Extra: Ognun per sé, Huston per tutti

Ieri sera, il regista americano, originario del Nevada, John Huston è voluto passare in sala Uander per mostrarci quello che, da molti appassionati, viene indicato come suo film più rappresentativo: "Giungla d'asfalto" è una pellicola del 1950, in cui viene mostrata in maniera lineare e dettagliata una rapina ad una gioielleria. Il finale, ovviamente, non trapelerà da questa recensione; il piacere provato dal pubblico in sala, invece, sì.
I punti di forza di questo film sono più d'uno. Trama coinvolgente sorretta da un ritmo elevatissimo (le due ore di pellicola corrono); l'addetto al montaggio ha appena il tempo di staccare che, sullo schermo, lo spettatore può già verificare coi suoi stessi occhi come si è concluso quello stratagemma studiato nei minimi particolari. Tempi morti pressoché nulli.
A ballare a questo ritmo forsennato, poi, ci pensano attori che hanno abilmente creato personaggi "in carne e ossa", con personalità ben caratterizzate e assortite. Alcune più caricaturali (Marc "Cobby" Lawrence e lo stesso Sam "Doc" Jaffe, premiato, tra l'altro), altre più realiste (Sterling "Dix" Hayden che lascia il segno, bravissimo, e il suo "amico fidato", il barista!, grande).
Il "caso" farà il resto, portandosi dietro la solita bella donna "tra le ruote" (in questo caso una Marilyn Monroe provocante quanto inutilizzata).
Il film intrattiene soprattutto perché non lascia alcun personaggio in disparte, in sospeso, lo spettatore riesce ad approfondire tutti i ruoli, imparando luci ed ombre di ciascuno di questi e, quindi, portando avanti, dentro si sé, un altro film: il risultato è un film pieno, ricco di succo e, soprattutto, polpa a pezzettoni.
La scena finale poi, tragica e macabra, testimonia il coraggio del regista, il suo non tirarsi indietro, un po' come quello del protagonista Dix.
Poliziesco d'annata.
(depa)

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