Serpico

Incontro LXX:
Ieri sera, in sala Uander, tributo al regista di Filadelfia, scomparso meno di un mese fa: Sidney Lumet. A vedere, concentratissimi, la sua creatura più celebre, eravamo in quattro: Depa, Lelena ed i due Albert. Sullo schermo "Serpico", 1973. Grande opera di denuncia, risulta un elegante mix tra fedele documentario e schietta narrativa. Impressi nelle retine, cappelli da sbirri del NYPD, strade del Bronx con idranti che tutto allagano,...
...red bricks su cui si arrampicano edere dai gradini d'acciaio, storpi nuovi accenti italo-spagnoli, fanno da cornice alla dilagante corruzione del distretto di polizia più narrato al mondo. L'atmosfera è ricreata con maestria, il ritmo è dettato dal carattere deciso e dalla moralità anacronistica e fuori luogo del protagonista, portando lo spettatore a non annoiarsi in due ore di film in cui le sparatorie sono quasi nulle e le macchine non esplodono per aria. Gli artefici di questo ottimo risultato sono il regista e, soprattutto, l'attore principale, in grado di farsi completamente carico di tutta l'opera: Al Pacino. Sono sempre restìo a trovare il mattatore di turno, ma in questo caso, non credo di comettere un'eresia, asserendo che la leggendaria star di New York, al suo quinto film (l'anno successivo de "Il padrino"), si cimenta in una prova di grande spessore. Soprattutto tenendo conto di quanto detto, brillando in una pellicola ben poco hollywoodiana, in cui è la lotta solitaria dell'onesto poliziotto Frank Serpico a fare da effetto speciale. Film-documentario quindi, che è un piacere da vedere.
Ecco: non stroppia e, quindi, perfetto.
(depa)

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