Come la giri è uguale

Nel 1975, a metà del suo prolifico quanto condensato periodo di produzione cinematografica, Rainer Werner Fassbinder si cimentò nella rappresentazione della classica storia d'amore tra esponenti di ceti sociali agli antipodi. Titolo e risultato dell'esperimento sono anch'essi ovvi: "Il diritto del più forte" assicurerà ai più abbienti la possibilità di dichiararsi vincitori, lasciando agli altri la grassa consolazione che, in altre vite (non certo umane), su altri pianeti (tipo "Moralia" o "Amorepuro"), verranno ribaltate le posizioni di partenza.

L'ultimo di Cronenberg...

Ieri sera all'Anteo, a due passi dall'acquario della demenza rampante che mette in mostra Caipiroske e birre di tutti i tipi purché non da 66 (aborro!), è stato proiettato l'ultimo lavoro del regista canadese David Cronenberg, "Cosmopolis" e...diciamo che è stata una fortuna per l'autore che queste quattro righe le butti giù adesso, a freddo.

L'amore ai tempi della guerra

Rainer Werner Fassbinder, nel 1979, realizzò un film per raccontare, in maniera sontuosa, quali fossero i sentimenti di rivalsa che mossero le dinamiche interpersonali del popolo tedesco nei giorni successivi alla disfatta della Seconda Guerra Mondiale. "Il matrimonio di Maria Braun" innalza, anche, Hanna Schygulla tra le grandi interpreti femminili della Settima.

Petra vuole solo dormire

Qualche giorno fa è iniziata l'avventura del Cinerofum alla scoperta del regista bavarese Rainer Werner Fassbinder: io ed Elena allo Spazio Oberdan, davanti a noi la pellicola "Le lacrime amare di Petra von Kant", del 1972, profonda e, perciò?, angosciante rappresentazione della solitudine umana, senza via d'uscita, a ben vedere, tutta in una stanza.

La libertà breve di Fassbinder

Oggi pomeriggio, altro Fassbinder; "Dei della peste" è il terzo lungometraggio del regista bavarese, girato nel 1969, pochi mesi dopo "L'amore è più freddo della morte" di cui è, in effetti, il seguito ideale. Minimalista e anticonformista, è un film che emerge più per il carattere estetico ed artistico, più che per la solidità narrativa, della quale, è evidente, Rainer Werner Fassbinder, almeno nei suoi primissimi lavori, se ne fregava alla grande.

La prima di Fassbinder

Ieri sera, allo Spazio Oberdan, altro Rainer Werner Fassbinder: "L'amore è più freddo della morte". Girato nel 1969, è il primo lungometraggio del regista bavarese e, anche se la trama appare più lineare di alcune successive sue opere, conserva in nuce tutte le carratteristiche del suo cinema: minimalismo, scenografico ed espressivo, disillusione riguardante il sentimento amoroso e tante, tante sigarette..

Forman e Nicholson eterni verso il Canada...

Era un po' che lo guardavo, lì sugli scaffali ultramoderni. Io adoro quel film: lo prendo. "Qualcuno volò sul nido del cuculo", del regista ceco Miloš Forman, girato nel 1975, è un film di cui ci si può letteralmente innamorare. Divertente, profondo, commovente, intelligente, poetico e rabbioso. Miloš Forman consegna alla storia del cinema anche un Jack Nicholson che diviene tatuaggio sul braccio del cinefilo.

Rifugio anti-paranoia

Ieri pomeriggio sono andato allo Spazio Oberdan a vedere un film che era impossibile evitare: 17 proiezioni in 9 giorni, anche non volendo...Comunque, "Take Shelter" del regista americano sconosciuto (classe '78, alla sua seconda) Jeff Nichols, datato 2011, se di certo non merita tutta questa risonanza, tuttavia è un film che intrattiene e può essere visto da qualunque tipo di pubblico: a pensarci bene non è sulla bocca degli appassionati di film tipo "End of The World II" solo perché il finale lascia troppi spazi all'imaginazione, alle domande, al dubbio. Nichols, probabilmente, sa che il pubblico delle multisale UCI vuole pappa pronta e tutto apparecchiato, "quattro salti in sala", ma se ne frega e tira dritto davanti ai McCinema.

Il "dio visibile" di Bresson

Facciamoci un po' una chiacchierata sull'ultima pellicola del regista francese Robert Bresson: "L'argent", del 1983. Come al solito, il tocco del teorico del cinematografo è riconoscibilissimo e, ormai, sappiamo quale sarà il suo effetto su di noi: sembrano carezze quelle sequenze poeticamente lente e dal montaggio delicato, poi ci si accorge che, sotto gli abiti, sulla pelle abbiamo lividi.

"E' meglio che lo faccia, adesso"

Tosto questo film. Un percorso faticoso questo Fassbinder. "Un anno con 13 lune" comporta due ore di trance affacciati sul malessere, ne esci con la sensazione di aver avuto la possibilità di dare una sbirciata giù nel burrone. 1978.

Atroce stupidità X

Ce l'abbiamo fatta. Sì, domenica pomeriggio, siamo riusciti a inaugurare anche quella sala, fino ad allora teatro di jam rap old-style e di qualche bisboccia: la sala "Ninna" di Via della Maddalena 21 è stata aggiunta ufficialmente alla lista delle sale del Cinerofum. E, mentre dalla storica via dei caruggi giungevano suoni di ogni sorta, in un relax avvolgente, Bubu, il gestore della sala, mi ha permesso di vedere un film che ronza nelle mie orecchie da più di un decennio: "American history X".

Muto bianco e nero RAPIDO

Venerdì scorso, allo spazio Oberdan, io ed Elena siamo usciti per non pensare troppo alla giornata che c'attendeva, Varese spaventava (a torto, col senno di poi) e, allora, meglio della vicinanza dell'amico Cinema non c'è. Figurarsi se, in più, questo nostro caro ci permette di conoscere un nuovo illustre della Settima: il romano Mario Camerini (1895-1981) fu una delle prime grandi firme del cinema italiano e, nel 1930, realizzò un film che cattura l'attenzione dello spettatore per la forza e la bellezza delle immagini; "Rotaie", con l'ausilio di un sonoro moderno, è una vera chicca per gli appassionati.

Rockstar e ciabatte di Leconte

Lunedì scorso, ultimo appuntamento stagionale del Cinerofum al circolo Famigliare di Unità Proletaria, ultima pedalata primaverile, passando da viale Padova questa volta, sino al film che ci permette di introdurre il regista francese Patrice Leconte, classe 1947, il quale girò, nel 2003, un film piacevole, con solo una punticina di malinconia sul tempo che è passato e, soprattuto, sul come: "L'uomo del treno".