Extra: "Che diavolo di donna"

E avanti, un altro masso, il Partenone cinematografico pian piano vien su e, ieri sera, è stato scioccante scoprire che questa "pietra" non fu di color rosso, come ipotizzato per anni da cinemarcheologi saputelli, bensì di un nero* "brutti sentimenti", tendente al marrone "terra". "Via col vento", del 1939, del regista americano Victor Fleming (1889-1965), ma in realtà, dicunt, del produttore americano David O. Selznick, è un film che di romantico non ha nulla, che non sprizza amore né buoni sentimenti alla cristiana o in altra salsa, anzi, il palco è tutto di Rossella O'Hara, una stronza d'altri tempi.
E' così, più passano i minuti e più mi accorgo quale abbaglio può generare l'ignoranza, il non aver visto con i propri occhi: com'è possibile che nell'immaginario comune questo film sia "Il Romantico" (se non addirittura "Lo sdolcinato") per definizione? Tutti abbindolati dalla locandina con la britannica (indiana di nascita) Vivien Leigh tra le braccia di Clark Gable dall'Ohio? Tutto il super pubblico record che ha visto il film, ha terminato vedere le quasi 4 ore di bobina? Perché mi pare evidente che tra i due più che baci appassionati volino solo pattoni sonanti. Quest'ultimo punto fa scattare un altro shock: capisco che tutti si precipitino a vedere "Titanic" perché ci sono due bellocci che si sbaciucchiano sulla nave più grande e famosa dei sogni (e una cantante che urla parole commoventi), ma proprio non riesco a concepire che il titolo più famoso abbia attirato folle da ogni dove...mostrando in maniera così dissacrante quali siano i valori che muovono la storia, i sentimenti che han piantato le bandierine sui confini. Questo ovviamente, per una volta, è un punto a favore del grande pubblico.
"Gone with the wind" non è un film d'amore ma un film sudista, un tantino filo-irlandese (solo "I Trifogli" saprebbero amare la their land), con un minuto d'illusorio nordismo (quel "Francamente me ne infischio" che liquida, in quattro parole, la confusa determinazione della protagonista), ma che riprende il proprio filo, ribadendo con ingenua veemenza che la Propria Terra (il Sud) farà superare tutto e che "domani è un altro giorno" per mettere in pratica tutte le meschinità per raccimolare quel soldo che, lui solo, potrà assicurare la felicità.
Il film è molto curato, dagli splendidi costumi e scenografie, dall'ottima fotografia (un po' disneyana per i miei gusti, ma d'indubbio effetto), dalla forte caratterizzazione dei personaggi (nella prima parte più leggera, da film per ragazzi, nella seconda più realistico nel mostrare il vero volto degli adulti), è inoltre un notevole documento storico (i sudisti unici schiavisti di buon cuore...); altro grande merito è quello di non risentire della lunga durata, intrattenendo il pubblico a suon di angherie, insulti e schiaffi distribuiti su servitù e rivali dalla Rossella O'Hara più anti-hollywoodiana.
Da vedere anche perché "Rhett" Clark Gable è stilosissimo e per cercare di capire (senza riuscirci, ve lo anticipo) perché s'innamori di una faccia da schiaffi porta-sfiga come Rossella (muoiono tutti attorno a lei) a sua volta innamorata persa di uno sfigato senza precedenti.
(depa)

* se anche l'unica rappresentante dell'Amor si chiama Melania vorrà dire qualcosa...

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