Rossellini e il nulla della guerra

Sabato pomeriggio, a Zena, dopo un tardivo pranzo da Sa' Pesta e una spensierata vasca sino a Brignole andata e ritorno, c'è ancora un videoregistratore in sala Negri. Le VHS sono di là, nuove, con la polvere sull'involucro di plastica, copertina in bianco e nero, collana sul grande cinema italiano de l'Unità. Decido io, anche per conto di Elena, senza indugio: "Germania anno zero", Roberto Rossellini, 1948, terzo capitolo della "Trilogia della guerra" ("Roma città aperta", "Paisà"). Alla fine del film tremano le gambe. Il cinema italiano, senza attori professionisti, ai suoi massimi livelli.
Roberto Rossellini, nell'incipit, ci spiega subito quale sia il tema e, perché no?, il tentativo della pellicola. Le macerie più desolanti non sono quelle polverose dei calcinacci, la vera distruzione, impossibile tornar su dritto, è quella che circonda l'animo dei bambini e i ragazzi berlinesi, di tutte le città tedesche, francesi, russe, inglesi, italiane, europee, arabe, mondiali. La guerra rade al suolo i sentimenti, cemento fumante blocca i rapporti e annebbia gli affetti. E gli esseri più piccoli e deboli soccombono se non fanno gruppo compatto e sincero.
E' un orrore vedere giovani ragazzini calpestarsi senza rendersene conto; verranno su robot; e quando, Edmund Koehler, si gira verso quei due ragazzi un po' più avanti con gli anni, la malizia e la crudeltà, un brivido lungo la schiena percorre lo spettatore. Lì inizia la demolizione della piccola capanna di legno e fogliame accatastati in quei primi 12 anni. Non poteva che finire così.
Vaga, in fuga da ogni meta, Edmund cammina e cammina, inquieto e braccato dal nulla intorno a sé; non è solo il senso di colpa a spingerlo giù, a quello, forse, saprebbe far fronte, ma è il mondo intero. Ed è per questo motivo che tutto il pubblico precipita con lui, perché il baricentro delle respondabilità è tra Edmund e lo spettatore, entrambi non hanno niente a cui appigliarsi.
Roberto Rossellini ha portato il vuoto della guerra in sala, destabilizzante.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento