Extra: Io mi ricordo...

Ciao 'rofum, triste questa settimana. Il "fuorisalone" esonda paradossalmente nelle nostre sale e, come uno tsunami, porta distruzione all'iniziativa. Oppure è giusto così, l'etimologia è rispettata, ed una forza oscura ha creato il vuoto in sala Sbargioff. L'immacolata sala Uander non molla, si barrica dentro e preme il tasto play su uno dei film più celebri della storia del cinema: Federico Fellini nel 1973 diresse "Amarcord", mosaico onirico del ricordo, caleidoscopio della memoria.
E' meraviglioso lasciarsi andare in questo sogno, naufragare dolcemente in questo mare, Montale che tratteggia qualcosa nel cielo e De Andrè che passeggia per le strade affollate riminesi, si susseguono visioni, flashback, memorie volontarie ed involontarie, Marcello da Parigi cerca di spiegarlo a Teo, lo zio matto che ha un chiodo fisso per le donne, ma già si è alla tranche di trance successiva, e la Gradisca è una bomba stasera (vai a sapere, se davvero si chiama così, per quella volta che si è infilata nel letto di quel principe...) e quelli di Pound straparlano come al solito, come lui; le manine girano, gironzano, gironzalo...come i puntini di un viaggio al termine della notte. Futuristi su moto Guzzi che sfrecciano dai moli alla piazza, col sole e con la neve, futuristi su navi Rex che passano e, ovviamente, non si fermano. Un po' come gli occhi dei ragazzini quando quei superbi mandolini montano alla bersagliera sui sellini, oppure quando, avete presente?, la Tabaccaia sfoggia in cosa lei è potente. Non è chi si masturba che deve confessarsi, piuttosto Volpina, più indemoniata che vogliosa...è quasi liquida anche se è un fuoco...passa un pavone e tutto si ferma.
Da vivere così, senza capirci poi tanto.
Perché la vita non è una biografia. E questo non è un film. Piuttosto "la testimonianza di una certa stagione che ho vissuto. In tal senso, allora sì, che i miei film sono autobiografici: ma allo stesso modo in cui ogni libro, ogni verso di poeta, ogni colore messo su tela, è autobiografico." (F.Fellini).
(depa)

3 commenti:

  1. Depa.. Gradisca! non Gladisca!!! ...è proprio la scena che le da il nome!! "Principe... Gradisca!"
    :)
    Comunque film a cui sono affezionato e che tra le altre cose ha una colonna sonora tra le più belle di sempre: http://www.youtube.com/watch?v=Ni3CY-upgOE

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  2. Ops, ovviamente Gradisca...grazie Albert per la correzione.
    Come è ovvio che quando dico che questo non è un film, intendo dire che è un "sogno da film".
    W lo storpio cieco che suona la fisarmonica!!

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  3. Splendido editoriale per un film speciale. Tutto rimane nell'aria senza descrivere o commentare tecnica, sceneggiatura, attori. Un pò la specialità di Fellini: lasciare qualcosa che rimane dentro, di cui conosci il sapore, l'odore, che ti riporta e emozioni a te vicine, ma di consistenza volatile, aerea, come il ricordo sbiadito di un sogno.

    Rimini, la romagna, la mia terra. Per me ovviamente hanno un significato particolare, sia Fellini che questo film.
    Oltre alla colonna sonora e a tutti ritratti riportati nell'editoriale, mi piace ricordare la scena davanti al Grand d'Hotel di Rimini, onirica, musicale e poetica. Ed insieme l'inquadratura della piazza di rimini, con un muro di neve interrotto da un labirinto di stradine..cosa strana per una città come rimini, ma eccezionale e appunto da raccontare. Un episodio di poesia e un ritratto di vita comune, accostati insieme che passeggiano sul lungomare di Rimini.

    Albert

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