Amore ed orgoglio

Dopo un momento di panico dovuto al guasto dell'impianto audio della sala Ninna che poi miracolosamente ha ripreso a funzionare, è potuto partire il "viaggio" in Medio Oriente che da un po' di tempo mi ero programmato. "Una Separazione" è un film del 2011 scritto e diretto da Asghar Farhadi, ambientato e girato nel suo paese d'origine ovvero in Iran. Il film ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui l'Orso d'oro alla 61' edizione del Festival di Berlino, il Premio Golden Globe come Miglior Film Straniero e Il Premio Oscar sempre come miglior film straniero e diciamo subito che tutti questi riconoscimenti non sono per nulla casuali.
Sinceramente ho trovato questo film abbastanza impegnativo, questo perchè le emozioni, che vivono e ci vengono trasmesse dai personaggi, sono molte e in rapida successione e spesso non facilissime da cogliere al volo a causa della mia scarsa conoscenza della cultura persiana, che sta alla base di tutte le evoluzioni psicologiche che essi hanno in base ad un susseguirsi di avvenimenti che nascono da alcune situazioni, queste molto difficili da affrontare in qualunque angolo del globo terrestre si viva: un probabile divorzio, il dover badare ad un padre vecchio e malato di Alzheimer e ad una figlia undicenne che sta soffrendo per la separazione dei suoi genitori. Il protagonista che si trova al centro di queste vicende è Nader (Peyman Moaadi), un uomo che deve aver da poco superato i quarant'anni, che si trova a dover affrontare la separazione dalla moglie Simin (Leila Hantami) e queste conseguenti difficoltà, per essersi rifiutato di emigrare con lei, decisa a voler portare fuori dall'Iran la figlia esclusivamente a causa della situazione politica e sociale del paese, visto che la situazione economica di questa famiglia è decisamente agiata. La vita di Nader si complica ulteriormente quando la donna che aveva assunto per aiutarlo ad accudire il padre lo accusa di averle fatto perdere il bambino che portava in grembo a causa di una spinta dopo una litigata, nata dal fatto che aveva lasciato l'anziano in casa da solo. La donna in questione e la sua famiglia sono molto religiose, ciò fa sì che lei ed il marito abbiano molti scrupoli che li conducono sempre a voler fare la cosa moralmente più corretta, ma, d'altra parte, anche a sentirsi spesso vittime di ingiustizie a causa di una diffidenza che sentono nei loro confronti, non solo da parte di Nader e sua moglie, ma di tutta la società iraniana.
Lo scontro, anche a livello legale, tra queste due famiglie è molto teso e probante per tutti e diventa un intreccio di emozioni e sensazioni che i personaggi vivono e che cambiano molto in fretta, di conseguenza al rapido susseguirsi degli eventi e delle situazioni.
Il regista, a mio modesto parere, è molto abile nel raccontarci questa storia attraverso appropriate inquadrature e passaggi di scena. In particolare, ad un certo punto del film, ho notato un passaggio da una scena all'altra molto rapido e netto che mi è sembrato troppo precoce, per poi scoprire che questo, che io istintivamente ed erroneamente avevo giudicato come uno "sbaglio", era una scelta ben precisa per non svelare un avvenimento che si sarebbe dovuto scoprire molto tempo dopo e che, quando si è rivelato, mi ha fatto rimanere a bocca aperta per lo stupore.
I dialoghi sono molto serrati e, pur avendo visto il film doppiato in italiano, la bravura degli attori è evidente nei gesti e nelle espressioni e, ad ogni scena, tutto ciò rivela un nuovo, per lo spettatore, lato del carattere e dei pensieri dei personaggi, finchè, alla fine del film, abbiamo capito tutto di loro, anche se non per forza condiviso. 
Un film che cresce costantemente e con un finale, secondo me, azzeccatissimo e quasi commovente. Una nota di merito anche per l'inquadratura che rimane sullo sfondo durante i passaggi dei titololi di coda: un dipinto (in movimento) che rappresenta la separazione di Nader e Simin.
Il ritratto che viene fuori dell'Iran è quello di una società non molto diversa dalla nostra, solo un po' più condizionata da un maggiore "integralismo" religioso da parte di alcuni, che, tuttavia, non porta sempre a qualcosa di negativo, ovvero spesso porta ad una minore libertà di pensiero ed azione, ma ad una maggiore coerenza e rettitudine morale anche sottoforma di rispetto verso il prossimo, il che, per me e per quello che sono i miei ideali, è molto inquietante.
Spero di aver incuriosito più di un cinerofumiano con questa recensione perchè penso veramente che sia una pellicola che merita di essere vista e perchè sono curioso di sapere come valutate il film e le mie impressioni su di esso.
Un ringraziamento a Samer ed Emanuela per avermelo consigliato.
(Ste Bubu)

6 commenti:

  1. Ricordo che lo perdetti al cinema per caso. Ho rimediato e non mi è piaciuto un gran che. Regìa buona ma sceneggiatura, volutamente urticante, che mi ha lasciato perplesso per più di una volta. "Perché girare questo film?" mi sono chiesto dubbioso.
    Il regista quarantenne è riuscito, invero, a non lasciare che la pellicola si afflosciasse. Il rischio c'era, eccome. E' stato abile a danzare tra il genere giallo e quello drammatico (scontrandosi goffamente con quello comico nella scena del "giuramento ammanettato"). Un giallo con sfumature iraniane.
    Pero' da qui ad un Orso d'Oro...cioè, nell'Immaginario, intendo.

    Qual è l'avvenimento svelato che ti ha sconvolto, scusa?

    Alla fine è la storia di una rompiballe che straparla alla grande, anche in nome del corano, che è peggio.

    Finale banalottino, non si capiva che avrebbe "non scelto"? che coraggio!

    RispondiElimina
  2. Mi sembra chiaro che sui film che vengono dal Medio Oriente non abbiamo proprio gli stessi gusti...

    Non capisco cosa intendi quando parli di "sceneggiatura volutamente urticante" e uno dei motivi per cui, secondo me, è stato girato questo film è il voler mostrare al mondo com'è strutturata in questo momento la società iraniana, attraverso una storia, come spiego meglio nella recensione, (purtroppo) di vita ordinaria ovunque (anche l'impressione che ho avuto su quest'argomento l'ho già espresso nella recensione).
    Verissimo che è una pellicola drammatica tinta di giallo e questa, a mio parere, è un'altra caratteristica che rende quest'opera molto valida.
    La scena che definisci "comica" non la ricordo, ma ricordo che di questo film non mi ha fatto ridere proprio niente!

    E il "dipinto in movimento" dal titolo "Una separazione" che rimane durante il passaggio dei titoli di coda? Non l'hai visto? Secondo me, è geniale!

    L' "avvenimento svelato" te lo dirò, ma non lo scrivo perchè rovinerei la "parte gialla" del film a chi dovesse leggere recensione e commenti prima di guardare il film.

    Dai ouh! scanniamoci un po' cazzo!!! :)

    RispondiElimina
  3. Ma sì, dai, intendo quel tipo di sceneggiature che giocano sull'imbarazzo, sull'effetto di disagio ricreato dalle scene. Nelle commedie fatte bene, gli "sketch" non girano a vuoto ma conducono tutte verso il succo. Nelle altre, come questa, paiono sterili siparietti.
    La scena di cui parlo è quella in cui il protagonista alza la mano, nel corridoio della centrale di polizia, per fare un giuramento, tirandosi su anche la mano destra del piantone. Segue una battuta che dire fuori luogo e voler promuovere ad ogni costo. Comunque, infatti non fa ridere. Anzi.

    Il "dipinto" di cui parli non mi è parso nulla di innovativo, quanto a costruzione (chiedere di elencare esempio, in questo caso, è davvero una tortura), semplice e prevedibile nel contenuto: "ti lascio senza la scelta della figlia", "perché è giusto così", quando invece, un film deve osare...

    RispondiElimina
  4. Bah... a me più che "sterili siparietti" sono sembrate situazioni e dialoghi che lo scenggiatore e il regista hanno voluto mostrare per illustrare determinate situazioni che, per esempio, mi ripeto, possono nascere per l'estremismo religioso che in alcune persone, in Iran, è ben presente e radicato. Forse è vero che in certi passaggi sembra quasi di assistere ad un (drammatico) "reality show" (enfatizzo per venire in contro al tuo pensiero), ma credo, appunto, che tutto ciò sia cercato e voluto.
    Anche perchè questo viene fatto con, anche secondo te, una buona regia e condito con quello sfondo giallo, e tutto questo rende il film un film e pure bello ed appassionante, oltre che istruttivo.

    Stasera voglio essere polemico fino in fondo per portare avanti questa bella discussione...
    Scrivi che il "dipinto" non è innovativo. Io questo non lo so perchè, sinceramente, non ho ancora una cultura cinematografica abbastanza ampia per saperlo e mi fido di te, però, scusami un attimo, un'opera d'arte per essere bella dev'essere per forza innovativa? Non credo. Per me l'innovatività è una delle tante caratteristiche di un'opera d'arte in base alla quale poterla giudicare, ma non l'unica, altrimenti, per esempio, il "classicismo" nella letteratura sarebbe stata considerata una corrente neanche degna di essere ricordata, visto che si basava sulla "valorizzazione dell'imitazione".
    Per me quell'inquadratura finale è geniale perchè significativa a bomba e bella da vedere, indipendentemente che abbia ripreso idee già proposte (dicesi "creatività imitativa").

    La scelta della madre di lasciarlo senza la scelta della figlia rende il finale più drammatico e toccante, ma, e su questo alla fine ti do ragione, un po' forzatamente a discapito di una maggiore originalità.

    RispondiElimina
  5. Tutto il film ruota attorno ad un canovaccio alla Forum con due casalinghe che si azzuffano, facendosi tentare da piccole bugie per uscirne fuori, quindi il sapor "orientale" in pratica non emerge. Siamo laggiù, ma siamo anche a Cologno Monzese.

    L'ultima inquadratura, che tu chiami "quadretto", trovandovi qualcosa che io non colgo, perde ai miei occhi, ogni possibilità di colpirmi positivamente, ANCHE perché non è innovativa. Lungi da considerarla una conditio sine qua non. Qui era una scialuppa di salvataggio...

    RispondiElimina
  6. Ahahah... Aggresssssivo, ma simpatico!
    Su quel "...Siamo laggiù, ma siamo anche a Cologno Monzese" mi hai fatto piegare dal ridere...
    Mi arrendo!
    Evidentemente abbiamo percepito questa pellicola in modo radicalmete diverso e ovviamente rispetto la tua opinione.

    Speriamo che, prima o poi, qualcun'altro commenti questo film per avere un terzo parere e magari poter riprendere il dibattito...

    RispondiElimina