Assurdo e magistrale Fellini

Dopo un piacevolissimo periodo di svacco all’Isola Piana, eccomi di nuovo in Sala Ninna a godermi uno spettacolo cinematografico e a condividere le mie emozioni e le mie sensazioni sul ‘rofum. Il film che ho visto ieri sera è un’opera del grande Federico Fellini datata 1980, vincitore del Nastro d’Argento come miglior regia. E’ giusto aspettarsi qualsiasi cosa dal, come viene spesso riconosciuto universalmente, più grande regista italiano di tutti i tempi, ma “La città delle donne” è qualcosa di incredibile. Un viaggio surreale, assurdo, allucinante, spesso inquietante o eccitante all’interno del mondo femminile, ed in particolare del rapporto che l’uomo ha con esso, che lo spettatore intraprende col protagonista del film Snaporaz (Marcello Mastroianni), un uomo maturo e distinto che si ritrova catapultato all’improvviso in questa assurda esperienza introspettiva.

Snaporaz viene affascinato alla follia da una splendida donna incontrata sul treno, tanto da scendere da esso solo per seguirla. Alla fine dell’ inseguimento si ritrova in un locale dov’è in corso un convegno di femministe che attaccano l’uomo, il sesso e la società patriarcale in un modo feroce, aggressivo e violento, e da qui parte il viaggio del protagonista all’interno del proprio inconscio sul rapporto col “gentil sesso”.
Giochi di camera, scenografie a mio parere complicatissime compaiono una dietro l’altra, un numero incredibile di comparse, dialoghi serrati e monologhi superbi, insomma tanta maestria.
La trama del film scivola via rapidamente, i personaggi stravaganti si susseguono come i cambi di scene sopra citati ed il finale lascia qualche punto interrogativo allo spettatore, ma probabilmente è giusto riportare il tutto alla realtà prima della fine di questo strano viaggio.
Maschilismo inconsapevole, primi stati di eccitazione adolescenziale, l’amore e il suo declino nei confronti della moglie, la paura, il desiderio, l’eccitazione; questo esplora il protagonista all’interno della sua anima e della sua mente, prima di rendersi conto che quello che vuole veramente è semplicemente la donna perfetta per lui e, mentre si interroga sul fatto se esista davvero o sia solo una romantica invenzione letteraria, siamo catapultati di nuovo nel mondo reale con Snaporaz che si risveglia sul treno con affianco la moglie, due belle studentesse (che nel suo viaggio mentale erano tutt’altro…) e quella affascinante signora d’inizio film, mentre il treno entra in galleria e, grazie alle inquadrature del regista, noi con lui, e la sala si fa buia prima della comparsa dei titoli di coda.
Un film che non ho trovato per niente facile, ma sicuramente affascinante e di altissima qualità da un punto di vista “tecnico”, e che quindi vorrò riguardare a breve per poterlo capire e apprezzare meglio.
Concludendo, consiglio questo film a chi ha piacere di approfondire la conoscenza del grande Federico Fellini e non a chi vuole passare semplicemente una piacevole serata poco impegnativa davanti ad uno schermo.
(Ste Bubu)

1 commento:

  1. "Culità maniacale" di Federico Fellini

    Il regista di Rimini esclama "Tutte le donne sono belle" un po' entusiasta un po' spaventato. Lo sguardo ingenuo o prepotente, in ogni caso miope, dell'uomo comune incontra quello tipicamente visionario del regista.
    L'Universo Femminile, in cui tutto sommato è meglio non addentrarsi troppo (e "viceversa"), è raccontato con l'occhio perso, semplice ed affascinato del maschio. "Non è possibile farvi ordine", pare dire Fellini, "ma è davvero stupendo trovare il bello in ogni scorcio di pelle femminile"; in questo senso, davvero, nessuna è brutta: perché ha il proprio bagaglio di fascino, frutto di ogni giorno ed esperienza passati o perché muove i propri difetti rendendoli ammalianti. Non è necessario (anzi?) avere l'inebriante décolleté di Donatella Damiani...
    Film, come molti altri suoi ("8 e 1/2", "Amarcord", "Roma"...), ricco di simbolismo che sconfina nel surrealismo; in maniera che io subisco un po' per impreparazione e incapacità.
    Ma va bene così, i sogni di Fellini devono essere percorsi.

    In poche parole, Bubu: io, Elena e Mr Brown ringraziamo per lo spunto e...meno male che l'hai recensito tu!

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