Lo scanner non funziona benissimo

Nel 1981, David Cronenberg realizzò uno dei suoi film più celebri, "Scanners". Sebbene non raggiunga i livelli di di debole e confusa ("Videodrome", 1982) e insulsa ("Il pasto nudo") fanta-tremenda trama, questa pellicola sbava qua e là, bruciando tristemente l'ottima partenza e qualche tratto di buon cinema.
Le sequenze inziali sono le più riuscite del film: quella del protagonista che si scontra con i propri poteri telepatici (e il conseguente inseguimento nel centro commerciale) e quella dell'esperimento finito con l'esplosione del professore in cattedra (scena di grande impatto visivo ed emotivo). Subito dopo, l'incidente in macchina promette ritmo incalzante e viaggio nell fantascienza.
Piano piano, però, il film s'affloscia, la trama si reimmette nei canoni classici e, infatti, prova a stupire con esplosioni gratuite (quella del benzinaio è una bestemmia) e grossolane trovate cinematografiche (la telecamera che percorre i fili del telefono è un aborto clamoroso, per il regista che con gli effetti speciali spara sempre l'all-in). Poi la recitazione, se il cattivo Darryl Revok sembra un pesce pagliaccio nei mari tropicali (è il male anche in altri film), il Dr. Paul Ruth (Patrick McGoohan) pare sia convinto di recitare un Macbeth tutt'altro che d'avanguardia e il protagonista pare un esordiente dalle nulle speranze. Una faccia troppo "buona" per un film che fa dell'inquietudine (sia fisica, sia psicologica, base del credo cronenberghiano) il fattore dominante. Alcune scene, come detto rasentano la comicità: quella in cui la coppia protagonista, in fuga dal laboratorio, si trova a fronteggiare due guardie...Ok, il nostro David, fa QUEL cinema, giocherà pur sulle sfumature, tralasciando, quando salta dal piano fisico-materiale deformante o esplosivo a quello "reale", la dinamicità iper-realistica che il cinema di oggi ricerca con troppa insistenza; ma l'effetto a me non piace, avverto una stonatura che mi da fastidio.
Però, a differenza di "Videodrome", le potenzialità del regista sono palesi e, al 50% diciamo, prendono anche forma. Il vero Cronenberg, credo sia nlle belle scene descritte all'inizio, nell'attimo in cui si getta lo sguardo sulla madre in "dolce" attesa, nell'emozionante sequenza finale. Peccato perché, in questo caso, è mancato poco per godersi un altro filmone come "Inseparabili"; di certo un Jeremy Irons...che però non è poco (è vero altresì che i film sono fondamentalmente diversi).
(depa)

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