Forman e Nicholson eterni verso il Canada...

Era un po' che lo guardavo, lì sugli scaffali ultramoderni. Io adoro quel film: lo prendo. "Qualcuno volò sul nido del cuculo", del regista ceco Miloš Forman, girato nel 1975, è un film di cui ci si può letteralmente innamorare. Divertente, profondo, commovente, intelligente, poetico e rabbioso. Miloš Forman consegna alla storia del cinema anche un Jack Nicholson che diviene tatuaggio sul braccio del cinefilo.
L'ingresso dell'attore newyorkese nella pellicola, che coindice con quello nel manicomio, è di per sé maestoso: quell'urlo liberatorio, la sfrontata convinzione di avercela fatta, di aver scampato il peggio...Poi viene il suo tenero primo incontro col "Grande Capo" ("così grosso che dovrebbe giocare a rugby") e con la combriccola che gioca a carte. Lo sguardo della m.d.p. su questa piccola comunità rende un merito eccezionale all'opera di Forman, l'atmosfera ricostruita pervade anche la sala Uander, la musichetta soft sottente magma umano che può esplodere da un momento all'altro, a fortiori se la terribile stupidità della Signora Retched la spinge a edificare le sue rigide (verrebbe da dire burocratiche) teorie a ridosso di tale ribollire.
McMurphy eroe nazionale quando introduce la discussione sulla partita di baseball (quando la simula la commozione d'oca è inevitabile), quando organizza quella gita in barca che, in mezzo alla drammaticità e alla claustrofobicità del racconto, permette una boccata d'aria unica per i "picchiatelli", soprattutto per noi: non saremmo sopravvissuti. Anche perché, di lì in poi, la tragedia sarà inarrestabile.
Le veloci zoomate in avanti del regista, come quelle lente, sono perfette perché trascinano con sé il cuore del pubblico, come questo e i personaggi fossero collegati da filamenti invisibili (cinematografici), probabilmente saldati durante i bellissimi primi piani.
Pellicola straordinaria che, anche nei momenti più insopportabili racconta una dolcezza indimenticabile che, ad esempio, sta nel braccio a cui McMurphy concede a Charlie di aggrapparsi, mentre lo trascinano verso una nuova, innovativa brutalità; o sta nel fisico gigantesco del "Grande Capo".
Fa rabbia vedere una dottoressa (una certa psichiatria?) che gioca a lego con le debolezze altrui, che gongola nel darsi ragione sulla mente dei propri pazienti (clienti?), che gode solo quando annusa l'odore del proprio potere.
Aggiungo che le interpretazion formidabili sono molte, dallo strampalato Denny "Martini" De Vito (quasi esordiente, alla quarta pellicola), al dolcissimo Brad "Billy" Dourif (anche lui, al secondo film), al competitivo Christopher "Taber" Lloyd (che, con que grido strozzato, contribuirà alla perfezione delle immagini finali)...ma tutte contribuiscono al risultato da cinque stelle, medaglietta, cuoricino...chi più ne ha più ne metta.
Sequenza finale tra le più emozionanti della storia cinematografica (capisco bene perché, ai tempi, qualche sala esplose letteralmente, in preda all'euforia): lo sforzo fisico, il dilagare dell'acqua, i denti stretti, il quasi capitolare verso la libertà (da tutto); perfetta; asciuttissima; il "Grande Capo" è balzato fuori e un paio di pantaloni bianchi va verso la foresta canadese...
(depa)

3 commenti:

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  2. Beh che dire, ogni commento sarebbe banale. Personalmente penso che sia un film da annoverare tra i migliori che gli Yankee han saputo produrre negli anni 70.

    L'anno e' il 1975, quando gli USA vivevano l'apice del sogno americano dove si credeva che ogni individuo "capace" con impegno, olio di gomito e volonta' avrebbe avuto successo, affermazione, ruolo e spazio...o forse era solo la punta dell'individualismo.

    Questa pellicola schiaffeggia lo spettatore con una realta' poco raccontata ai tempi... la quotidianita' di una vita diversa, di un non successo, di vite non vissute all'interno di un manicomio psichiatrico.

    Il regista, Milos Forman, sottolinea quello che era e forse e' ancora il pregiudizio di coloro socialmente considerati e convenientemente ritenuti "malati di mente" (inutile al mondo). Milos, a onor del vero, non ha fatto tutto da solo, tutto nasce come spesso capita in questi casi da un'ispirazione letteraria, da un libro di Ken Kesey edito in America all'inizio degli anni 60. Insomma, erano gli anni di Happy Days e Fonzie quando il libro usci'... giusto per sottolineare quanto detto prima...

    Tornando al film, personalmente adoro Jack Nicholson, forse questa e' una delle migliori pellicole alle quali ha partecipato nella sua prima parte di carriera...il suo personaggio e' anticonformista e in direzione contraria alla mentalita' del tempo. Danny DeVito poi e' perfetto come sempre. Ma il personaggio di cui mi sono innamorato e' Jimmy (Brad Dourif) ... lui, si lui secondo me, e' la piu' forte critica a quel mondo sconosciuto e parallelo e alla lucida volonta' di tenere le due realta' separate, il mondo capace e produttivo e quello "inutile" che si vuole escludere, rinchiudere, tenere lontano (e' significativo che Jimmy fu spinto dalla madre, matrigna e padrona, ad autoescludersi dal mondo).

    Concludendo, in termini di capacita' di calarsi nel personaggio, non mi ha fatto impazzire la Fletcher nel ruolo dell'infermiera Mildred anche se pero' il personaggio e' forse uno dei piu' importanti e a mio modo di vedere, rispecchia proprio l'approccio mentale del tempo, insomma e' il colonnello che esegue gli ordini di una societa' esclusivista e non reintegralista.


    Nota letteraria: La traduzione del titolo in italiano e' aime' come spesso succede fuorviante in quanto cuculo (Cuckoo) significa anche lunatico" o "pazzo" ... un gioco letterario perche' il Cuculo e anche un uccello che non crea il suo nido ma sfrutta il nido di altri volatili per deporre le proprie uova e lascia all'istinto naturale delle altre specie l'allevamento della prole. Proprio come un pazzo, metafora potente, si proprio come un pazzo che nell'immaginario di una societa' orientata al successo individuale, mangia e viene nutrito da altri senza che apporti un reale vantaggio alla stessa.

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  3. Grazie Nico per il tuo ennesimo importante contributo e, nello specifico, soprattutto per averci raccontato quel "dettaglio" sulla traduzione del titolo. La tua padronanza della lingua potrà sicuramente venire utile a tutti i cinerofumiani anche in futuro, sia per cose come queste, sia per un giudizio sulle interpretazioni degli attori, che noi, per forza di cose, facciamo spesso in base anche alla bravura dei doppiatori. Bella! ;)

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