Visconti e il teatrino borghese

Questa sera, allo Spazio Oberdan, hanno proiettato un film di Luchino Visconti, datato 1974. Seppur stanco, la voglia di vedere un'altra (e poi ancora!) opera del regista dell'estetica pura, dell'eleganza oggettiva e della vera cultura, è tanta. E nelle due ore trascorse l'emozione non è mai mancata; guardando "Gruppo di famiglia in un interno", l'occhio si perde nell'avvolgente aristocratica scenografia, la mente si lascia accomodare tra gli imbarazzi e le delicatezze di una nobiltà che indugia tra solitudine forbita e happy hour senza meta, invitata da una broghesia che irrompe in salotto e demolisce i vecchi palazzi.
Ormai, avendo fatto conoscenza col conte-regista lombardo, ho capito subito, dalla prima immagine, cosa mi aspettava. Impiegò due ore per trovare la perfetta posizione (perché lo è) di quella carta per cardiogramma srotolata, ci scommetto. Ma Visconti, nella sua penultima pellicola, aveva in serbo molto altro, regalandoci due ore di film in interni, in un'elegantissima casa appartenente ad un aristocratico avulso quanto dolce, avvizzito quanto educato; col contributo del newyorkese Burt Lancaster, Visconti riesce a rievocare alla perfezione la calma polverosa di una nobiltà in lotta con l'esterno. Il professore americano non sarà discendente di un'antica famiglia romana, ma ne sta proseguendo la missione con portamento e morale inappuntabili. Sino a quando, la classe distruggi-valori, incarnatasi nell'isterica insoddisfatta decadente Marchesa Bianca Brumonti (la romana Silvana Mangano, potentissima, tra le sue ultime interpretazioni) decide di trasferirsi proprio al piano di sopra; come al solito, si avvicina, vuole esserci anch'essa, la Borghesia vuole mostrarsi, vuole affacciarsi alle stesse finestre della Nobiltà, poco importa se, al piano di sotto, sentiranno regnare il caos, tra musica e risse, il tetto parrà venire giù, se non si tratterà di vere e proprie esplosioni.
Nella tirata di somme finali, forse, le palline sul pallottoliere vengono spostate un po' troppo freneticamente, però credo che il livello delle analisi in quei salotti, dopotutto, non sia molto più elevato; "Destra" e "Sinistra" in bocca a spiritate e imbelletate donne "esperte", che vorrebbero strappar lacrime o, almeno, un po' di rispetto, ma riescono solo a tirar su disgusto, ragazzi freddi come quel design scriteriato e, al massimo, a tirar su. Il vuoto da vetrina è mostrato a meraviglia dagli interpreti tutti (lo statuario Helmut Berger e l'esordiente e provocante cometa Claudia Marsani).
Altro film di Visconti in cui ogni inquadratura e zoomata sa di cinema ad altissima caratura: il diamante visconteo può scalfire qualsiasi granitica e stupida ipocrisia. La vita è fuori; tanto, nel palazzo, se non è ancora crollato, è solo un gran casino.
(depa)

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