Il cinema sorge in Arabia

Dall'ultimo Festival di Venezia è spuntato anche un film che assume un'importante valenza storica: è il primo ad essere girato da una donna in Arabia Saudita. "Wadjda" è un film che dev'essere visto per molte ragioni, ne riporto, due al volo: è una finestra affascinante su un mondo a noi ancora, incredibilmente e ingiutstificatamente, troppo ignoto e, last but not least, è un'ottima pellicola. Regia di Haifaa Al Mansour.
Il film è pervaso da un'autentica delicatezza che non cola mai in sala, asciutto, senza sentimentalismi o moralismi, la storia della graziosa e furbetta Wadjda ci permette di affacciarci su una Riyadh brulicante di obsolete tradizioni e nuove speranze. Si può quindi scoprire che, anche "laggiù", a un muratore può scappare una battutina verso una bambina (senza che scoppi un conflitto nucleare o un'ennesima intifada); ma sono tanti (e più significativi) i dettagli che potranno aiutarci a rimuovere un po' della nebbia che circonda quel paese e quella cultura.
Ironico e profondo, è anche attento a non cadere mai nella banalità (la protagonista vince, ok, ma...); per assurdo, la pellicola avrebbe potuto finire con un'esplosione in un mercato, perché per il resto del film non c'è zucchero e dolore, solo tante vite che si portano appresso tutto ciò che comportano, aiutate od ostacolate dalla particolare religione "in vigore".
Molto brava la protagonista che mostra buona padronanza di ogni piccola sfumatura espressiva (quindi un altro "+" sul registro alla regista).
Ottimo finale: la ragazza ad un incrocio, attraverso il quale sfrecciano piccoli veicoli e mezzi pesanti, anche leri dovrà buttarsi, in questo mare inquinato che è la Terra.
(depa)

1 commento:

  1. Il film è stato distribuito nelle sale in questo periodo, col titolo di "La bicicletta verde".

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