Nuvole in viaggio

Incontro LXXXII:
Ieri sera appuntamento ufficiale con il regista finlandese Aki Kaurismäki: in sala Uander io, Elena, Albert Aporty & Michela; per prepaparare un'ipotetica sortita cinematografica a vedere l'ultimo lavoro del regista ("Miracolo a Le Havre"), ho deciso di proiettare un film comunemente riconosciuto come esemplificativo del cinema di Kaurismäki: "Nuvole in viaggio", del 1996, continua a far sognare un cinema diverso ad alcuni spettatori, lascia decisamente freddini altri...
E si può capire che i pochi movimenti macchina e le inquadrature fisse prolungate possano riuscire urticanti ma credo sia solo questione di abitudine, come la logica che sta dietro al concetto di moda; è innegabile che in ogni campo si avvicendano stili e generi che fanno inorridire poi innamorare, poi vomitare, poi sognare e così via...Però, ad esempio, un vestito di qualità mantiene il suo fascino orizzontalmente nelle società, verticalmente nel tempo. Ed è questo che credo debba essere riconosciuto ad un regista, Kaurismäki e chi se no?, sicuramente unico nel panorama cinematografico odierno: il suo cinema disperatamente ironico, affettuosamente gelido è un toccasana per una Settima in preda a sparatorie e melensaggini, demenza ed esplosioni.
Pare un realismo lappone ghiacciato quello inquadrato tra un appartamento e un bar, il posto di lavoro e il salottino di casa; i personaggi di questa pellicola per strada ci stanno poco, tanto la luce è poca, solo qualche ora; la socialità di quelle fredde terre permette alla telecamera di fissarsi sui moti interiori dei protagonisti, senza perdere inutile spazio-tempo. Ma il regista il cuore dei cinefili lo sa scaldare, eccome: alcune sue inquadrature sono quadretti così poetici da temere l'attimo dello stacco (l'immagine della locandina per esempio; oppure gli ingressi di bettole, abitazioni, ristoranti, incorniciati da oggetti e fonti di luce accuratamente disposti).
Un esempio che, per me, rapprensenta il busillis nell'approccio al cineasta finlandese: l'orchestra che suona la dolce "lagna" finlandese è inquadrata per un lasso di tempo troppo lungo? La scena poteva/doveva essere tagliata? Per alcuni sì: è inutile, è noiosa ("rallenta!" non credo, visto che, fuori, per le strade, non c'è uno scontro tra gangster); per altri no: perché nella sequenza, tra i fotogrammi e le note, si muove invisibile il sentire malinconico, col braccio appoggiato al tavolo nel reggere il mento, dei personaggi dei film di Kaurismäki.
Oki Outinen è meno sola che ne "La fiammiferaia"; ha un marito che, pur simulando freddezza, dimostrerà l'affetto nascosto scioccamente ma necessariamente, vista la situazione estrema in cui si ritrova, e forse è questa spalla di calore a evitare la tragedia finale della pellicola di 6 anni prima (seppur con spruzzata ironica made in Kaurismäki). Il "tutti vissero felici e contenti" può infastidire ma, riflettendoci, non ha i colori accesi disneyani o abusati in generale, qui è tutto più fioco e ad orologeria, un po' come un mobile svedese che prima o poi verrà giù, un po' come l'inflazione che, c'è da scommetterci, continuerà a salir su.
- "Hai la scarpa sfondata." -"Sistemeremo anche questa" non è un messaggio di speranza, ma di tenacia. Poi si vedrà.
(depa)

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