Amore surreale secondo De Oliveira

Ieri sera in sala Uander c'era la consapevolezza di non reggere di fronte ad un film mediamente lungo e allora c'è venuto incontro, benvenuto al Cinerofum, il regista portoghese di 104 anni che, si può davvero dire, ha visto il Cinema e la sua bellezza evolversi. Forse decadere nel ridicolo, ma anche conservare una dignitosa e ironica spavalderia. "Bella sempre", del 2006 (girato all'età di 98 anni) rappresenta un'ora di elegante tributo alla Settima e a uno dei suoi massimi esponenti: Luis Buñuel.
Ma non solo. Il fascino di questa pellicola, che mette in atto un grandioso esercizio di sintesi, sta nel toccare universalmente molteplici aspetti dell'esistenza umana. Sin dalla prima immagine, lo sguardo vispo e ansioso di Michel Piccoli, si capisce che sul tavolo ci sarà un amore senza età (che poi si rivelerà anche senza senso) che cerca con gli occhi ciò che il cuore insegue come un segugio. Devo ammettere un particolare scabroso. Come sapete (chi? boh...Bubu, tu ci sei?), prima di vedere un film non leggo nulla, non m'informo a suo proposito. Secondo, non ho colto l'allusione più che esplicita del titolo (e pure ribadita dalla dedica iniziale al grande regista surrealista spagnolo: a quel "Bella di giorno" che, 38 anni prima di questa pellicola, ci raccontò una repentina, scabrosa, fantastica "rivoluzione" sessuale.
Non si può pretendere che mi si squarci il velo di demenza al sentir pronunciare i nomi Henri Husson e Séverine Serizy (roba da "Supermike"), come sapete; ci vuole ben altro (nemmeno il Piccoli è servito, fate vobis). Quindi per me questo film avrà per sempre un carattere piuttosto autonomo, quindi bugiardo, rispetto al suo prequel. Non commettete lo stesso errore: guardate le due pellicole a stretto giro. Esagerato? E la scatoletta da cui "esce la zanzara", la ricordavate tutti...
A me cos'è rimasto? Un cinema che si muove col passo elegantemente lento di chi ne ha già viste e desidera "perdersi", indugiare sui dettagli, indugiando su di essi, senza fretta. In cui Parigi si fa magicamente mare di flutti d'amore, oceano di infinite onde di passione, alcune appensa insorte, altre ormai destinate a scemare.
Il tempo passo e allora guardiamolo un po'; si stia esso esibendo nel numero della candela che si consuma o in quello della lacrima immobile.
Ma se l'omaggio a Buñuel esplode in tutto il suo fragore nella scena finale (inno al coraggio dell'imbarazzo o alla dignità dell'accettazione, senza illusorie messinscena), con la ciliegiona del suo gallo simbolo, comunque una sotterranea ed elegante rottura degli schemi è percepibile per tutta la pellicola del regista di Oporto.
(depa)

1 commento:

  1. Dai… pellicola piacevole. Anch’io l’ho scelta qualche sera fa perché l’ora era tarda e non avrei avuto la forza per un film “intero” e questo mi ha intrattenuto piacevolmente per poco più di un’ora con dialoghi affascinanti e introspettivi (quasi quasi mi sono piaciuti di più quelli col barista che quello finale tra lui e lei) e una grandissima qualità delle immagini (su tutte quella della locandina).
    Non ho ancora visto “Bella di giorno” di Bunuel e a breve rimedierò a questa mancanza…

    RispondiElimina