Extra: Alfred ne sapeva troppo

Ieri sera io ed Elena ci siamo affidati al canale Iris che, ultimamente, pare sia l'unico canale a cui viene in mente di trasmettere film (!?) che non siano "Ep. XXIV" o "Sally ti presento Mary, una pornostar". Tutt'altro, per esempio in questo periodo, di mercoledì, in prima serata un Hitchcock e, a seguire, un Kubrick; niente male! Quindi, ieri la ruota si è fermata su un filmone da "libidine coi fiocchi": "L'uomo che sapeva troppo", 1956, del maestro inglesAlfred Hitchcock
Questo film è un metronomo. Tac-tac, tac-tac. Ha il ritmo nella celluloide. I titoli di testa lo annunciano, sono già una sinfonia di immagini e suoni, di montaggio e note. Poi comincia la narrazione e la suspence non mollerà più lo spettatore. Ok, le montagne marocchine che scorrono nei finestrini non sono il massimo ma, evidentemente, il regista non ha rienuto che potessere intaccare il risultato finale. Eppure Hitchcock è un maniaco della perfezione, quindi ci dev'essere altro...Ma a parte quest'effetto che torna anche in altre situazioni, peraltro amplificato dal technicolor, sullo schermo solo inquadrature da maestro e trucchi del mestiere per riconstruire ambientazioni e situazioni al sapor di thriller.
E' un maledetto geniaccio il regista britannico, ci fa provare quello che vuole lui e lo fa bene. Vuole che il pubblico sia in apprensione? E così sarà. Vuole che non capisca come la situazione possa essere risolta? In platea aleggerà un punto interrogativo. Doris Day, voce incantevole e ottima prova recitativa, prima di incidere la colonna sonora di questa pellicola, cerca proseliti tra il pubblico spiegando che proprio non le va giù quel tizio che sa tutto di te, se ci parli un minuto, ma che non si "sbottona" nemmeno a pregare. James Stewart replica dicendo che siamo tutti dei paranoici; e di qui parte l'azzeccatissimo puzzle in cui, tra un pezzo e l'altro, non passa uno spillo. Quando la madre Jo e il ragazzetto si mettono a cantare "Que sera, sera" mi viene il dubbio che il regista si sia distratto, poi, alla fine del film, capisco che non devo mai più azzardarmi a pensare una cosa così: scusa Alfred. Componente musicale colonna portante di tutti i suoi film, in questo diventa la diva del palcoscenico, innalzata dal regista a protagonista che interviene sulla trama (le campane, i piatti, il grido, la canzone). James Stewart pare non recitare (per esempio quando i coniugi stanno pr essere presentati al ministro, con Jo che sistema la cravatta al marito), davvero un artista.
La lotta interna dei genitori sul come agire, la loro angoscia tocca come spilli lo spettatore che, dalla scomparsa del ragazzo, è in perfetta sympatheìa con essi. La scena al teatro è da lezione universitaria, industruttibile e ammaliante orologio svizzero; quella in cui "Que sera, sera" sale le scale e raggiunge i timpani del ragazzo è da pelle d'oca; emozione che il regista stempera, qua e là, con la sua solita ironia (il finale...). Insomma guardatelo, questo film è stupendo.
(depa)

ps: ignorante che sono, non sapevo fosse il remake di un film di vent'anni prima dello stesso regista: acquolina per vedere quel primo tentativo e capire come si possa diventare da "dilettante di talento" a "professionista", e che professionista...

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