Extra: Dr. Martens e bretelle: british style

Ieri sera al City di Genova, poco distante dal mitico Britannia, è la cultura skinhead che inonda la minuscola sala: pantaloni a sigaretta e da "acqua in casa", bretelle rosse su camicia a quadri, testa più o meno rasata, e Dr Martens d'ordinanza; intrinsecamente legati a tutto ciò, sullo sfondo, è la Thatcher, la vecchia e cara maestra di scuola "Meggie", bacchetta di legno e pugno di ferro, sempre pronta dar sfoggio di sé, del proprio tailleur, dimenticandosi dei nuovi figli della Union Jack, lasciati soli sotto i cavalcavia a tenersi compagnia con birra, punk, bombolette spray e discorsi, tanti discorsi che, a volte, conducevano a quel deragliamento dei valori che è la xenofobia. Il film che ci offre un ottimo spaccato della periferia inglese '80 è "This is England", di Shane Meadows, regista 40enne inglese.
Il film è del 2006, ma è riuscito a spuntare nelle sale solo 5 anni dopo (?!); viene da chiedersi se il motivo è da ricercare nel fatto che i distributori italiani fossero occupati con film tipo "Borat", "Il mio pazzo grasso matrimonio russo" o altre pellicole di qualità analoga; e così, onore all'indipendente milanese "Officine UBU".
Questo film trasuda cultura british che noi, in Italia, possiamo respirare solo in qualche centro sociale, in qualche gradinata, in qualche piazzetta bene o male (in tutti i sensi, e dipende dai punti di vista) frequentata. E io che, lo ammetto, sono sempre un po' stato attirato da quei figuri che al proprio abbigliamento attribuiscono più valore di quanto cerchino di darla a bere, vado in brodo di giuggiole, seduto nella comoda poltroncina, nel vedere uno stile che si fa persona, che si fa gruppo, camminare un po' inquadrato, un po' scazzato, per affascinanti vie di Nottingham, red bricks lungo le vie e pachistani dietro le casse, assetato di dettagli sconosciuti, di simboli e abitudini tenuti in vita da questi esseri che non mollano.
Certo, se la piega diventa brutta, il fascino diventa obbrobrio, e la pelle non sta rilassata, ma vien su, ogni poro vorrebbe lanciarsi contro tanta ignoranza, contro siffatta demenza; esistenze buttate alle ortiche da parte di deboli sopraffatti da un simbolo tanto vuoto quanto violento. Ma le colpe sono da spartire tra tanti. Vabbè torniamo al film...a tratti mi è parso che avesse gioco facile nel riprendere questi "ribelli moderni" mentre camminano al rallenti, come un tutt'uno, così come mi è parso che alcuni passaggi fossero un po' affrettati. Ma forse il regista vuol dire anche questo: ok le ideologie, ok le chiacchiere politiche, ma a volte la prossima mossa (violenta) la compirà una persona semplicemente...così, figlio di Raptus e Solitudine, o di quella coppia al secondo piano, Rabbia e Ignoranza. Quando si è giovani (figurarsi bambini di 12 anni) si è pasta DAS, vero e proprio Pongo, alla portata delle mani del primo che arriva, del secondo se questo è più grosso e cattivo. Il cattivo in questo caso è il ciccionetto di "Lock & Stock", e lo fa bene, bella la scena del suo pianto in macchina dopo il "no" della bella skin-girl.
Guardatelo per capire anche che, a volte, il marketing e l'epoca sono tutto, più che il film stesso. Se "This is England" fosse stato minimamente pubblicizzato e, magari, fosse uscito una decina di anni fa...dite che oggi non sarebbe un cult-movie?
(depa)

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