"La vita da svegli è un sogno sotto controllo"

Ieri sera, in sala Ninna, ho visto un film molto particolare. "Waking life" (Risvegliare la vita) è un trattato di filosofia su pellicola. Un lungometraggio d’animazione realizzato negli Stati Uniti da indipendenti, scritto e diretto da Richard Linklater nel 2001, attraverso il quale lo spettatore, munito di una dose sufficiente di curiosità e voglia di capire, può provare a riflettere e a dare qualche parziale spiegazione e soluzione a quei problemi esistenziali e sociali che l'essere umano, come individuo e come società, vive in questo terzo millennio.

La Filosofia è un campo di studi che si pone domande e riflette sul mondo e sull'uomo, indaga sul senso dell'essere e dell'esistenza e si prefigge inoltre il tentativo di studiare e definire la natura, le possibilità e i limiti della conoscenza.
Questo tenta di fare il copione di "Waking life", esponendoci una serie di profonde, acute e spesso argomentate riflessioni, proposteci in forma di dialoghi tra, e con, i vari personaggi che il giovane protagonista incontra durante il suo lungo sogno, dal quale non riesce più a risvegliarsi, dovuto allo stato di coma in cui è finito dopo un incidente.
L'intero film è stato girato usando video digitale su cui successivamente una squadra di artisti, tramite computer, ha disegnato linee stilizzate e colori per ogni fotogramma. Questa tecnica, chiamata " Rotoscope", rende le immagini ondeggianti e mai ben delineate dando un senso di oniricità a tutto il film, ovviamente per niente casuale.
Questa pellicola rappresenta in modo intenso la situazione sociale di oggi. Tra i temi più discussi c'è il libero arbitrio, la maschera di Pirandello, l'istinto, l'evoluzione, il sogno e l'esistenza di Dio. L'opera spiega la confusione che esiste nel terzo millennio, dovuta alle troppe idee, al consumismo generatore della pigrizia, all'uso frequente della violenza e dell'autolesionismo che, nella loro brutalità, si ribellano allo stato di incertezza contemporaneo. 
La colonna sonora è suonata da un'orchestra di archi che esegue per tutta la durata del film una musica simile al tango, veloce e incalzante, come veloci e incalzanti sono i discorsi filosofici che, se ascoltati con la giusta dose di attenzione e magari assimilati riguardando il film più d'una volta, indipendentemente dal fatto che siano condivisi o meno, possono rendere sicuramente più saggio chi li ascolta, solo per il fatto di aver, di conseguenza, riflettuto ed essersi fatti un'idea propria più approfondita sui temi esistenziali e sociali sopra citati.
Consiglio questo film a tutti i cinerofumiani che amano "filosofeggiare", magari con un caro amico sorseggiando una bottiglia di buon vino, almeno quanto amano il cinema.
..."È come arrivare su questo pianeta con una scatola di pastelli, c'è chi ha la scatola da otto pastelli e chi quella da sedici. Ma quello che conta è quello che fai, con i pastelli, con i colori che ti hanno dato! Non state a preoccuparvi di colorare fuori dai contorni, colorate fuori dai contorni, dico io! ma anche fuori dalla pagina! Non mettetemi limiti!"...
E allora, cari amanti della settima arte, non limitiamoci.
(Ste Bubu)

1 commento:

  1. Non male questo piacevole, intelligente ed elegante "vezzo" (più che mai necessario) di autocelebrare la capacità tutta umana di di parlare di sé con mezzi altri che non siano le parole. Cioè di guardare il mondo, provando a mettere gli occhi nell'astuccio, le orecchie nel cassetto...
    Disegni suggestivi che, assieme ad alcuni passaggi davvero emozionanti (le sequenze con gli strumenti musicali, l'"artistoide" sul ponte...), confezionano un'esperienza intrinsecamente differente.
    Oltre a quello del regista che viene da Houston, ben vengano altri "tentativi" del cinema sperimentale. Unico metodo per seminare lungo tutto il campo arato. E oltre, chiaramente...

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