Meglio ridicoli che rassegnati!

Oggi pomeriggio, altro "Taviani". "San Michele aveva un gallo" è un film del 1972 liberamente ispirato a "Il divino e l'umano", racconto che Lev Tolstoj scrisse nel 1905, ed è un dolce tributo alla grande tenacia e al goccio d'ingenuità, perché no, di tutte quelle persone che a cambiare qualcosa ci hanno provato sul serio. Protagonista è l'anarchico Giulio Manieri (interpretato, in maniera profonda e potente, dal veronese, Giulio Brogi), il quale, non commette errori, li subisce soltanto.
Paolo e Vittorio Taviani, sanno filmare per colline e borghi, ce lo hanno già dimostrato e lo confermano, quei colori sono i loro. Sanno anche inquadrare le espressioni, siano esse di speranza o di paura. Ma soprattutto, in questo "San Michele aveva un gallo", hanno il tocco leggero della carezza data a chi avrebbe dato tutto per i propri ideali. Ideali giusti, non raffazzonati alla bell'e meglio, magari seguendo una moda, no. S'intende quelli che Giulio Manieri si sarebbe portato dentro nella morte ma che poi si è dovuto tenere appresso in galera, per poi uscire e trovarne anche un'altra versione, in sé e all'infuori di sé. Non è irriso, assolutamente falso (lui fraintende), ma la rottura non può essere la banale (ivenitabile) "migrazione" campi-fabbriche. C'è qualcosa di più profondo, alla radice del pensiero. Per questo motivo, un attimo prima viene ovvio pensare che si possa essere uniti di fronte a un nemico comune che pare evidente, un attimo dopo non par vero di aver condiviso la barricata con quelli là; ritorna il primo attimo, il secondo e via così. Brutte storie. O belle, perché sono vive, almeno. Le attualissime immagini greche dei due fronti contrapposti mettono i brividi e una soluzione si dovrà trovare perché c'è molto da perdere.
Nel film, la sequenza nella laguna rappresenta un acuto e fondamentale spunto di riflessione, elegantemente incorniciato dai Taviani, drammaticamente interpretato da Brogi. Quella, precedente, il tragitto verso la fucilazione, è commovente per realismo e tragicità.
E non è vero che gli uni sono i concreti e gli altri sono i sognatori. Chi la vede così, ritengo, non ha capito la forza della corrente che scorre sotto quelle due imbarcazioni, che scorre dentro. Manieri non era concreto? Guardate come se la passa! Esatto, proprio come quegli altri giovani, che ridono sì, ma della propria condizione! Anzi, da una parte statistica e pianificazione, dall'altra hic et nunc. E infatti, alla fine, secondo voi, Giulio Manieri è morto...?
(depa)

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