!) con maestria.
Ma mette del suo, per riacchiappare quel vero che i sapientoni vogliono strappargli: via, intervista dello psicologo ad Antoine (unico momento con audio senza post-synchronizzazione, in quanto improvvisato, anche se condotto)!
Non è un "Cosa Vuoi Che Sia Una Canzone", ma è una prima volta piena di consapevolezza.
Non ci resta che proseguire l'avventura del piccolo Antoine Doinel e vedere se naufragio sarà.
(Depa)

3 commenti:

  1. Come prima cosa vorrei tranquillizare Kim.
    Stai in relax Kim, stasera ti chiamo e magari ci facciamo una birretta insieme.
    Grandissimo KIM ci sai fare.
    La vita professionale, come ogni vita inizia da piccoli. Sarà per questo che il regista decide di raccontare le vicende di un tredicenne, anche perchè il regista, di anni ne ha 27 e gli risulta molto più facile raccontare quel tipo di avventure (solo 14 anni prima le aveva vissute in prima persona) piuttosto che la storia di un vecchio prossimo alla fossa... o no?
    ... è vero, nei film "franzosi" la Torre Eifell appare sempre, spesso nei primi minuti(scusate ma noi abbiamo il colosseo).
    Ho una domanda per il direttore:
    In quale scena Truffaut esibesce i trucchi hitchcockiani?

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  2. Eh, lo sapevo che il Taigher avrebbe chiamato la triangolazione...ebbene sì!
    Una scena è proprio quella lì!
    La TUA scena!
    La scena in cui ti stava per venire un coccolone!!!
    Quindi: la telecamera danza sulla ringhiera, scivola delicatamente, poi deprava...zummata '-', e tac! al di qua del vetro.
    "No Bello, bello è bello"

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  3. Ieri sera ho deciso di cominciare a colmare una mia grave lacuna cinematografica: mai visto film di François Truffaut (ok... partano pure i buuu...) e per farlo ovviamente "sfrutterò" il Cinerofum.
    Questo "I 400 colpi" è il film recensito più datato del regista parigino e allora ho cominciato da qui...

    Sinceramente non mi ha entusiasmato. La trama è abbastanza scontata nelle sue evoluzioni e il senso di inquietudine per le sorti del ragazzino protagonista del film, si tramuta presto in senso di odio e rabbia verso i genitori cattivi, un po' come per la matrigna di Cenerentola... In certi momenti veramente mi sembrava di guardare una bellissima, per carità, favola.
    Ma ho letto nella recensione che è un film autobiografico e allora per Truffaut può essere stato, oltre che un film per presentarsi al pubblico, anche una specie di "film prova" nel quale, effettivamente, a ben pensare, sceneggiatura a parte, l'abilità del regista si vede o comunque si percepisce già (27 anni!?!). Oltre a quello che hai già detto tu, Depa (in collaborazione col Taigher), aggiungerei la bravura nel dirigere gli attori. E' vero che probabilmente è stato un piacere per lui lavorare con i bambini perché più facilmente "plasmabili" e gestibili, ma è anche vero che, di conseguenza, se il risultato è un'ottima recitazione da parte di tutti, ovviamente in primis del protagonista, il semi-esordiente Jean-Pierre Leaud, il merito è esclusivamente suo.
    Quindi...Avanti un altro!

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