Extra: Hitch, altro amore folle

Ieri sera su Iris, che colgo l'occasione di ringraziare, super programmazione; la sala Uander accetta il dono e alle 21 tutti seduti (io ed Elena) a vedere un altro Hitchcock e in particolare, proprio dopo "Io ti salverò", un altro giallo psicologico: nel 1964, fase più che matura della sua produzione, Alfred Hitchcock confermò la modella acqua e sapone statunitense "Tippi" Hedren (che lo convinse con le sue scenate di panico de "Gli uccelli", dell'anno precedente) e chiamò l'agente segreto "007" affinché, con sguardo malizioso e parlata frizzantina, accudisse la prima; il risultato fu un "Marnie" tutto da seguire, cosparsa di quella stessa alta tensione che attanaglia una mente in costante fuga, un animo sempre rincorso da ricordi spaventosi.
All'inizio, la recitazione della bella madre di Melanie Griffith coglie impreparato lo spettatore: sembra un po' sopra le righe, viene da dire "Ohi, ma che ha 'sta tizia? Non ce la fa più?", poi però si capisce che sì, in effetti, Marnie non sta per nulla bene. E' inquieta, è evidente che covi qualcosa...come è chiaro che ci sia una tensione latente tra madre e figlia, vera e propria schizofrenia a doppio senso che pare non averle (ancora) mai disarmate. In seguito, complice una mamma che farebbe incazzare anche Ghandi ("Ti raccolgo le noci", "No, chiamerò Jessy"; ora, Jessy è una bambina che se n'era andata a casa pochi minuti prima...tanto per capirci) e scappare di paura anche Robocop (ferma, inchiodata lì, davanti alla porta, luce del corridoio che copre d'ombra il volto, a ricordare un incubo rinnegato mai dimenticato), si comprende quale abisso si porti dentro la protagonista e, anche grazie all'abile mano del regista, si inizia ad apprezzare la follia resa in maneira così totalizzante; anche lo shock provocato dalle macchie rosse diventa meno "forzato". E...ho avuto l'impressione che la "Tippi" crescesse come attrice col passare dei centimetri di questa pellicola. Davvero, accese le luci in sala, sto lì a ripensare alle emozioni che mi ha dato la donna de "Gli uccelli".
Ok, gli effetti speciali a volte sembrano un po' datati (anche per il 1964, anche se, nei primi attimi, a quello sfondo col porto di Baltimora stavo credendo), ma osservando quanta materia si rimescola dentro ai personaggi, lo sfondo scenografico va a finire...laggiù in fondo.
Il regista compie scelte coraggiose che, secondo me, lo ripagano. La sequenza dell'incidente del cavallo, pur facendo temere il peggio per la sua granularità "a chicchi grossi", riesce a porre in salita la curva della drammaticità, che esploderà, ovviamente, con la reazione di Marnie. La claustrofobia della nave accentua ogni sentimento e ogni reazione; lo spettatore, osservando Rutland che cerca Marnie disperatamente, è ben conscio del dramma che sta vivendo il protagonista, a dover star dietro a una donna così...fuori come un poggiolo.
In più, fiorellino: le scene dell'omicidio, avvolte in un "seppia" che, Full HD o versione restaurata, sembrano uscite dall'ultima puntata di "CST-Scuola Omicidi Parabiago" (o come si chiamano quelle stupende serie TV). Mamma mia, odio i "se", però...Hitchcock che gira un film nel 2011...beh intanto guardatevi questo gran film e sognate con me.
(depa)

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