Gli smarriti della Coppola

Una settimana fa, dopo il solito intervento satirico di Crozza, ironico quanto acuto, non me la sono sentita di conoscere le ultime imbarazzanti e allucinanti incongruenze del nostro paese e, allora, sono riuscito a convincere Elena a seguirmi nel magico mondo Cinema, dove poter riazzerare le strutture ormai degenerate là fuori. In programma il secondo film della figlia d'arte newyorkese Sofia Coppola: "Lost in translation", del 2003.
La regista, che irritò la sala Uander col presuntuoso e vuoto "Somewhere" (2010), già in questo film si avventurò nei meandri dell'insoddisfazione e dell'alienazione, nelle paludi della malinconia. E, questo percorso, in "Lost in translation", è tinteggiato con più maturità e minor superficialità.
Le oniriche e ipnotiche luci delle caotiche città moderne rappresentano lo sfondo perfetto per l'abbagliante vuoto che può circondare l'uomo. Sballottamento nello spazio e nel tempo. Un oceano può interporre una distanza di milioni di chilometri, i tempi moderni catapultare ad anni luce dal nostro qui e ora. Gli appigli cedono, la soddisfazione non trova la propria definizione. Gli amori ci sono ma è come se non. Forse la soluzione è un dialogo (meno cinico di quanto sembri), o uno stare assieme, senza calcoli, come sospeso su un piano di un grattacielo che non ha numero. Nella tenerezza di quel "ce l'ho", pronunciato da Bob riferendosi al CD di Charlotte, sta una possibile chiave per guardarsi senza affondare, con sguardo ironico ma fermo.
Sarà che questa volta la Coppola ha preso di mira, senza ritegno tra l'altro (e questo, forse, è l'unico grosso neo della pellicola), la "maschera" giapponese e non il nostro paese, ma "L'amore tradotto" (sottotitolo del film) risulta più piacevole. Complice anche un Bill Murray, realisticamente amaro in ogni ruga del viso ma brillante come ai tempi degli "Acchiappafantasmi", capace di reggere il ruolo senza traballare. Anche Scarlett Johansson, che ha il viso adatto per definire sia il vuoto della protagonista, sia la sua volontà di riconoscerlo innanzitutto e, magari, di riempirlo. Dopo averci fatto girare attorno a loro, sorridere e un po' irritare (possibile che debbano essere due persone nelle loro condizioni a non sapere cosa fare, dove andare?), i due protagonisti salutano la scena addirittura emozionando lo spettatore, con quell'abbraccio finale, per nulla hollywoodiano.
Concludendo, buon ritmo, silenzi e frastuoni ben mescolati, riflessioni amare e sorrisi spontanei, il secondo lavoro della regista vi piacerà. Mi fate sapere?
(depa)

1 commento:

  1. Ti faccio sapere...
    Un film che ci racconta di quei momenti di smarrimento che nella vita spesso capitano e che ti fanno sentire perso in una marea di problemi dalla quale uscirne è terribilmente difficile, anche perchè la prima vera avversità è capire prima di tutto se siano realmente dei problemi o se si tratta di quella eterna sensazione di insoddisfazione della serie "è tutto qui?".
    Validissime le interpretazioni di un grande Bill Murray e di una splendida e sensualissima Scarlett Johansson e sono d'accordo con te sul fatto che siano entrambi azzeccatissimi per la parte.
    D'accordo con te anche sul fatto che valga la pena sottolineare l'ottima scelta della regista di proporci come ambiente di perdizione, sensazione di solitudine, smarrimento e malinconia una metropoli caotica e in continuo movimento come Tokyo, oltre che per il fatto che "rappresenta lo sfondo perfetto per l'abbagliante vuoto che può circondare l'uomo", anche perchè, in un ambiente del genere, è maggiore la difficoltà dei due protagonisti di appagare questa loro sensazione e bisogno di doversi fermare un attimo a riflettere, di rallentare, di vivere il qui e adesso, con un occhio al passato ed uno al futuro, ma senza dover correre per forza da qualche parte, perchè la vita in realtà sta tutta nel sapersi godere quel tenero e sincero abbraccio e pensare che le cose, tutto sommato, non sono poi così male o comunque andranno bene. Basta volerlo.
    Bello bello!
    Io non ho visto l'altro film e, dato quello che hai scritto, non lo guarderò, ma basandomi sulla visione di "Lost in translation", per me la Coppolina è promossa!!!
    Ueilà! :)

    RispondiElimina