Extra: Scemo chi scimmiotta

Qualche settimana fa, solo soletto in sala Uander, mi sono tolto un sassolino che avevo da un po' nella mia scarpa cinematografica: quel "La donna scimmia" di Marco Ferreri che, alla rassegna che qualche tempo addietro lo Spazio Oberdan dedicò a Ugo Tognazzi, mi sfuggì più volte, vuoi per impegni, vuoi per pigrizia. E ho fatto bene a colmare tale lacuna: questo film del 1964 trasuda della graffiante intelligenza del regista e della disinvolta naturalezza del protagonista; a contorno, una bravissima Annie Girardot ("Rocco e i suoi fratelli", "I compagni", "Dillinger è morto"...). Fidatevi.
La trama è basata su una storia vera, anzi, ovvia: non c'è bisogno di scomodare donne barbute del passato per raccontare la vicenda di un essere vivente sfruttato da un altro privo di cuore ma ricco di avidità. Da questa base, il film però, complici gli autori e le interpretazioni degli attori, riesce a tenersi alla larga dalla banalità e a complicare l'intreccio mescolando le carte emotive dei protagonisti: il risultato è un film in cui la meschinità dell'uomo è buttata nuda e cruda sul banco, ma accompagnata da quei moti, falsi o sinceri che siano (anzi, falsi E sinceri che siano, poiché l'uomo trascorre la propria esistenza nell'inconstanza dei propri sentiment che, quindi, sono per costruzione NON sinceri?), che quotidianamente ne indirizzano le azioni.
Quindi "Antonio Focaccia" Tognazzi sarà sempre, agli occhi del pubblico, un viscido sfruttatore, eppure qualcosa a volte in lui sembra scuotersi e non è facile, come nella realtà, capire e classificare i sentimenti che lo muovono. Il merito di rendere la necessità di valutare sempre l'uomo dietro alle sue azioni è tutto di Ugo Tognazzi, che si muove davanti alla cinepresa con una nonchalance impressionante. La parte della vittima è interpretata alla grande da Annie Girardot: debolezza, decisione, grinta, entusiasmo, disperazione, amore e passione anche! Alcune scene hanno una tale carica emotiva da salire a brillare da sole nel firmamento: "Maria" Girardot che canta la Novia nella marcia nuziale, il suo dolcissimo tentativo di cercare contatto e calore umano dal corpo del marito...
Un grande Ferreri, col solito straordinario Tognazzi, che consiglio a tutti.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento