Extra: Le maschere di Bergman

Ieri sera il 'rofum era distrutto. La sala Uander ormai è da monumento, Stalingrado della Settima, alza un bandierone di Ingmar Bergman: "Persona" del 1966; e resiste.
Film impossibile. Film sul volto come espressione, non già dell'inconscio, neppure delle proprie emozioni, ma espressione del baratro. E' un gioco pericoloso quello che ci propone il regista svedese, si rischia. E grosso.

Extra: La prima di Jimmy

Qualche giorno fa ho beccato su "Universal Studio" un film il cui titolo viene fuori ogni tanto parlando di cinema, quindi, mi sono detto: "Devo conoscerlo, per capire di che si parla...". Il film in questione è "La valle dell'Eden" di Elia Kazàn, del 1955. Pellicola significativa per vari motivi: è il primo di quei soli tre film, girati in due anni, che resero James Dean quello che è diventato (mito, leggenda, icona, prototipo del tamarro, a voi la scelta), è il primo film a colori, del regista americano (di origine elleniche), il suo primo film girato in Cinemascope e a Hollywood.

Extra: Kubrick e La Guerra

"Full Metal Jacket". 1987. Stanley Kubrick. Difficile scrivere qualcosa sul film perfetto. Però si potrebbe provare a spiegare perché la fama che avvolge un film, per una volta, non sia frutto di un marketing ben studiato, o di un abbaglio del grande pubblico. La penultima opera del regista americano, sette anni dopo "Shining" e dodici prima dell'ultimo "Eyes Wide Shut", risulta un film solido, completo, che vive da sé...

Extra: Chiara, Risi e il Lago

Un'altra volta Dino Risi e Ugo Tognazzi assieme. Grandissimi. Nel 1977, Risi racconta un libro di Piero Chiara e avvolge il pubblico, con l'ausilio di un Tognazzi da manuale, in un'atmosfera grigio lacustre, impregnata di odori propri del Maggiore, di legno bagnato, di ville lasciate un tantino andare..."La stanza del vescovo" è un piccolo gioiellino, da gustarsi con l'eco dei racconti di Chiara, Vitali e altri, nelle orecchie, portata dai venti dei laghi.

Extra: A fuoco la cultura!

François Truffaut nel 1966 si addentrò nel genere fantascientifico, traducendo in pellicola le pagine del terzo romanzo dello statunitense Ray Bradbury: "Fahrenheit 451". Appartenente al primo periodo della produzione del grande regista francese (è il suo sesto film), testimonia il suo grande coraggio, cimentandosi, coi mezzi messi a disposizione dall'hollywodiana "Universal" in un film che appartiene ad una categoria non proprio tra le sue. E, forse, il risultato lo conferma...

Extra: Luci ed ombre delle città

Altro giro, altro Charlot. Sir Charles Chaplin, nel 1931, rimase aggrappato con le unghie al muto, alle espressioni incontaminate, ai sentimenti manifesti e non suggeriti. "Luci della città", non mi ha entusiasmato come altri film del regista ("La febbre dell'oro" , "Il Monello", "Tempi Moderni") ma conserva la delicatezza tipica del personaggio Charlot, con l'aggiunta di una smorfia proveniente dal regista stesso, dietro le quinte, malinconicamente conscio della morte del suo "muto".

The Killer

Filmsoirée LXXIII:
Ieri sera al rofum, per rinfoltire un po' la truppa, abbiamo arruolato pure Mr Brown, fate vobis. Fortunello il nostro compare di Paderno Dugnano, dal momento che, per l'occasione, ha fatto ingresso nella nostra iniziativa un grande rappresentate della Settima, proveniente dell'estremo oriente: John Woo. Il regista cinese si presenta in sala Uander con una delle sue pellicole più rappresentative: "The Killer", del 1989. Americanata o capolavoro, film culto o  stra-sopravvalutato, pagliacciata al sapore d'albero di pesco o originale rilettura dei grandi polizieschi..."The Killer" deve essere visto.