Extra: Se potessi avere 1000 euro al mese...

Ma sì dai, il cinema può anche essere questo. Attimi divertenti scanditi da buoni sentimenti. Il varesotto Massimo Venier, classe 1967, viene dall'entourage della Gialappa's, Aldo, Giovanni e Giacomo etc etc...insomma scordiamoci una denuncia sociale d'urto, piuttosto un tacchino natalizio che fa venire davvero voglia di comporre il numero in sovraimpressione e donare quel benedettissimo euro.
Però...però l'errore risiede nel destinatario (un po' come risiede negli elettori), l'importante è non perdere di vista il tutto, l'insieme. Non credere che...anzi non credere proprio. Ma sapere. Bon dai, passiamo al film. Dopo 5 film con il trio delle meraviglie ex "I Bulgari", con cui, volenti o nolenti, siamo andati a spasso qualche oretta negli ultimi 15 anni, ed uno con Ale & Franz (di cui scriverò), Venier si cimenta in un film che racconta le vicende di un ragazzo laureato che si ritrova in un ambiente lavorativo sgomitante: "Generazione 1000 euro", del 2009. Diciamo subito che non si può parlare nemmeno di tema stra-abusato. In Italia non mi viene in mente una filmografia di numerose righe. Abbiamo visto i Dardenne in Belgio, ma è meglio lasciar stare. Abbiamo visto Chaplin sclerato ma ora esce dalla tomba e mi dà fuoco. Petri stava solo aspettando che lo nominassi... Questo film è un commedia. C'è "Nongiovane" (Francesco Mandelli), tanto per capirci, il quale però, fosse solo malinconia verso i pomeriggi in cui MTV era davvero una televisione musicale, mi fa sempre sorridere (dai Nongio, non sei un babbucchione si vede! Perché quei Natale alle Seychelles! Perché? Ora che i soldi ce l'hai, usali meglio). Il cinema annovera la parola intrattenimento tra i suoi elementi fondanti. Questo film lo fa e, tutto sommato, abbastanza bene. L'unico neo è la pretesa di sorprendere. E' una storia, nessun colpo di scena. Regia che ammicca a Hollywood e scene d'"appartamento italiano" studentesco al sapor di relax. Ah dimenticavo: un plauso particolare alla scena del gol, alla playstation, di Andorra contro Italia, ottima idea e primi passi di un cinema che si aggiorna. Vittorio Cataldi, oggi, non verrebbe sfottuto dai tavolini di un bar, ma dagli SMS di quattro zombie indivanati al cospetto di una "play", cosparsi di portaceneri sgorganti ed avvolti da un chiusino religioso, intenti a vincere la Champions League con il Cailungo. In attacco Casadei e Cevoli: grandissimi.
(depa)

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