Elio Petri e il tempo

Ieri pomeriggio, allo spazio Oberdan, è stato proiettato il secondo lungometraggio del regista romano Elio Petri. Un grazie sincero a chi s'è occupato del restauro della pellicola, perché al cinefilo si bagnano gli occhi e trema la gola nel vedere il cinema italiano esprimersi con tale profondità: "I giorni contati", del 1962, è uno sguardo agghiacciante e ironico sul tempo inesorabile, portato in giro dall'agrodolce passo di un prezioso Salvo Randone.
Cosa può fare il ritmo quotidiano obbligato dalla macchina società, lo sappiamo, e siamo messi così male che, pur nella sua atrocità, rappresenta un miraggio ambizioso quanto allettante. Eppure, quel lavoro che tutti cercano spasmodicamente, prima ancora che dare possibilità, ne toglie, più che arricchire ed accrescere, improverisce e sottrae. Le impalcature che ci hanno insegnato a contemplare con religioso rispetto, sono in realtà roditori di quell'unica moneta che abbiamo tutti e che tutti spargiamo al vento: il tempo. Soliti inetti, ce ne accorgiamo solo quando ci arriva un bel tram in faccia, quando il velo ormai è squarciato da sé. E allora ci si lancia in un affannoso incedere per riappropriarsi dei pezzi sottratti.
Ma la passeggiata del siracusano Randone in una Roma abbagliata dal sole non ci spinge, come tante altre opere di varia natura, a voltarci indietro o davanti, bensì a guardare ciò che ci circonda, senza nessuna tabella di marcia o lista di "to do", ma prendendo al volo un tram per poi imbattersi in qualcuno o qualcosa. Poiché poi, a ben vedere, se chiederemo "Ma dove li portate?!" ci verrà risposto "Al mattatoio."; se la rincontreremo dopo anni lei non sarà cambiata poi molto ma ci chiederà "Ma che vuoi da me?". E allora, mi tengo il sole perché non piove (altrimenti mi godrei un bell'acquazzone stando fermo al ritmo del tempo), accetto di vedere per un poco gli altri da fuori; ma poi ritorno a lavoro, perché se no qui ti prendono per pazzo, ti guardano strano, se non ti dirigi in fila ordinata verso lo stesso capolinea di tutti.
Non solo per i fan di Petri, Randone e di quella Nouvelle Vague da cui questo film attinge con mani sapienti e delicate, "I giorni contati" è un'opera trasversale, può coinvolgere tutti coloro che, chi più chi meno, hanno la sensazione di essere immersi in una luce così intensa da far sparire persino quell'incessante tic-tac...
(depa)

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