"Bassa marea" che insabbia l'esistenza

Segnatevi anche questo titolo: "Low tide" è l'altro film che vi consiglio di inseguire, come segugi della Settima, farsi guidare da quel sapore di cinema autentico, di m.d.p. a spalla, di recitazione raccolta per la strada, di sceneggiatura che propone i nostri giorni. Incredibile, mi ritrovo a scriver bene, per la seconda volta (in un giorno), di un autore italiano. Ma anche il quarantaduenne marchigiano Roberto Minervini è uno semi-sconosciuto...
...come il napoletano Leonardo Di Costanzo e, tant'è, anche lui è ha ritenuto meglio chiedere educatamente congedo al nostro entourage cinematografico di altissimo livello (...) e ripiegare negli U.S.A., in pieno Texas, per trovare ispirazione lontano dal caos che assilla il nostro paese.
Torniamo al film. Quando io, mia mamma e tutto l'auditorium San Fedele siamo disposti in sala, un ragazzo ci mette intempestivamente in guardia: "Il film è in lingua originale, inglese, e non ci sono sottotitoli, ma...non vi preoccupate...ehm, praticamente non ci sono dialoghi". Certo, un po' mi spavento, ma dopo pochi secondi metto a fuoco il tipo di cinema che potrebbe dipanarsi davanti a me, e cresce l'attesa. Inizia il film e rivedo i Dardenne, rivedo lo stesso "L'intervallo" o "Sister", rivedo, insomma, il cinema che mi piace. Seguire il ragazzo lasciato a sé, in una terra che, nel nostro immaginario, dista anni luce dagli United States of America tutto solidarietà e benessere, è un'atroce meravigliosa esperienza. Sembrano finestre su un cinema parallelo, piccolissimo e nascosto, questi film indipendenti innamorati di tutto ciò che, di tremendo e dolce, ci capita tutti i giorni.
E' un film ricco di significati, uno per ogni parola non detta.
Non si perde mai, non è vero che gira a vuoto, il vostro cuore non bighellonerà un secondo.
Una lunga sequenza che affascina; solo il finale lascia qualche perplessità perché pare ambizioso ma, dopotutto, lo è anche quell'ultimo disperato gesto materno. E poi, tutto sta nel come lo si interpreta, io così: ci pensa il mare, più mosso che quello davanti al quale s'arrestò Antoine Doinel, a ricordare che nulla si calmerà, la vita sarà ancora onda alta contro cui lottare per non naufragare.
(depa)

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