Giocare alla vita come se fosse antani

Siamo a Lugnano in Teverina (TR) e il centro sociale (sempre) occupato del paese, alias "Casa Villa", per un pomeriggio e una sera si è trasformato da luogo per super-serate a base di ottima compagnia, vino, uander e musica, in sala proiezioni. Ci siamo io, Matte, l'Inge, Simo, Sabri e Paola, in iperelax per una maratona cinematografica anche se, ad onor del vero, c'è chi arriva a proiezione già iniziata e chi abbandona la scena prima della fine. Ma d'altronde l'obbiettivo è pretenzioso: vedere in una giornata tutti e tre gli atti di "Amici miei".
Si parte col "primo atto" già nel pomeriggio e si prosegue con gli altri due in prima e seconda serata e alla fine, nonostante gli occhi "cinesi" che si incrociano a causa di un uso decisamente sconsiderato (e strapiacevole!) di uander e a circa sei ore passate davanti allo schermo, l'obbiettivo può dirsi raggiunto!
Andrò a recensire l'"Atto I" che uscì nelle sale nel 1975, che ha alla regia Mario Monicelli e che, secondo me, ha quel qualcosina in più rispetto al II° e al III°, pur essendo anch'essi due capolavori del cinema italiano.
Siamo tutti un po' "zingari", o per lo meno ci piacerebbe esserlo, e allora è un piacere farsi raccontare dal Perozzi (Philippe Noiret) le "zingarate", partenze senza meta e senza scopi, di questi cinque amici che amano la vita e soprattutto l'amano vivere come un gioco, un continuo scherzo, ognuno assecondando, senza nessuno scrupolo o timidezza, il carattere, la voglia di vivere, suoi e degli amici.
Il Perozzi è il più riflessivo, quello che il momento di conseguenza se lo gode fino in fondo, che forse più di tutti, a discapito di questo suo aspetto che appare sempre un po' cupo e svogliato, ama vivere la vita come fosse un gioco. La vita e la morte.
C'è il Melandri (Gastone Moschin) che è l'amico un po' intellettuale, romantico, che quando (spesso) si innamora di una donna per un po' si perde, ma tanto prima o poi ritorna.
Il decaduto e sempre squattrinato Conte Mascetti (il grande Ugo Tognazzi) che è sempre sul pezzo e ha sempre la sua da dire e se si tratta di una "supercazzola" preparatevi a sganasciarvi dalle risate.
Il Necchi che è utilissimo e stimato nel gruppo per le sue "invenzioni" grazie alle quali tutti possono dare sfogo alla loro voglia di scherzare sulle persone e con le persone, anche se magari il cappellano di Calcate si impanica giusto un attimino quando scambia i nostri protagonisti per dei veri architetti della regione, e crede che a breve verrà demolito mezzo paese, chiesa compresa!?!
E infine l'ultimo aggregato al gruppo, il Professor Sassaroli, conosciuto casualmente durante una "zingarata" che praticamente fa da introduzione al film.
Per questi cinque eterni ragazzi l'amicizia è rispetto e sostegno reciproco,  ma è soprattutto stare bene insieme senza prendersi mai sul serio, sfottendosi continuamente a vicenda, e cercando in ogni situazione, anche la più tragica, di trovare un motivo per cui valga la pena sorridere.
Il ritmo del film è di quelli giusti e per lo spettatore, come per i cinque personaggi di questa commedia, la parola "noia" diventa la classica illustre sconosciuta, mentre le risate si sprecano.
Il Melandri è infognato in una famiglia iperincasinata che si è trovato sulle spalle a causa di un colpo di fulmine per la moglie del Sassaroli, ma è il Sassaroli stesso, che per la prima volta si propone per quello che è a quelli che diventeranno i suoi compagni di merende, ad indicargli la strada per uscire da quell'inferno che lui conosce molto bene, suggerendogli semplicemente di uscire di casa che tanto, come dice il Mascetti, "topa com'è quella lì, lo trova subito un altro grullo da infinocchiare!", e magari uno che possa permettersi di comprare le indispensabili, in ogni casa che si rispetti, sottocoppe di peltro!?!
Il Mascetti intanto è sempre senza una lira, ma grazie a Dio ci sono gli amici che a turno, finché la situazione è sopportabile, ospitano lui e la sua giovanissima amante Titti, mentre "quelle povere villeggianti", così chiama moglie e figlia, sono costrette a patire la fame e il freddo ospiti nel paese originario di lei, in attesa che riesca a trovar loro una sistemazione migliore. Ma prima c'è da capire se la Titti lo tradisce, e alla fine è così, ma con un'altra splendida ragazza e allora scusaci caro Mascetti, ma i tuoi amici hanno ragione a dirti che ti sei rincoglionito! Alla fine una specie di casa per la famiglia la trova, anche grazie al supporto economico dei suoi amici di cui lui però è all'oscuro perché la "fierezza" del Conte Raffaello Mascetti è arcinota a tutti.
Ci si imbuca ad una festa di alta classe grazie alla dialettica del Sassaroli e alle sempre utilissime "supercazzole" del Mascetti (e che invenzione mitico Necchi a quella festa!), ma solo dopo aver fatto un salto in stazione per prendere a manate nella faccia i passeggieri affacciati dal finestrino di un treno in partenza, e sinceramente non ci dispiace per niente che sia il treno di quel rompiballe del "figliolo" del Perozzi visto che, serioso e antipatico com'è, l'avremmo voluto prendere tutti a schiaffi fin dalla prima volta che compare nel film.
Riuscire addirittura a far credere ad un povero pensionato, solo perché non pagava mai tutte le paste che mangiava al bar del Necchi, di essere parte di una banda mafiosa con tanto di scenetta di scontro armato tra la banda di cui crede di far parte e la banda rivale de "i marsigliesi", tanto da farlo partire per il sud per salvarsi la vita, vi sembra troppo? Sì...miao...allora non avete capito che razza di personaggioni sono questi cinque amici!
Il finale è semplicemente geniale: si ride dalla tristezza per esorcizzare la paura della vecchiaia e della morte, e perché il destino (o il Perozzi?) da una mano ai nostri amici (ormai alla fine del film sono anche nostri) regalando l'occasione per un ultimo breve, ma grandioso scherzo.
Secondo me Monicelli, attraverso questa sua opera d'arte, dà una definizione perfetta di questo grande e unico sentimento che è l'amicizia, e chiunque di noi abbia la fortuna di ritrovarcisi anche solo in parte, può, anzi deve, svegliarsi tutte le mattine col sorriso. L'amicizia è un sentimento sincero, scanzonato, incondizionato e quindi per sempre, mentre l'amore, come dice il Perozzi, è come le "zingarate": "libertà, estro, desiderio, ma nasce quando nasce e quando non c'è più è inutile insistere, non c'è più".
Una regia impeccabile, una sceneggiatura originale e un cast eccezionale fanno sì che, secondo me, questa sia la commedia italiana più bella e divertente che sia mai uscita nelle sale cinematografiche.
Da vedere, rivedere e ancora rivedere!
Un ringraziamento di cuore va all'Inge, Simo e Matte, grazie ai quali (e con i quali) ho potuto approfondire la conoscenza di questo imperdibile e impareggiabile capolavoro.
(Ste Bubu)

5 commenti:

  1. Condivido pienamente la tua personale opinione in merito al film...un filmone veramente! Da vedere e rivedere...se poi in ottima compagnia ancor meglio!
    Le risate il buon Monicelli le fa esplodere con naturalezza, raccontando le avventure-disavventure di questi amici inseparabili...
    Se si ama il cinema non si può non aver visto questo film!!! Ha fatto la storia! La supercazzola con scappellamento a destra come fosse antani è memorabile ;-)
    Un bacione Ste.. :-)

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  2. [Postiamo noi, ché il Taigher ha l'inchiostro simpatico, scaduto tra l'altro, nel PC]

    Bello Bello Bello Bello Bello Bello tutto.
    Qualche settimana fa anche io ho fatto questa maratona cinematografica (suddivisa in tre serate) e nonostante conoscessi già i tre atti, sono state delle serate memorabili. Sono immensamente felice nel sapere che anche altri amici miei hanno avuto lo stesso desiderio.
    Grande Bubu, grande 'rofum.
    Ciao
    Taigher - Ossy

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  3. La sala Uander ospitò questi tre bei film agrodolcissimi qualche anno fa, anche lei in rapida successione. Io ed Elena ci godemmo le mitiche supercazzole di uno, le irrefrenabile voglie di alcuni, gli occhi impauriti e malinconici di qualcun altro.
    Risate che fanno male alla schiena e qualche pensiero che fa male al cuore.
    Il Maestro conosceva come pochi la caducità di quest'esistenza che, da lassù ci sta sputando in testa, noi utilizziamo come peggio potremmo.
    Non intendo ridendo della morte, bensì della vita.

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  4. Rivisto ieri in sala Valéry, con Elena irrequieta, Zippino rilassato e io tra una batteria e un elettrauto. Pomeriggio di scrosci e risate, di <> che, come richiesto da Elena, permette di rilassarsi senza pensieri. Essendo un buon film, ai più riflessivi sono comunque concessi anche spunti dolce-amari degni di tutti i grandi interpreti in scena.

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