The cameraman

Parole LXV:
Allora, faccio un lungo e respiro e inizio. Ieri sera, sala Uander, serata che rimarrà nella storia del Cinerofum. Più importante del solito, quindi, la lista dei presenti: io, Lelena, Albert Monzy, Paolino e, gran ritorno, il Tigre. Fa il suo maestoso ingresso nelle nostre serate un omuncolo texano dalla faccia triste, per alcuni "Stone Face", classe 1895...Signore e Signori: Joseph Frank Keaton, per tutti "Buster". Il film con cui ha fatto letteralmente esplodere la sala, dopo 67 soli minuti di cinema emozionante, è "The cameraman", del 1928.
Parte in sordina, qualcuno sbuffa già soltanto perché ha di fronte un muto in bianco e nero (come cavolo avete fatto ad eludere i controlli all'ingresso non si sa), qualcun'altro ha saputo che le didascalie sono in lingua originale (inglese, non ungherese) e fa fatica a stare sul divano...
Poi il sipario si alza davvero. Lo schermo diviene un caleidoscopio di comicità e tristezza, il nodo in gola si scioglie in risata, la risata s'ingolfa sull'espressione amara del protagonista. Su e giù, su e giù. Non è il Brescia; non è la canzone dei Vernice; è la magia di Buster Keaton. Sperimentazioni tecniche, acrobatiche, espressionistiche travolgono lo spettatore. Alcune gag le puoi prevedere, ok. Tant'è che, però, quando si avverano, non distogli lo sguardo, ma ti si apre la bocca. Lui l'ha fatta meglio di come l'avevi pensata.
Alcune scene rimaste nella storia: Buster che si aggrappa al camion dei pompieri (occhi e cuore puntellano la pelle dall'interno, e che acrobata!); Buster che si cambia/litiga nello spogliatoio (in sala Uander gente che piangeva, altro che scena troppo insistita come dice Mario Soldati, anzi: autorizzo chi mi fa ridere così a continuare per sempre), la partita di baseball immaginata...capolavoro della recitazione; Buster che sale e scende le scale per rispondere al telefono (increduli che si chiedono se l'immagine che si ripete è sempre la stessa).
Anche le didascalie sono poesia ("Ho sofferto di più perché siamo stati distanti")! La scimmietta (quella del titolo italiano "Io...e la scimmia") ha conquistato il cuore di tutti; l'artificio della pellicola "sovraimpressa", in cui le immagini si mischiano, per mostrare alcune sperimentazioni con la camera è arguta.
Insomma, come detto, alla fine della proiezione, come se fossimo stati lì tra la folla osannante il dolcissimo Mr. "Capitombolo" (povero illuso, anzi no: sì, sono lì per te!), siamo scoppiati in un applauso da pugni sui muri (dei vicini).
Grazie Buster, grazie a tutti.
(depa)

2 commenti:

  1. Mamma mia che film!!!!!
    Che risate (di gioia)!!!!!
    Che scene (modernissime per l'epoca)!!!!
    Dopo un film così, si può solo applaudire.

    P.S.
    OOOOOOOOh! Sto scaricando altri film di Buster. Gli concediamo almeno un'altra proiezione? Ehhh.

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  2. Belin, quanto mi fa ridere quest’omino!
    Un’altra pellicola “diesel” di Buster che, ad un certo punto, dopo qualche gag e la “presentazione” della storia, parte a manetta, nel momento in cui Keaton “decide” di tuffarsi. In acqua le gag sono esilaranti come quelle già raccontate da Depa nella recensione, la mega sparatoria durante la sfilata cinese non deve essere stata per niente facile da girare (coordinare tutti gli attori/comparse) ed è perfetta e con l’entrata in scena della scimmietta la commedia mette la sesta perché è la coppia (pelosa) in miniatura, tenera e divertente di un omino tenero e divertente…
    Il finale è geniale, come avevo già trovato geniali quello di “One week” e “Seven chances ”.
    Semplicemente fantastico!

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