Extra: un Po di Olmi

Mercoledì scorso, in sala Uander con la Elena, ho visto un altro film di Ermanno Olmi, del 2007: Centochiodi. Il film parte con una pellicola dai colori di sit-com e un titolo che ci comunica il protagonista: Raz Degan...brrr, mi percorre un brivido, ma...dovrò ricredermi, non si comporta male il modello israeliano. Le magagne, semmai, gli vengono messe in bocca da dialoghi a volte un po' banalotti e da sentenze abbastanza tronfie. Ma lui, secondo me, il suo lo fa.
Il regista della "Bassa" ci consegna un film che proclama la sua idea di vita pura, fatta di affetti sinceri, lealtà e rifiuto di una modernità che, invece di esaltare i valori positivi del vivere assieme, insegna a ignorare l'altro, ad accumulare per superare chi ti sta affianco, in ricchezza e potere.
In particolare, il regista ci dice "Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico", frase che è stato un mio motto per molti anni (con mio padre parlavo di "chiaccherata" con un amico); quindi il tema del film è la sconfitta del mondo culturale se esso si innalza sui corpi e non coi corpi; un vecchio monsignore piegato dalle letture non detiene il sapere del mondo  se gli manca la controparte "dinamica" fatta di contatti, contrasti, confronti vivi e sensazionali.
Comunque, al di là del messaggio che ci vuole dare il regista (che io condivido nelle sue linee generali), il film a mio parere è gradevole. La vita lenta ed autentica delle piccole comunità cresciute sulle rive del Po ci viene raccontata in maniera delicata (nonostante venga calata, ad esempio, nel linguaggio giovanile della ragazza che si innamora del protagonista; ma questa è un contrasto che ho apprezzato, in quanto reale): alcune riprese della natura che circonda il fiume più importante d'Italia sono davvero belle; a tratti l'acqua del Po' commuove, e viene voglia di montare sul primo treno a farsi un gotto di vino rosso con qualche anziano bestemmiante. Che la storia venga unta da un'allegorica venuta di Gesù non è un fatto così grave, è abbastanza marginale. Rimangono negli occhi bei tramonti e la sensazione che la nostra terra è davvero una terra meravigliosa ma siamo i primi ad essercene dimenticati.
E' vero, ci sono punti del film imbarazzanti (dialoghi tra "Gesù-Raz" e il maresciallo o il sacerdote), ma il calore del dialetto è reso in maniera efficace.
Secondo me, senza aspettarsi "il film più bello di Olmi" (?!), ma piuttosto un quadretto su di una terra poco narrata (tra Bologna e Mantova), il film può essere una piacevole ora e mezza.
(depa)

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