Kremlin Cola?...No comment!

Niente. Altro Billy Wilder senza senso. Viene da dire no comment di fronte a un regista che riesce a far fremere ogni volta di più i cuori della sala Uander. No, l'amore non c'entra, il cuore batte all'impazzata sul ritmo della battute del mitico James Cagney, qui alla sua penultima prova (in pratica, il vero termine della carriera), e dei suoi colleghi: "Uno, due, tre" è un film di Billy Wilder del 1961. Una delle commedie dal ritmo più elevato che il Cinerofum ricordi.
Se soffrite di tachicardia, vi sconsiglio di vedere questa pellicola; ma deve trattarsi di una forma acuta, grave; anche se non sapete cosa vi perdereste. Billy Wilder, questa volta senza nemmeno ricorrere alla coppia matta, né ad alcuno dei due mattatori d'oltreoceano, Lemmon-Mattahu. Certamente, no si può dire che il regista abbia "dato il bianco" da solo ma, come scritto altrove, come orchestra lui gli strumenti a disposizione...ben pochi. Detto ciò, l'americano James Cagney consegna al Cinema una prestazione memorabile, lanciandosi in una sorta di rap della recitazione che non lo lascia senza fiato nemmeno dopo sequenze che, se non sono di puro free-style (causa sceneggiatura evidentemente più che studiata), di sicuro farebbero impallidire anche lo J.Ax di "Fotti la censura". Ma procediamo con ordine.
Il dialogo iniziale tra "McNamara" Cagney e il collaboratore Schlemmer ci butta nel mezzo della più classica commedia wilderiana, acutezza e ironia un tutt'uno: "E' proprio per colpa della democrazia; fanno quello che vogliono!"; attenzione ai dettagli inquadrati, sfruttandoli al massimo ("Mia Moglie?!" e la segretaria bonazza si sistema un po' la gonna). Da qui NON prende il via, perché non c'è un "pronti, partenza, via!" in questo film senza stacchi, per tutte le due ore circa, un "Un due tre!" continuo; lo spettatore non hai il tempo di sedersi in sala, rimane a mezz'altezza, senza respiro, e così vedrà scorrere i titoli di coda.
Batti e ribatti infarto: "Niente cultura, solo contanti!", "Dalla Russia si scappa, non ci si va!", "Il capitalismo è un pesce marcio al chiaro di Luna, abbaglia col luccichìo ma puzza!"...Tra una risata e l'altra, lo spettatore, se vorrà attivare il cervello (cosa che comunque dovrà fare per non sorprendersi a ridere a comando), potrà cogliere sinanche la drammaticità sottesa ad alcune sequenze: quella del "palloncino" ad esempio, figlia del clima, drammaticamente realistico, di fratricidi tradimenti e di sommarie persecuzioni. Così come potrà cogliere il tema della manipolazione delle parole: "Otto dice che ogni donna deve avere un visone!". O quello di una cinica considerazione che, forse, il regista fa sottilmente passare sotto la porta: "In Russia non può succedere!", "In Russia non sbagliano mai?", "No, è che non votano!" (oh come mi ci ritrovo, ultimamente). Da un lato della cortina di ferro, il regista non si fa problemi a puntare il dito contro la nazione che sta finanziando il suo lavoro (guerra batteriologica nel Laos, messa sul piatto con eleganza), dall'altro non si dimentica di ricordare che ognuno ha i suoi scheletri, e nemmeno rinchiusi nell'armadio (SS sparse, non scomparse)...L'avete capito, oramai: vi aspetta la solita meraviglia del dialogo "Billy Wilder@Tradermark".
Aggiungeteci un James Cagney d'antologia che, prima di scendere dal ring, fa in tempo a toccare la mano dell'esordiente e graziosa Pamela Tiffin, più che a suo agio tra le strepitose macchiette di cui è composto il film (i russi! il collaboratore..."e non batta i tacchi!") e giustificherete il mio entusiasmo. Stupendo.
(depa)

ps: la scena della "tortura musicale" è precorritrice di un'altra più recente...di quale film?

1 commento:

  1. Ieri sera (e oggi... "bella storia! anche se è tardi, non mi addormenterò mai con 'sto film!" ...miao...) l'ho rivisto e condivido pienamente la tua recensione, in particolare l'aver dato grande risalto al ritmo della commedia: forsennato! E ovviamente non posso non condividere e apprezzare il paragone della recitazione di James Cagney con un rap di quelli tosti come "Fotti la censura" (storie di sala Ninna in versione "jam-rap old-style"): pazzesco!
    Una commedia veramente stupenda...
    Ieri sera mi hai fatto notare il fatto che è stato girato nel '61, anno in cui fu cominciata la costruzione del muro di Berlino e, pensando a questo, è un film che ha anche un valore storico perchè mostra e, a livello di satira, analizza, le diversità e i contrasti sociali e di idee trai socialisti dell'est e i capitalisti dell'ovest, subito prima che "queste due società" della capitale tedesca venissero separate da un muro. Pochi mesi dopo non era più possibile passare il confine dalla Porta di Brandeburgo con la facilità che si vede in questa sceneggiatura e la storia del film sarebbe stata impossibile...
    A parte questo, ribadisco ancora: gran commedia!

    ps: "Amarcord" direi... la scena nella quale le mogli arabe escono dal furgone, per esempio...

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