L'odore della notte

Incontro XXX:
Eh sì, 'rofumisti, si fa grande la nostra inziativa, siamo giunti al 30o appuntamento, siamo grandicelli ormai. Ne è passata di pellicola nel proiettore da quel 29 Settembre 2009, da quel "Bull Scatenato" che ci spiegò quel Robert diretto da Martin (la storica recensione è rimasta solo nei padiglioni auricolari di chi ci fu)...davvero bella questa iniziativa, grazie.
"E te pareva" se il Tigre non decideva di compiere gli anni proprio in questa occasione (facci vedere la carta d'identità!), e pure la Doris, che timbra il suo secondo cartellino, si fa prendere dall'emozione e prepara due rustici da leccarsi i baffi..."OUH, eh! Ma che è? OUH!"
Zippino e Albert Monzy puntali?! No, questo è troppo, meno male che la Ele ha un po' di mal di panza, sennò chissà che party.
Dr. Caligari, a lei l'onore: "L'odore della notte", del 1998...
...Dopo quell'amore nocivo del 1983, visto qualche Extra fa, decidiamo di indagare su questo regista avvolto nella nebbia ed immerso nel sottosuolo cinematografico. E' un film che parla di una banda di rapinatori duri, ma un po' scapestrati. Un po' casalinghi, fatti in borgata.
Come ho letto in alcuni giudizi in rete, ritengo che il regista ci sia, la sceneggiatura (ispirata ad un romanzo "e notti di arancia meccanica" dello scrittore anconetani Sacchettoni e scritta dal regista stesso) no. Non fraintendetemi; sarà la crudezza, che si spinge sino alla violenza pura, del film, ma il ritmo c'è e come, si sta a guardare le rapine dei protagonisti col groppo in gola. Non c'è rischio di addormentarsi, anche perché il regista ci regala attimi di cinema hollywoodiano (split-screen, fermi immagine e pellicola che sa di grande produzione). Lo stridere delle immagini "tossiche" di 15 anni prima, ritorna qui sottoforma di unghie rabbiose sulla lavagna nera della bella borghesia, appena tornata da una serata mondana. Il regista non va per mezzi termini, mostra tutto.
Lo mostra un po' troppe volte, forse; è vero, alla lunga risulta ripetitivo. Da qui i dubbi sull'efficacia della sceneggiatura. E dispiace, perché il tempo impiegato a raccontare l'ennesimo colpo si sarebbe dovuto spendere per raccontare meglio, con meno superficilità, l'intima battaglia del protagonista. Valerio Mastandrea è da 6,5; non mi ha entusiasmato, piuttosto statico nello sguardo. Remo Guerra, il protagonista, passa tutto il film a parlarci di sè, ma a fine film non si riesce a dire di "averlo conosciuto".
Comunque il regista è coraggiosissimo; se pensate che, senza timore: chiede a Mastandrea di esibirsi in un remake del Travis Bickle davanti allo specchio (Taxi Driver); rispolvera e piazza sullo schermo un Little Tony che si prodiga in un "Cuore Matto", dando forma ad una scena dal sapore di pulp tarantinesco. Diciamo che ho apprezzato di più il secondo gesto...così come l'immagine finale di Guerra che "saluta" gli spettatori con una sequenza alla James Bond (guardo di qui, guardo di là e sparo verso la cinepresa), questa sì, mi ha lasciato molto perplesso. Ma forse il cinema di Caligari deve essere preso anche così, con un'ironia che, dopo "Amore Tossico", non mi sono portato in sala...
Da vedere, perché è cinema italiano altro.
(depa)

ps: ancora grazie alla Doris, ancora auguri al Tigre!

3 commenti:

  1. Molto bello questo editoriale del nostro direttore Depa, che ci sottolina l'importanza della nostra inziativa giunta alla trentesima settimana. Tra sei si partorisce.....
    Bello l'armadio, bella la boiserie, belle le cassapanche, bello bello tutto. Grazie. Adesso te ne puoi annà. (citazione... facile)
    Tornando al film, il mio giudizio personale è positivo. Voto 26/30. Al contrario di quanto dice Depa, Mastrandrea mi è piaciuto e credo che la staticità dello sguardo sia voluta. Forse per descrivere la sua "povertà" d'animo, il suo menefreghismo, il fatto che non provi nessuna emozione, oppure semplicemente evita di mostrarle. Per esempio quando si dichiara alla ragazza.
    A me è piaciuto, infatti approfondirò l'opera di Caligari recuperando tutti i suoi lavori.(ovviamente scarico).

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  2. Eh..come si fa a non postare qualcosa il giorno del cinerofum n°30 e l'anno n°28 per il nostro appassionato direttore Tempi moderni?!!
    Personalemnte penso che ieri sera abbiamo guardato un film che ricalca un poco l'andamento generale anche del cinema nostrano. ALcuni spunti, ma niente di geniale. Film non da cestinare, ma con troppi richiami ad altre puntate precedentemente viste. Ho apprezzato il ritmo del film, ed inoltre quell'occhio che il Depa ha chiamato "statico" penso invece che sia la nota da apprezzare del lavoro del regista. Infatti, penso che il regista volesse raccontare di persone statiche, aride, svogliate, senza voglia di combattere per inseguire un sogno. Persone che perdono di vista realtà e principi morali. Togli questo sguardo e gli stacchi alla Tarantino e rimane poca roba....

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  3. Un applauso a Claudio Caligari possiamo farglielo che dite?

    Probabilmente mentre scrivo nella strada parallela a quella di casa mia il Remo Guerra del momento potrebbe rapinare quella coppia borghese che ho incontrato oggi al supermercato
    La signora sta prendendo tanti di quegli spintoni che si sente il rumore delle costole fracassate contro il muro e poi un ceffone e un altro ancora, c’è paura, terrore e sangue. La descrizione sembra quella del celeberrimo “Arancia Meccanica” ma non è. Sbagliato!

    Forse il tipo col quale ho incrociato oggi lo sguardo per le scale nasconde qualcosa di losco, Quel viso scavato, gli occhi spenti…Ha proprio la faccia da poco di buono. Potrebbe possedere un’arma, magari adesso sta impugnando una pistola e davanti allo specchio tenta di impersonare un folle intento a compiere una rapina. Taxi Driver? No sbagliato!

    Beh alcuni rimandi sono troppo espliciti, capisco il tributo a due grandi registi e nello specifico ai due filmoni, però un po’ di coraggio in più avrebbe reso la sua firma inconfondibile. Però ho apprezzato intanto la compagnia dei 'rofumisti (si dice così?)con cui finalmente ho avuto il piacere di condividere la visione della 29sima e 30esima proiezione (mi ha fatto piacere seguirvi a distanza, ma dal vero è un’altra storia) e ho trovato simpatica la presenza di personaggi che interpretavano se stessi (Little Tony e mi è sembrato di riconoscere il chirurgo plastico Roy De Vita marito di Nancy Brilli nel ruolo del chirurgo appunto, ma è probabile che io abbia avuto un abbaglio perché non l’ho trovato tra gli interpreti, comunque l’idea sarebbe stata carina) ad un immediato effetto straniante -“ma che tubo ci fa il Piccolo Tony in un film così e sta pure cantando?”- è seguita la sensazione che questo escamotage fosse riuscito ad aumentare il grado di veridicità della vicenda, aiutandoci a confonderla con un reale fatto di cronoca.

    Alla prossima Cinerofum!

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