Extra: Giù la testa

La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza,  con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. La rivoluzione è un atto di violenza. Mao Tze Tung.
Con questa premessa inizia "Giù la testa"; come si dice dalle mie parti metto le mani avanti per non cadere all’indietro. Il film è di Sergio Leone, altro super regista rappresentativo del cinema italiano. Fulcro e colonna portante del nostro Partenone cinematografico, anzi di più. Il Cinerofum non può esimersi dal dedicargli una serata. Il suo film più rappresentativo è C’era una volta in America, considerato da molti il più bel film di tutta la storia del cinema. Ragazzi, che aspettiamo???
Dicevo, "Giù la testa" è un western che mi ha rapito fin dalla primissima scena. Uno dei due protagonisti, Juan, chiede un passaggio ad un grosso carrozzone trainato da una dozzina di cavalli. Juan è scalzo, con dei pantaloni dieci centimetri più corti del dovuto, brutto, sporco e fa un puzzo tale che posso sentirlo io che sono seduto sul mio divano… Nonostante questo “l’autista” lo lascia salire, anche per vedere che faccia faranno, dice. Le facce che il cocchiere vorrebbe vedere stravolte sono quelle dei passeggeri a bordo. Questi sono un prete, una madame di una certa classe e un altro paio di uomini, molto ben vestiti ed eleganti. Juan sale mentre i signori stavano desinando. Iniziano subito a trattarlo come un animale selvatico rilegandolo in un angolino, dandogli del caprone, bruto e essere privo d’ogni intelligenza. Durante tutto questo, i ricchi signori aristocratici continuano ad ingozzarsi davanti al poveraccio. Ma ad un tratto, tadAAAA, sorpresa. Il carrozzone viene assalito dai figli di Juan. Rubano tutto; cavalli, vestiti, cibo, gioielli e per Juan ci scappa pure un’ingroppata con la contessa. Ovviamente inizia nella prima scena il conteggio dei morti. Credo che in tutto il film ne muoiano all’incirca mille. È normale la rivoluzione è un atto di violenza. Se si vuole ottenere qualcosa bisogna fare la voce grossa, il fatto di urlare è appunto una violenza. Rivoluzione è sinonimo di confusione; dove c’è confusione l’uomo che sa ciò che vuole ha tutto da guadagnare. Ci vuole caos, rivoluzione e anche le idee chiare. Mi sto facendo prendere, devo stare tranquillo, poi finisce che se dico tutto quello che ho in testa il Berlusca mi chiude il blog. Il film parliamo del film…La colonna sonora è di Ennio Morricone, ti resta nella testa e sei costretto a fischiettarla finché qualcuno non ti dice "Ohhhhh!" (fischiettio...io...).
Il mio titolo personale, che ho pensato durante la visione, è "Bombe, Tric e Trac, e Fisch e Bott" ma credo sia molto più azzeccato un...Giù la testa, coglione.
(Ossy)

2 commenti:

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  2. Sean! Sean! Sean!
    Grande Taigher, grazie per avermi spinto a vedere questo bellissimo film. Conosco pochissimo il regista romano (ho visto questo e "C'era una volta in America" che, però, sta sfumando nei ricordi), ed è stata una meravigliosa scoperta. Due ore e mezza di piacevole cinema, grande ritmo e tecnica ricercata, spigliata. Rod Steiger (già apprezzato in "Le mani sulla città") e James Coburn ricreano due personaggi indimenticabili: Juan Miranda e "Sean" John. Il primo un peones messicano che vive di assalti a diligenze e banche, il secondo un irlandese in fuga dal paese natale, bombarolo con le idee di Bakunin. Davvero accattivante l'evolversi del rapporto tra i due, prima di diffidenza, poi di interesse, sino ad un'amicizia abbastanza sincera. La musica di Morricone resta nelle orecchie e, credo volutamente anche con una punta d'ironia, sottolinea i momenti salienti. E' un film con alcune sequenza davvero memorabili: l'incipit non ti fa togliere lo sguardo dallo schermo; la scena finale dello scontro tra i treni è mozzafiato; l'esplosione del ponte è...devastante.
    Unica nota un po'...così, è quell'ultimo frammento di flashback che John ha sul finire del film: dai, quel "triangolo" è davvero poco chiaro. Libertà, intesa a livelli estremi? Costumi che nella "sua" Irlanda stavano affiorando? Non credo. Comunque è solo un piccolissimo neo, anzi, un punto nero.
    Per il resto, basta cavolate tipo "E' lungo...", "La parte centrale è noiosa...", "Le inquadrature sono tenute troppo a lungo..." (questo è un gran cinema altroché), ah poi la più bella: "Bellissima la prova del reggiano Romolo Valli!", che compare di striscio.
    Da vedere, perché davvero Sergio Leone qui ci ha messo del suo, con scelte originali, ed un'opera che diverte ("Il cinema dev'essere spettacolo", ricordava sempre) e fa riflettere, su concetti come rivoluzione, ingiustizia ed amicizia, nei giorni successivi la visione.
    !Zapata Vive!

    PS: non credo proprio che Leone abbia voluto dirci che la Rivoluzione porta solo morte e miseria, come ho letto in giro. Semmai ANCHE, ma in certi casi è come quell'unico ponte...
    Sennò avrebbe iniziato il film con una sublime frase di Mao? ("Non è un pranzo di gala", ricorda come una parola non è uguale ad un'altra. Stupenda).

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