Extra: Il cielo sopra la radio

L'altro ieri, la sala Uander ha accolto l'ultimo film del regista statunitense Robert Altman (sin'ora, al Cinerofum, "M.A.S.H."), del 2006. Quest'ultimissima opera (l'autore è morto nello stesso anno) testimonia quale lucidità artistica avesse l'ottantunenne di Kansas City. "Radio America" è un film stupendo, testamento cinematografico con cui Altman ci lascia la sua amara ironia e la sua elegante movenza.
Vedere per credere (ecco appunto, facciamoci dire da Elena, addormentata dopo pochi minuti...): la prima mezz'ora è di rara raffinatezza, i personaggi sono tanti, il palco e sovraffollato, ma nessuna spallata scortese, i costumi si accarezzano e all'orecchio arrivano solo gli "sscchh" dei tessuti che si sfiorano; anche perché, in giro per la pellicola, è tutto un country che fa danzare, un blues che, tra una réclame vecchio stile e l'altra, prende per mano la m.d.p. e la conduce dietro le quinte, per ascoltare affettuosamente le storie di tutti. Recentemente ho, umilmente, eletto  Visconti re della scenografia, Altman è il re dell'atmosfera e questo film ne è la prova: un "Do not disturb" che non sa di freddo "The show must go on" per il semplice motivo che quello spettacolo non è parte a sé stante rispetto al pubblico, con attori da una parte e fruitori dall'altra, bensì un organismo vivente unico e, quindi, con una sua longevità; il sipario si accatasta su se stesso, la scena si auto-smonta (infatti il nuovo proprietario non finirà meglio), tutti se ne vanno a casa...magari prorprio al funerale di questo regista che, con malinconia e vitalità, ci lasciò, con "Radio America", la sua concezione di perfezione formale.
Da non perdere (in lingua originale sottotitolato, meglio).
(depa)

2 commenti:

  1. E' la riedizione in letto di morte, più intimistica e malinconica, del suo film più rappresentativo, "Nashville".
    L'esuberanza degli anni in fiore si affievolisce, incamminandosi verso il camerino; il sorriso innamorato della propria terra è smorzato solo di poco.
    Davvero toccante.
    Penny nel juke-box: questa è per te, Robert...ciao

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    1. Di Altman avevo visto solo "M.A.S.H" circa un anno fa, e dopo "Radio America" sono sempre più curioso di vedere altri suoi film e approfondire il personaggio.
      In quattro parole definirei questo film un mix di emozioni ad una velocità folle, data dalle tante storie che si intrecciano e si sovrappongono, e dal ritmo del country.
      Ci tenevo a sottolineare però che, secondo me, la bellezza di questa pellicola, oltre che al copione e alla regia, è da attribuirsi anche ad un grande cast e quindi, Depa, condivido il tuo suggerimento di guardarlo in lingua originale con i sottotitoli. Tutti geniali con, secondo me, una nota di merito a Maryl Streep e Woody Harrelson.
      La Streep è sempre "lei" e interpreta alla grande la parte della bambolina da palcoscenico dolce, e un po' malinconica a causa dell'età non più verdissima. Harrelson me lo ricordo così in forma solo in "Natural born killers" e si è cucito perfettamente addosso la parte del cantante-cowboy burbero e sfrontato. Le "battutacce" di Dusty (il suo personaggio) e Lefty (John C. Reilly) mi hanno fatto piegare dal ridere!
      Bella Robert e bravi ragazzi!

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