Schiaccia mosche con puntini rossi '75

Qualche settimana fa il Cinerofum ha potuto apporre un altro mattoncino sul quel Partenone della Settima che, fotogramma dopo forogramma, pellicola dopo pellicola, sta acquisendo in struttura e maestosità. Ed eccolo, "Nashville", classe 1975, vero e proprio apice stilistico dell'arte cinematografica, una di quelle pietre nel cuore del frontone, tanto per capirci.

Il Maestro dell'Atmosfera, scomparso nel 2006 con 80 estati sulla pelle, sceglie il maggior coefficiente di difficoltà e supera la prova ottenendo il punteggio massimo. E' come se avesse buttato manciate di macchiette davanti alla cinepresa, riuscendo in ogni momento a non perdere in armonia, ad addomesticarli da domatore severo e da padre affettuoso.
Emergono tutti gli sguardi di Robert Altman da questa pellicola. Quello dell'acuto osservatore della società americana, dalla lingua glabrissima e dagli artigli di tigre; e quello dell'eterno innamorato. Di chi si commuove passeggiando per la propria terra. Basta guardare le inquadrature sulla dolce, un po' stupida un po' stanca, Barbara Jean, eroina nazionale dedita ai grandi sorrisi e alle belle emozioni del proprio pubblico, per capire quanto Altman, nonostante tutto, adorasse i suoi U.S.A., a scatola chiusa. Le critiche, semmai, dopo, una volta aperta.
"Ma per fortuna o purtroppo lo sono" sembra balbettare, con occhi lucidi, il regista che venne dal Missouri. E tanta passione esonda in un film, di quasi tre ore, che intrattiene con ritmo elevato, d'immagini e di sensazioni; concedendo di serrare la bocca solo per concedersi sorrisi carichi d'ironia ora, di simpatia subito dopo; per il resto del tempo, altrimenti, il pubblico è in estasi a chiedersi come sia stato possibile.
La musica come piatto principale e come contorno, quando ciascun personaggio sale sul palco. Orchestra cinematografica che legittima l'appellativo di Settima Arte. Il sublime su pellicola è raggiungibile e può essere toccato, anche e proprio, con la rappresentazioni di un sottobosco umano assortito quanto strambo (personaggi che vagano su moto improbabili, che intervisterebbero anche dei cadaveri, che sono così stupidi da commuovere, che vivono per la musica sino al punto di dimenticarsi di sé...), impegnato in una danza folk tutta americana, tutta altmaniana.
A questo regista, come agli altri Grandi Maestri, il cinema deve molto.
(depa)

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