Extra: Il "minore" di Kaurismäki

Fiùùù, che sospiro di sollievo; ora vi spiego perché. Come ormai saprete, la sala Uander è completamente assuefatta dal cinema di Aki Kaurismäki, freddo fuori, caldo dentro, e io ed Elena ormai sembriamo due segugi intenti a spazzolare tutta la filmografia del grande regista finlandese (alla ricerca, tra l'altro, del suo primo passo falso); proprio seguendo questa pista, ieri sera, ci siamo imbattuti in questo "Los Angeles senza meta". Mai titolo più azzeccato, quindi, sia per classificare la nostra metodologia di ricerca poco accurata, sia, purtroppo, per descrivere la pellicola che ci si è sbobinata davanti...
Inizia il film e dalla prima inquadratura, dai colori e dalla fotografia (non dalla musica, secondo me) noto che c'è qualcosa che non va; attenzione, non sono così presuntuoso, ma il primo pensiero è stato (trasformandosi in convinzione alla fine del film): "Beh ci sta, anche lui dovrà pur mangiare; mi sa che con premi vari, e di film stupendi ma senza sparatorie non si campa"; ed è con questa musica nelle orecchie (assieme a quella piacevolissima del film, "Leningrad Cowboys" in primis, e questo ha contribuito al malinteso...) che ho accettato di buon grado di stare seduto di fronte allo schermo, godendomi la leggerezza che pervade tutte le vicissitudini narrate, i personaggi fulminati (Vincent Gallo d'annata) e alcune battute azzeccate (medaglia d'oro alla "Apocalypse Miao", geniale). Il fatto che il film fosse assimilabile ad alcuni made in Hollywood che vanno in voga ultimamente (tipo "Sgummuriati In Oklahoma"), mi ha anche spinto a esclamare "Vedi Ele, fa anche film un po' così il nostro Aki!"; invero, tra me e me, masticando amaro, "però abbiamo iniziato tardi a vederlo, forse meglio così"...
Ora, come potete capire, quando mi sono visto camei vari come: Depp che presta il suo volto truccato da "Dead Man" (e non solo, ok) e Bono i suoi occhiali gialli, ho pensato che il povero Aki fosse davvero alla canna del gas; e vabbè...c'è crisi (anzi, "c'era già crisi", il film è del 1998).
E' quindi con difficolta che ho riflettuto su come non distruggere in toto questo film, se non altro per riconoscenza verso le precedenti emozioni regalate dal regista; però, tutto sommato, anche soddisfatto per aver trovato una macchia nell'opera del regista finnico, considerandolo come un attestato di umanità.
E cosa ti scopro, pochi attimi prima di partire con la stesura di quest'editor?
Questo film mediocre, confuso, "senza meta" appunto (per quanto divertente in maniera sparsa), non è del regista che il Cinerofum adora, ma del fratello maggiore, Mika! E l'avevo anche letto nei titoli di coda (e tra quelli di Luci della sera, del quale è produttore, se non sbaglio)! Certo che i genitori...avrebbero potuto chiamare uno dei due (ovviamente Mika), chessò...Ciro, eh!
Fiùùù: da un lato Aki rimane lassù, untouchable, dall'altro continua la lunga, snervante e piacevole, ricerca di un suo film che non sia splendido.
(depa)

ps: non è vero che Richard va nella "Città degli Angeli" perché vuole sfondare come sceneggiatore! Lui corre là per Barbara! E già che c'è...tira fuori "Suicidio sanguinolento" che, tutto sommato, avrebbe fatto comodo anche agli autori di questo film.

1 commento:

  1. Difficile aggiungere qualcosa a questa esauriente e originale recensione. Abbiamo avuto le stesse sensazioni: un'altra commediola "americana" la cui trama segue una traccia che già da anni è un solco per le tantissime volte che è stata percorsa. Banale, annoia e non morde. Delusione.

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