Extra: "Basta crêpes!"

Alla Cineteca di Milano, spazio Oberdan, ieri pomeriggio è stato proiettato un film sperimentale di Woody Allen che sarà destinato ad avere grande eco su una certa comicità successiva; inftatti, "Zelig", del 1983, pose le basi (parole forti, in effetti non saprei scrivere se fu il primo tentativo in questa direzione, rovesciamo: ne rappresentò il coronamento qualitativo) per quel divertissement che consiste nell'utilizzare filmati di repertorio, con inserimenti postumi, per creare situazioni assurde e paradossali...ma, in realtà, quanto?
Woody Allen, mi ripeto sino alla nausea, porta umorismo e critica ai livelli massimi, fondendo questi elementi fino a forgiare stupendi manufatti di satira cinematografica. Perché, parliamoci chiaro, a guardar bene questo "Zelig", o si fa parte di quella media umana che sta, chiedendosi "Beh?" e tanquillizzandosi "va tutto bene, figata!", trascinando la nostra esistenza a largo di un mare di stupidità e, flutto dopo flutto, verso la fine (intendo morte, mancanza di ossigeno), o si è dementi, dicevo, oppure gli spunti di riflessione arrivano plurimi allo spettatore: il regista newyorkese non è Lino Banfi né Benny Hill (onore, ma diverso, a questi due grandi artisti), nessuna manata sulla pelata "a gratis".
Accusa all'ipocrita faciloneria della società (americana quella nel mirino, ma altri target sono tutti attorno) pronta a divinizzare e poi distruggere fenomeni da baraccone; accusa alla parola della scienza spesso, presa per oro colato, rivelatasi chiacchiera da "Chi"; accusa all'aggressività fumettistica, anacronistica quanto sempiterna, delle popolazioni.
Ma soprattutto...cinema. Studio continuo e responsabile delle potenzialità della Macchina dei Sogni. In questo film, in particolare, Woody vince la sfida col pubblico: il trucco è evidente ma il piacere di farsi raccontare questa storia non teme rivelazione alcuna. Leonard Zelig è un caso che fa ridere, incuriosire, appassionare. E, se è ovvio che non sta in terra che quell'omino con scarsa personalità s'inscurisca in compagnia di uomini di colore, non è ovvio che una sala intera alterni boati di risa (a quel supplichevole "Basta crêpes!"...) a ossequiosi silenzi (nel vederlo abbandonato seduto su una sedia in corridoio o, questo più comprensibile, nel sentire la demenza hitleriana prevalere...). Insomma, il cinema è una pistola-giocattolo che Woody maneggia comi pochi altri: poi sta al pubblico recepire, oltre alla bandierina "Bang!" spassosissima, quel proiettile che nulla può schivare.
Ecco, mai stato più divertente lasciarsi colpire: fatevi ammazzare...dalle risate.
(depa)

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