"Signorina...self service!"

In sala Uander, ieri sera, Marco Ferreri ha fatto un'altra irruzione nel Cinerofum, col suo stile dissacrante, destrutturato, da tutti contro tutti, e, infatti, a fine proiezione il battibecco è inevitabile. Col suo "La cagna", del 1971, il regista milanese disorienta i due presenti in sala, a se uno preferisce rimandare alla notte le opportune riflessioni, l'altro non si esime dall'esprimere a tinte forti i fastidiosi dubbi che accompagnano la scritta FINE.
Il film è davvero ostico, va detto, e gli psichiatri più saccenti possono pure esibirsi in piroette e volteggi, resta il fatto che Ferreri, credo, abbia voluta girare un film su l'Arcipelago di Lavezzi proprio perché appoggi non ce ne fossero, possibilità di fuga esplicativa nemmeno e che, anzi, la sabbia negli occhi spostata dal vento la facesse da padrone. Sì, alla fine questa recensione sa di "supercazzola" degna di un Tognazzi monicelliano, però è così che, d'altronde, viene spesso descritto un quadro di Warhol, una scultura di Cattelan, o un libro di Handke. Quindi perché il cinema non può avere quella terra di nessuno in cui i registi possano dilettarsi in pennellate cinematografiche estreme, buttandoci dentro oro e diamanti (Mastroianni e Deneuve), un pizzico di sale dell'Himalaya (Piccoli), dimostrando come la borghesia non possa trovare la realizzazione di sé, né prendendo il sole su uno yacht, né facendo il Robinson Crusoe su un'isola deserta, né bevendo vino francese elucubrando su architettura ed hare krishna...?
Un irrequieto smarrimento non può essere curato né con pseudo-reazioni con mignolino, seppur (e ancora peggio!) nascosto, all'insù, nè con una verniciata di rosa.
Ma Ferreri, a tratti pop-art (gli occhiali da sole fantascientifici), in altri nichilista (la morte di Melampo o la cena di Guido con moglie, figlia e "cagna"), non vuole didascalie, confeziona un angoscioso divertissement (la Deneuve che ringhia e riporta un bastone, non so se mi spiego) come tanti ne abbiamo in casa, senza renderci conto che non servono a una fava, ma quelli vanno bene perché ci sono costati tanto. Quindi irritarsi ha poco senso, in questo caso, perché il tocco dell'artista appare ed è indiscutibile: tempo sospeso su un nulla che si sposta dal corpo allo spazio attorno, andata e ritorno.
(depa)

1 commento:

  1. Panorami sicuramente splendidi (per la cronaca, in realtà è girato all’Isola Piana! :) ) e magnificamente ripresi, come sono magnifici i due protagonisti per bellezza estetica e interpretazione recitativa.
    Ma per il resto, davvero poca roba e forse se ho avuto una percezione simile al “l’altro” è perché sono (per ora?) molto legato ai contenuti, a meno che la loro “pochezza” non vada a vantaggio della “poesia” dell’opera, cosa che non avviene in questa pellicola, priva anche di essa.

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