Per un cucchiaio di minestra...

Ieri sera, sala Uander dalle tinte fosche e dall'atmosfera solenne. Il maestro russo Sergej M. Ėjzenštejn, nel 1925 realizzò il suo secondo film: "La corazzata Potëmkin" è un film che ha fatto scuola con le sue molteplici formalizzazioni e col tracciamento di un nuovo orizzonte espressivo in ambito cinematografico.
Dopo un anno da "Sciopero!", in cui le masse cittadine (operaie) furono riprese con estrema dinamicità, Ejzenštejn precisò ulteriormente quali dovessero essere, secondo lui, i canoni che questa Settima, un po' lasciata a sé, avrebbe dovuto rispettare. E la lezione fu superba, gli studenti di tutto il mondo, ancora oggi, sono lì a ripetere a menadito.
Il regista sovietico sa anche che certe strutture del teatro classico è meglio vengano rispettate: 5 atti, in un crescendo emozionale che si smorza in punti precisi, proprio in preparazione della "tempesta" successiva (la "processione", sul molo, al corpo di Bakulinciuk o la quella delle "vele bianche" a dar conforto alla corazzata), e finale lieto a rilassare i muscoli e giustificare l'impegno.
Docente per eccellenza del montaggio, Ejzenštejn ci mostra tutta la sua arte. Le immagini incalzano rapide saltando da un dettaglio ad un primo piano, da un primissimo piano ad un movimento macchina, il regista è un ginnasta del montaggio, volteggia tra gli stacchi. L'effetto aumenta al pensiero che è tra i primissimi, ovvio (nonché i registi a venire sapranno, in alcuni casi, o vorranno, in altri, fare lo stesso). E se nei momenti di "luna calante" (fase finale dell'ammutinamento, avvicinamento delle vele bianche solidali, preparazione allo scontro finale con l'ammiraglia) si potrebbe tirare fuori lente e telecomando e vivisezionare la pellicola per scovare i preziosi e potenti ricami sparsi di questa pellicola, bisogna ammettere che la fama che avvolge quella 4a parte, "La scalinata di Odessa", è più che giustificata. All'improvviso...il film diventa manuale di Cinema, spiegando come, quando, perché e cosa si può con un dettaglio, con un primo piano, con un movimento macchina (dinamicità all'azione e all'emozione che conserva in sé, in un blocco unico; la m.d.p. giù dalle scale); togliendosi anche lo sfizio di soprendere un abitante del secolo XXI: riprendere quella carrozzina in caduta libera sulla scalinata.
Preparazione teorica, capacità tecnica, attenzione al dettaglio e forza espressiva. Ecco a voi, la Corazzata Potëmkin.
(depa)

ps: l'edizione proietatta è quella del 1976, 72 minuti, musiche di Dmitrij Dmitrievič Šostakovič e voce di Arnoldo Foà (come in quella del 1950).

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