Rosetta

Considerazioni LXII:
Sala Uander ancora priva della nostra colonnona portante sepinese, ma noi non molliamo: io, Ele e Albert Aporty inossidabili. Un'altra volta premiata la nostra costanza. Che bel film questo "Rosetta" dei due fratelli belgi Jean-Pierre e Luc Dardenne! Secondo lungometraggio dei due registi (molta esperienza documentaristica "socialmente impegnata" alle spalle), vince la Palma d'Oro nel 1999. Per realizzazione e contenuti, ne consiglio la visione senza indugio.

Sulla scia dei dettami della scuola danese "Dogma 95", assenza assoluta di fronzoli in questo film: niente musiche, la colonna sonora è composta solo dai suoni dell'ambiente, telecamera "a spalla" che, letterlamente, insegue la protagonista in perenne corsa alla ricerca di una dignità solo per pochi, in questo nostro ineccepibile sistema. Ok, il film, parlo del film. Da mozzafiato l'efficacia con cui i due Dardenne hanno spiegato un'esistenza piegata, che non viene su per le sue (e poi "quel che sarà sarà"), che è mutilata già di partenza. Pelle d'oca quando la telecamera riesce, tra una rincorsa e l'altra, ad aggirare Rosetta e a mostrarcene il volto; in quegli occhi c'è tutta la rabbia accumulata dietro alla parola disoccupazione, tutto il grido di chi sa di essere tagliato fuori dai giochi non per demerito (che secolo il duemila, strane parole alla ribalta, crème brûlée e meritocrazia...) ma solo perché...in realtà il gioco è un altro.
Ennesima prova, lo ripetiamo, del fatto che una telecamera e un essere vivente bastano alla nostra amata ricetta, il piatto unico cinematografico. Battito del cuore accelerato per un'ora mezza; ma non c'è uno Tsunami che sta per sommergere Manhattan, non c'è un gruppo di integralisti che sta per lanciarsi su Montecitorio ("che fusse"...), c'è, semplice ed amaro, il risultato di millenaria fallimentare storia.
Inquietudine e insicurezza (la mdp mai stabile) trasmessa alla perfezione allo spettatore; giustissima, oltre alla Palma d'Oro, il premio alla miglior interpretazione femminile, Émilie Dequenne.
Di corsa ad approfondire le opere di questi due valloni che, senza autocompiacimento alcuno, fanno Cinema.
(depa)

1 commento:

  1. Una storia “pesante” di vita, anzi, di vita pesante. La sedicenne Rosetta deve affrontare una situazione famigliare ed economica devastante e questa viene mostrata nuda e cruda allo spettatore dalla cinepresa a spalla dei due fratelli belgi. Ogni sensazione viene “sottratta” dal viso della brava protagonista e portata dritta al cuore, alla mente e soprattutto allo stomaco dello spettatore.
    Il finale è… tun!
    Gran bel film. Emozionante.

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