Underground

Recensione XII:
Buonasera, "Underground" di Emir Kusturica (1995). Sala Uander con cinque presenti.
Tutti d'accordo (tolte le sfumature inevitabili) sul giudizio finale del film. All'unanimità: "Ha smarronato! Ha concluso alla Baaaaarìa! Emir sei Tornatore!".
Allora: il film è un bel film. Girato bene (noi del 'Rofum, si sa, siamo gente modesta), l'atmosfera balcano-gitanica è resa sì da poterla respirare; quindi nell'aria alcol, musica e...miseria. Credo il film si sia perfezionato nel successivo dei due gatti bicolore, nel quale il regista bosniaco non sente più il dovere di mostrare al mondo con chi hanno scherzato i potenti della terra, con quali vite si è giocato a Risiko@ nella penisola balcanica. Le prime due ore di film sono piacevoli per ritmo e per colori, con quella terra che sembra ferma lì, affrescata coi colori del "Quarto Stato", ci chiama, ci invita a danzare, ad abbracciare, probabilmente unici modi per fuggire, senza lasciare la propria Terra. L'euforica confusione che c'è sulla scena purtroppo ha infiltrazioni anche nel canovaccio.
Spesso lo spettatore s'affanna a rincorrere il regista sfogliando la sceneggiatura. Chi lo sa...d'altronde la confusione è la protagonista del film e di Quella Storia. Quindi venga una banda che gira strombazzando con scimmie appese ai "bracci alzati brindanti acquavite"! E parta qualche proiettile di cannone errante!
Fa bene Kusturica a dirci che mastica amaro, che negli occhi sa che "non è più guerra se un fratello ammazza un suo fratello", che si può "perdonare ma non dimenticare". Il cinema, a mio parere, non deve acclimatare, non deve calmierare ma altresì incendiare! Far riaffiorare anche, tirare sberle ai sonnolenti! Ma ecco: non commuovere per commuovere. Non sperperare metafore, non avere mani bucate coi sentimentalismi.
No, per il sottoscritto, quegli ultimi 30/20 minuti sono tutti da rifare, da tagliare anzi. E' imperdonabile un po' tutto il finale; lo sbrodolamento seguente all'uscita dal sottosuolo (ma forse, di nuovo, era questa la volontà...?). La citazione de quel tuffo in acqua di Vigo, 50 anni dopo, rappresenta un tentativo di consacrare qualcosa che non deve essere consacrato. La scena della sedia a rotelle in fiamme che gira (e gira...) fa rimpiangere i nani herzoghiani.
Oche e Tigri sotto il bombardamento...il falso-nazista che accende la sigaretta al falso-partigiano sul set: queste sono le carezze agli occhi prima dei pugni nello stomaco.
Sullo sfondo, Bregovic, annotando i numerosi messaggi del regista, ne esce frastornato ma sugli scudi.
Ma vabbè, qui si esagera, guardatelo!
(depa)

3 commenti:

  1. Il mio giudizio è a metà tra il sacro e il profano. Il film è partito bene con una bella e accurata soggettiva nella concretezza della città dell’epoca, ma andando avanti nella storia si scoprono nuovi orizzonti, tra l’altro mai visibili, attraverso un obiettivo pendente all’antani destro. In un certo senso, sempre per quello che possa capire un pittore di grossa taglia, ci si trova spaesati in paesi prematuramente scomparsi tramite le loro aspettative gloriose di cimenti irraggiungibili. Supponendo di essere in un periodo in cui quello che si nota è vero mentre l’oscuro è scartato a priori, posso affermare con fermezza la concretezza della rappresentazione, sia per il camerlengo che lo stesso Kusturica. Confuso.

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  2. Taigher, ma che stai a dì??? boh!
    ah, confuso...ho capito.

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  3. Prima tutto volevo esprimere la mia solidarietà al Direttore che ha dovuto scrivere un editoriale non facile. Poi, un grazie al Tigre per il momento di poesia che ci ha regalato!

    Sul film..beh che dire..grazie a Kusturica per averci fatto conescere un mondo che in pochi conoscevano. La cosa che mi è piaciuta di più è stata propro la caratterizzazione dei personaggi, il racconto di una moltitudine di microcosmi racchiuso in un solo involucro. Involucro che però non raggiunge quella perfezione e solidità tale da conserirgli di durare troppo a lungo nel tempo. Il nero che rimane a straforgarsi a tavola, il fratello invalido con gli occhiali che mena l'ufficiale tedesco cadendo dalla carrozzina, il Nero e Marco che si chiudono dentro al club per massacrare i nazisti e la musica che sale sale sale in un crescendo fino a coprire tutto il resto. Scene che rimaranno, anche se incastonate in un mosaico (un pò documentaristico)che rimane incompiuto.

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