M.A.S.H.

Appuntamento LXXXI:
Ieri sera il Cinerofum, travestito da classica sala Uander con addosso Elena, Paolino e me, ha ospitato amabilmente un regista che non può essere ignorato nell'ambito della nostra iniziativa. Robert Altman da Kansas City, classe 1925, deve essere argomentato con l'insieme delle sue opere, dissacrante e anticanonico. Scomparso cinque anni fa, ottantunenne, viene ricordato in questi giorni, al museo del cinema di Torino, da una mostra fotografica in cui spiccano le immagini di un film (il suo quinto) che rappresentò il biglietto da visita che, da lì in poi, avrebbe lasciato a tanti timorosi e scettici produttori: "M.A.S.H.", del 1970.
Il film inizia con suggestive riprese aeree di elicotteri militari intenti a riportare al campo i feriti, immagini accompagnate da musica rock "frizzi e lazzi". Nella scena successiva due militari parlano uno sopra l'altro ("overlapping"), in una sequenza più ricercata di quanto sembri: il superiore inizia a dare direttive, il soldato si affretta a ripetere meccanicamente (un po' come il capocamerata Baldani...) fino a quando è lui che, progressivamente scambiati i ruoli, anticipa addirittura le routinarie parole del suo superiore. Overlapping con sorpasso, una dissolvenza incrociata audio super concentrata. In quella seguente due dei tre protagonisti entrano in scena tra infermierone dalle gambe affusolate e soldati alle prese con risse alla Bud Spencer e Terrence Hill . Insomma, tutte le carte in tavola: abbiamo un re della dissacrazione militare (e della guerra più in generale), un asso della anticonformismo cineatografico, e un "giullare" che che ne ha un po' per tutti. Con l'abilità dei campani nelle varie stazioni, Altman gioca con queste tre carte, abbagliando lo spettatore ed indispettendo le autorità.
Più che abbagliato, personalmente, il numero "M.A.S.H." mi ha lasciato rincoglionito (perplesso sarebbe eccessivo); perché quella passata sul video non è l'ironia che amo di più (ma tutta la sala, in verità, è scoppiata solo davanti alla scena del giocatore di football americano, non rugby!, che si va a schiantare contro le cheerleader), quella che accenna troppo insistentemente a tette, culi e piselli notevoli; ma un film con questa voce, stridula da far accapponare la pelle ai militaristi del '69 americano ancora e sempre eccitati, sebbene formalmente rigorosa da tenore incallito (piani sequenza aerei e batti-ribatti taglienti), deve essere visto. Poi verranno le altre opere di Robert Altman a raccontarci meglio questo regista.
Sottotitolo scontato: "fate l'amore, non la guerra", "l'unica bomba intelligente" (con spinello ben acceso a lato).
(depa)

1 commento:

  1. Il fascino di questo film può anche risiedere nel fatto che è ironico solo per chi in una base militare americana non c'è mai stato...

    RispondiElimina