Extra: Gelo Kaurismäki

Quando il Cinerofum punta la sua preda, non la molla più, sino a quand'essa non sia stata spolpata e disossata. E' vero, a ben vedere, sono ancora molti, infiniti, i lavori incancellabili dei vari grandi maestri del cinema che ci sono ancora nascosti; ma il Cinerofum è una bestia un po' così, strana; selvatica e istintiva. Può capitare che, mentre sta gustando un prelibato Truffaut, si faccia distrarre da un Godard che ironizza là, oltre le Alpi; mentre ancora si lecca i baffi per un Wilder d'annata, eccolo puntare già un Kaurismäki nella steppa, come al solito immobile per lo spavento..."La fiammiferaia" è un film di quest'ultimo, del 1990; sala Uander accoglie definitivamente il regista finlandese nel proprio focolare, ottenendo in cambio uno sguardo cinematografico affascinante e nuovo (almeno nel panorama contemporaneo da noi affrontato), dai connotati ben delineati.
Girato contemporaneamente al "Leningrad Cowboys go America", ne conserva lo stile ma sterza bruscamente per quanto riguarda il contenuto. I ciuffi alla Johnny Bazookatone sono rientrati, le scarpe da Peter Pan "made in Lapland" spuntate e accorciate; resta solo un grande freddo tutt'intorno. Gelo interpersonale che blocca tutto, nessun moto d'avvicinamento tra la sola protagonista (la diafana Katie Outinen) e quelle due o tre persone che le ruotano attorno. Iris ci dirà il suo nome dopo tanto tempo (anzi, la sua voce lo leggerà mentalmente come firma di un bigliettino), per alcuni attimi si è pensato che fosse muta, che lo fossero anche i suoi genitori. Insomma, se già c'è il gelo fuori, il fatto che dentro casa non ci siano fonti di calore, che in fabbrica il calore sia solo simboleggiato da una capocchia rossa che illuminerà i pressi di qualcun'altro, accenderà la sigaretta di una compagnia sconosciuta, riscalderà, pur rischiando si scottare, le dita e il volto di tutti tranne noi...beh allora la tabula rasa la vogliamo anche noi, il veleno veniamo noi a mettervelo nel bicchiere, non vi scomodate!
La scena nella balera, in cui Iris aspetta di essere scelta è ricca di significati, soprattutto il terrore negli occhi della "penultima" donna anziana, dolcissima. Così come quella in cui la protagonista tocca con mano la soffocante neve tra lei e una sua collega ("Sono incinta", "Ah").
Non è un cinema lento; forse, Aki Kaurismäki, non vuole che ci si distragga: tutto ciò che c'è da vedere è lì, sullo schermo; appena sotto la leggera brina che rende inespressivi ed anonimi c'è un rosso magma esistenziale.
Quello di Kaurismäki è lo sguardo sulla silenziosa solitudine di chi non scalpita se non col cuore.
(depa)

ps: senza rinunciare al glaciale humor finlandese: W il tipo che nel locale si è giocato tutto per una pacca!

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