Extra: Kubrick e l'Etica.

Altro Stanley Kubrick, questa volta il suo quarto lavoro, datato 1957: "Orizzonti di gloria". Grande esercizio di sintesi del regista americano che, sfruttando il precipitare degli eventi classico delle vicende militari, ci mostra, in realtà, non solo la bassezza morale che permea gli ambienti militari ma anche il problema di fondo comune a ogni esemplare della specie umana: l'egoismo che si trascina appresso una sostanziale repressione di qualunque etica morale (per sé) e civile (verso gli altri).
Il film è interessante proprio per il punto di vista che assume nei confronti del mondo militare: inizia con una piacevole chiacchieratina tra due ufficiali francesi, in una tranquilla e maestosa villa dalle vetrate luccicanti; i due, col sorriso che spunta da baffi altisonanti, discutono amabilmente sulla necessità di conquistare ad ogni costo (umano) un punto strategico, pare stiano discutendo se arrischiarsi di attaccare la Kamčatka con soli 2 carrarmatini; missione quasi impossibile se non ipotizzando di soffocare il fuoco nemico con le carni dei soldati francesi. Kubrick sfoggia il suo bianco e nero pulito, raccontandoci una storia di trincea e di aule di tribunale marziale improvvisate, storia di guerra di posizione in cui il nemico non ha volto, ma ha le sembianze del fuoco "amico" e dell'ottusa brama carrieristica di inetti generali. Personaggi tratteggiati a meraviglia e tensione tenuta alta dal ritmo della rabbia per l'ingiustizia degli eventi. Scena finale dalla drammaticità difficile da dimenticare.
Versione Grande Guerra del futuro "Full Metal Jacket", trincea, posizione al posto degli stupendi piani sequenza che caratterizzeranno il gioiello di 30 anni dopo; altro gran film di Kubrick sull'assurda inevitabilità della guerra e sulla meschinità che che permea i suoi strateghi.
(depa)

1 commento:

  1. La drammaticità degli eventi è proposta con grande efficacia grazie alle scelte del regista come, per esempio, mostrare una carrellata all’interno della trincea in soggettiva dalla prospettiva del colonnello Dax o seguire l’attacco impossibile al nemico del battaglione con granate che esplodono in ogni dove e la maggior parte dei soldati che cadono a terra morti o feriti. Ma il più grande dramma lo si percepisce in quei lussuosi e tranquilli "stanzoni del potere" nei, già citati da Depa, dialoghi crudi e cinici tra gli ufficiali. Un esempio su tutti, l’uscita di scena del più alto in grado che così si rivolge al colonnello Dax: “Lei è un idealista, e la compiango come un minorato.”
    Un validissimo film di denuncia contro la guerra e chi di essa ne fa un mestiere.

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