Aldo, Antonio e Mario… che spettacolo!

Per concludere in bellezza questo 2013 pieno di tante belle “esperienze cinematografiche” (300 recensioni!? Ueilà che 'rofum!), mi sono buttato sull’”usato sicuro” ed è stato un finale perfetto.
Una commedia (la mia passione) all’italiana dal sapore antico. Alla regia il maestro Mario Monicelli, in collaborazione con, il recentemente apprezzato sul ‘rofum, Steno. Correva l’anno 1951 quando Aldo Fabrizi e Totò interpretarono magistralmente il superbo “Guardie e ladri”.

Povere ASL...


Qualche settimana fa, fuori dalla sala Negri era un pomeriggio grigio e umido, mentre, stirato sul divano, mi allungavo con la cassetta in mano e pigiavo play. Il numero 17 della roboante collana intitolata "Capolavori italiani" fu "Il grande cocomero", pellicola del 1993, scritta e diretta dalla regista romana, classe 1960, Francesca Archibugi. Assunto che i titoli di prodotti in vendita devono necessariamente spandersi altisonanti, è possibile comunque essere concordi nel trovare maturità in questa pellicola, per contenuti e realizzazione.

Ueilà, che prosciuttina!

Ieri sera, ha fatto il suo esordio in sala Ninna, con la sua opera più importante, il regista spagnolo, recentemente scomparso, Bigas Luna. “Prosciutto prosciutto”, vincitore del Leone d'argento - Premio Speciale per la regia, uscì nelle sale nel 1992.
Un’opera particolare e intrigante, un melodramma ironico che mescola passione, tragedia, stravaganza, umorismo e malinconia.

Ciao Lola!

Sempre in omaggio all'attrice parigina Anouk Aimée, all'"Oberdan", è stato proiettato il film "Model Shop" ("L'amante perduta", in italiano), del regista del nordovest francese, Jacques Demy. Questa pellicola del 1969, cogliendomi impreparato, porta avanti il discorso sulla bella e triste "Lola", cominciato una decina d'anni prima. Con stessa carezza e stessa lacrima, avvolte, però, dai colori e dagli spazi dell'estremo ovest statunitense.

Siamo tutti lì...

Molto soddisfatto della selezione presentata nei primi tre giorni di Torino FF a Milano, da giocatore professionista (quale non sono), decido di smettere. D'altronde, la prossima manche prevedeebbe due italiani, di cui l'esordio di Claudio Amendola alla regia...sarà per un'altra volta. Il fedele "Spazio Oberdan" propone due filmoni, dedicati entrambi alla diva dimenticata Anouk Aimée, tanto bene. Il primo è "Salto nel vuoto", film di Marco Bellocchio, del 1980, con un grande Michel Piccoli e un senso d'angoscia insormontabile.

Natiche e stemmi imperiali

Ieri pomeriggio, un'altra VHS de "I classici proibiti". Questa volta lo scandalo c'è. "Vizi privati, pubbliche virtù", film del 1976, dell'ungherese Miklós Jancós, è una vera orgia di corpi danzanti e gesti dissacranti, ebbrezza che contamina lo spettatore facendogli riscoprire la bellezza del fisico umano, il fascino della pernacchia al potere.

Vedi che alla fine son buoni...

Il secondo numero della collana di videocassette "Americana", pubblicata da "L'Unità", a metà degli anni Novanta, presentò "Incontri ravvicinati del terzo tipo" (Edizione Speciale 1980, con interni dell'astronave!). Il celebre film del 1977, scritto e diretto dallo statunitense Stephen Spielberg, è ancora in grado di coinvolgere e stupire.

L'occhio della vergogna e del perdono

La pioggia scrosciante del pomeriggio è continuata anche la sera, così ieri, io e Depa ci siamo messi comodi in sala Ninna e ci siamo gustati un’ottima opera della Settima. “Rapsodia in agosto” è una pellicola del 1991 diretta da Akira Kurosawa. Un film accattivante che, nonostante il clima scanzonato che regnava in sala, ci ha decisamente rapito.

Arte e vita col sorriso

Oh che bello: il terzo giorno di TorinoFF@Milano, dopo i vampiri jarmuschiani, ha offerto una proiezione che riconcilia con cinema, teatro e vita. Paroloni, certo, ma che sgorgano sinceri, perché "Alceste in bicicletta" ("Moliere..." in italiano, !?) è una pellicola intelligente e profonda, riuscendo, un "di più" complesso quanto apprezzabile, pure a sorridere. E molto. Io ed Aporty, alla fine, più che soddisfatti. Merito del regista parigino, classe 1956, Philippe Le Guay e dei due attori protagonisti, tra cui svetta Fabrice Luchini, anche lui parigino (1951), maschera teatrale (cinematografica) ed umana d'elevata caratura.

Noi, nature morte

Oggi pomeriggio (piovoso) mi sono diretto verso il Sivori, direzione "Still life", il secondo lungometraggio del produttore e regista britannico Uberto Pasolini. Con un cognome così, son già di buon umore, anche se guardingo. E alla fine entrambi i lati son soddisfatti, uno perché il film rispetta una certa sensibilità artistica, l'altro, quello sospettoso, si dice "toh, lo sapevo!".

Musica per la libertà

In quell’ormai lontano week-end milanese a base di Settima e Doria, quando ancora le trappole repressive dello stato non avevano "catturato" me e il mio socio, Albert, oltre al mitico “L’angelo sterminatore” di Bunuel, mi fece un’altra soffiata “a livello di Settima”. “I Gatti Persiani” è una pellicola iraniana del 2009, firmata dal regista Bahman Ghobadi, che mi ha abbastanza soddisfatto.

Emo-cinema di Jarmusch

Nel terzo giorno del Torino Film Festival 2013@Milan, in programma c'è l'ultimo film del regista statunitense Jim Jarmusch (classe 1953). Meno male, così possiamo invitare l'esponente del cinema underground americano, se non proprio in sala Uander, almeno sul nostro 'Rofum. Glielo si deve, accomoderemo tutto il resto. Intanto, questo "Only lovers left alive" mi permetterà di sottolineare la sensibilità del regista nell'allestire atmosfere decadenti (anzi, già morte) e favole pungenti. Mordaci direi...

"America' ve sento!"

27 Dicembre, dopo una soddisfacente cena tra amici alla Montallegro (sì, dopo tutti in clinica...), c'è solo spazio per un film in sala Negri. Anche visto e rivisto; le feste, a chi le sa ascoltare, sanno dare consigli di riciclaggio, riuso, minimizzazione degli sprechi. E allora vado sull'usato sicuro, dico pavidamente che "il giorno dopo sono più buone" e riscaldo la VHS di "Un americano a Roma", film di Steno, datato 1954. Manifesto della comicità made in Alberto Sordi, mette in fila sketch indimenticabili che vien voglia di spostare in vetrina, affinché non vengano ammirati sempre gli stessi...

Eh già, "Dio ti benedica!"

Ieri sera, in sala Negri, è stato proiettato un film di cui mi hanno parlato più volte papà ed Elena, pellicola in sintonia, tra l'altro, coi banchetti che la tradizione di questi giorni impone ad ogni tavola ben apparecchiata. "Il pranzo di Babette" è un film danese del 1987, scritto e diretto dal quasi centenario Gabriel Axel, di cui si apprezzano eleganza e ironia.

La danza mortale della vita

La settimana scorsa sono tornato a salutare il vecchio anno al "circolino" sulla Martesana. Ancora una tappa del percorso "New Hollywood". Il film in programma è "Non si uccidono così anche i cavalli?", dello statunitense Sydney Pollack, con il quale viene offerta, al nostro umile Cinerofum, di accogliere sul suo divano immaginario il celebre autore, esponente dell'innovativa corrente cinematografica degli anni '60-'70 d'oltreoceano, scomparso nel 2008, all'età di 75 anni.

Oltre il sesso, nulla

La vigilia di Natale, freddo e pioggia, chiama a sé il Cinerofum per una serata di cinema nella sala genovese Negri. Quindi annullo tutto e inserisco una videocassetta..."Conoscenza carnale", dello statunitense Mike Nichols (quello de "Il laureato"), del 1971, apparteneva alla collana, de "L'Espresso", de "I classici proibiti", cioè quella serie di VHS rosso fuoco che, a noi giovincelli dai primi peli, prometteva calde immagini mai viste...

"Battaglie" moderne

Il quarto film presentato a Milano, nella rassegna dedicata al Torino Film Festival 2013, è un "giovane" film francese, la cui madre 35enne, Justine Triet, ha messo in mostra una buona disinvoltura dietro la m.d.p., soprattutto in una pellicola siffatta, che osa, che tira dritto, "andando lungo" solo di qualche metro. "La bataille de Solferino" v'intratterrà con sorrisi e qualche ruga riflessiva, attraverso un taglio stilistico dal carattere proprio.

Esistenze torride

Il secondo giorno di Torino Film Festival, tradotto a Milano, propone il primo lungometraggio della regista catalana, classe 1980, Neus Ballús. "La plaga" ("L'infestazione") è un buon film di qualità, ambizioso il giusto, attento uguale. Essendo venuto a conoscenza della genesi della pellicola, ne sottolineo l'affascinante effetto di film-documentario, amalgamato da ottimo film, intelligente quanto un documentario dovrebbe.

Nuovissimo cinema polacco?

Il secondo film presentato alla rassegna milanese inerente il TFF (W gli acronimi: "Torino Film Festival"), lunedì scorso, è stato un film polacco che colpisce per purezza stilistica, sostenuto da una fotografia in bianco e nero in grado di adagiare lo spettatore, con movimenti eleganti, sui una storia, su di un'atmosfera che di pesante, invece, ha molto. "Ida" è l'ottima pellicola di Pawel Pawlikowski, nato a Varsavia nel 1957, il quale ha già girato una decina di lungometraggi (che io ignorante non ho mai visto né sentito, così come il nome dell'autore), dimostrando di aver messo a frutto l'esperienza maturata.

Bentornato Woody

Ohhh, Woody torna nelle sale con una delle sue abituali spiritose ed eleganti commedie, riuscendo a far dimenticare, in poco più di un'ora, il suo ultimo ed unico scivolone. "Blue Jasmine", oltre ad una protagonista in stato di grazia (l'australiana Cate Blanchett, classe 1979), mette in evidenza l'eterna capacità del regista newyorkese di cogliere tutti i contrasti e controsensi della nostra meschina e dolce specie.

Mondo e paese

Lungo la strada della New Hollywood, l'ormai celebre "Circolino" propone "Tutti gli uomini del presidente", ancor più nota pellicola del 1976, diretta dal newyorkese Alan Jay Pakula, scomparso 15 anni fa. I fatti nudi e crudi, lì sullo schermo; episodi che, ormai, accettiamo come l'aria irrespirabile, ma sempre in grado di chiamare il pubblico a quell'attenti che ogni persona con un pizzico di dignità dovrebbe assumere. Nixon Boia che, vien da sorridere, si dimise. Lui.

Un filmettain

E via, si riparte, altro giro. Roba del nordovest italiano, questa volta. E' il capoluogo piemontese a fare da megafono all'arte cinematografica, suonando la "Torino Film Festival". La prima nota, riproposta la settimana scorsa a Milano, è stata allegra, ma da musichetta da camera. "2 autunni 3 inverni", dell'aquitano classe 1975 Sébastien Betbeder, con buona pace dell'organizzatrice della manifestazione, entusiasta della pellicola, è un filmetto senza pretese, anzi forse qualcuna...

Ma quante ne sapevi, Buster?!

Ribadisco che, alla faccia della storica rivalità che c’era trai due, secondo me chi ama Charlie non può non amare anche Buster! Così, dopo essermi rituffato, settimana scorsa, nell’arte di Chaplin, ieri sera mi sono gustato un’opera di Keaton.
Il suo cortometraggio “The Love Nest” (Il nido d’amore) è un’ennesima perla. Ultimo suo corto, datato 1923, questa pellicola è uno splendido mix di comicità, suspense e ironia, messo in scena alla grande dall’artista del Kansas

Anch’io voglio viaggiare sul Gattobus!

Anche questo sabato, ho trovato un’oretta e mezza da dedicare al relax e all’arte di Hayao Miyazaki. “Il mio vicino Totoro” è una pellicola del 1988 gradevole e spensierata.

Semplici verità

Venerdì sera, dopo l’ormai solita cena sociale al Chico, mi sono diretto verso il centro storico dove ho fatto un piacevole incontro che ha fruttato anche un buon consiglio cinematografico.
“La crisi!” è un film francese del 1992 scritto e diretto da Coline Serreau. Ha vinto il Premio César per la migliore sceneggiatura originale nel 1993 e, a mio giudizio, è una pellicola niente male.

Teatro nel teatro, al cinema

Era da un po’ di tempo che mi balenava in testa questo film di Peter Bogdanovich del 1992. “Rumori fuori scena” già mi aveva colpito positivamente anni fa e la curiosità era rivederlo e giudicarlo dopo il piccolo (quanti ce n’è…) bagaglio culturale di Settima che mi sono fatto ultimamente. Confermo il mio giudizio positivo…

Un Miyazaki incantevole

Sabato pomeriggio freddo e piovoso nella cara vecchia Zena, così che l’unica cosa da fare era mettersi comodi in sala Ninna e schiacciare il tasto play per un nuovo viaggio cinematografico. Ed è stato proprio un bel viaggio questo nel “La città incantata” (2001) dipinta da un grande Hayao Miyazaki.

Non si capisce, si ama

Un Wong Kar-wai tira l'altro. Passeggiata in "Buenos Aires", toast e di nuovo in sala, questa volta molto affollata, allo Spazio Oberdan. "Ashes of time - Redux" è un altro affresco dai colori e dalle sequenze mozzafiato, poco conta il fatto che tra tutti questi occhi a mandorla e l'intreccio alquanto arzigogolato, io ed Elena, ci siamo chiesti alla fine cosa diavolo sia successo. A pensarci bene, questo: che il regista di Hong Kong può intrattenere anche solo con le immagini, incastonando in esse frammenti preziosi sul tormento che accompagna quel sentimento, difficile da seguire e accettare, che è l'amore.

Altre immagini uniche di Kar-wai

L'"Oberdan" regala, a noi cinefili, una rassegna dedicata al regista di Hong Kong, Wong Kar-wai. Quindi mi precipito. "Happy together", del 1997, fu girato subito dopo altri due film che apprezzammo molto, in sala Uander. Mentre il racconto si è fatto più lineare, il tratto è rimasto quello avvolgente e grandioso che noi del 'Rofum, ormai, attribuiamo all'esperto autore, maestro dell'arte visiva.

Cinemasoch

Durante il cammino lungo corso Buenos Aires, di ritorno dalla visione dell'ultimo film di Roman Polański, "Venere in pelliccia", io ed Elena a ripensare a ciò cui abbiamo assistito...lo spunto è venuto da Baracca che, in una grigia gelida domenica, l'ha osservato e riassunto in poche battute mal masticate: "Uhm, così così, ma no, non è male, boh". Dimenticando o proprio memore del fatto che quelle interiezioni possono dire tutto o nulla, mi sono precipitato. Ed è un film che si presta. A riflessioni stimolanti, intendo. Intanto andate a guardarlo...

Lo chiamavano "la mente"...

…il criminale Ray “Woody” Winkler. Un soprannome sarcastico appioppatogli in galera che risulterebbe, al contrario, più che appropriato per l’artista Woody Allen. Correva l’anno 2000 quando uscì nelle sale “Criminali da strapazzo”, quindi un Woody “recente”, per il quale i film alle spalle iniziavano ad essere già parecchi, ma ancora ce n’era in quella mente da geniaccio della Settima e speriamo che ancora ce ne sia…

La notte più lunga

Un altro italiano al Cinerofum. No, non sono impazzito. E' che la collana de "L'Unità" fu dedicata proprio ai "Capolavori" del cinema nostrano. Poi, sotto la stimolante spinta di Bubu, il 'Rofum ha aperto definitivamente le porte al cinema italiano degli anni '80, '90. E quando, in scaletta, ci sono film come questo, non dico che si urli al miracolo, ma certo si può tener la mano lontana dal naso. I fratelli Taviani sono registi dalla pennellata particolare, riconoscibile; quindi, la nostra iniziativa confida apertamente la sua stima verso i due registi di San Miniato. "La notte di San Lorenzo", del 1982, è un'altra buona pellicola, capace di tenere accostati tanto del brutto e del bello che circondano questa stupida e sognatrice specie.

27 Giugno 1980: Ustica strage di stati.

Qualche settimana fa, in sala Negri, ho continuato la passeggiata intrapresa nella collana VHS "Capolavori Italiani", titolo roboante e, spesso, fuori luogo, purtroppo. Ma son film da vedere, "Il muro di gomma" in particolare. Nel 1991, al sessantaduenne milanese Marco Risi, figlio del celebre e grande Dino, bastò sfiorare quelle ferite ancora vive per realizzare una potente pellicola sulle morti nascoste dallo Stato. Anzi, morti degli stati. 81 morti.

Ancora una volta: chapeau, Sir Charles.

Dopo aver visto l’incantevole “La donna di Parigi” nel quale Charlie Chaplin si dedicò solo al lavoro dietro la macchina da presa, mi è venuta voglia di rivedere Charlot in azione, così ieri sera mi sono buttato su un suo corto. Ho pescato nel foltissimo mazzo e ho pescato bene. Vero è che è difficile cascar male, ma “Charlot soldato” (1918) è un corto fenomenale!

No cocaine!

Joshua Marston è un regista e sceneggiatore americano con soli due film all’attivo. Il più noto è il pluripremiato “Maria full of grace” che uscì nelle sale nel 2003. Mi tocca essere in disaccordo con la giuria di alcuni importanti festival, ma giudico questa pellicola per niente riuscita.

Nuova Hollywood, si parte...


Al "circolino", Lunedì scorso, è iniziato un nuovo ciclo dedicato al movimento cinematografico della "New Hollywood". Il primo capitolo è stato rappresentato da "Gangster Story" ("Bonnie & Clyde"), pellicola del 1967, diretta dal regista di Filadelfia Arthur Penn, classe 1922, scomparso tre anni or sono. Il film che pare aver dato lo scossone determinante al cinema classico americano, dando il via al rimescolamento del mazzo di fronte ad un cinema rattrappito, convince ma dev'essere apprezzato soprattutto per il ruolo simbolico che interpretò.

Il Chaplin che non c’è e che non t’aspetti

E’ stato bello, ieri, in un piovoso martedì sera, ritrovarsi nel caldo della sala Ninna in compagnia di un vecchio amico: Charlie Chaplin, l’uomo che mi fece rassegnare definitivamente al fatto che le emozioni che mi trasmette una pellicola non è in grado di trasmettermele nessun’altra opera d’arte. E anche questo “La donna di Parigi” del 1923 è un sali e scendi d’emozioni. Si ride e ci si commuove, i buoni sentimenti sono sempre ben in primo piano e, attenzione: Chaplin c’è ma non si vede.

“Alla curva di Barberino me li porto giù tutti e tre nella scarpata…”

Domenica sera, in sala Ninna, ha fatto la sua comparsa il regista emiliano Marco Bellocchio con il suo primo lungometraggio, “I pugni in tasca”, uscito nelle sale nel 1965.
Un film impegnativo e angosciante che pone uno sguardo critico e indagatore su una famiglia dell’epoca.

Adèle è travolta, noi con lei

Ed eccomi a posare sul 'Rofum qualche riga, seppur sentita, a proposito del film visto ieri sera all'Eliseo di via Torino. "La vita di Adele", fresco vincitore della Palma d'Oro, è una pellicola dotata di notevole di intensità, dettata in parte dall'incantevole fascino delle due protagoniste, Adele Exarchopoulos (che interpreta l'"Adele" del titolo, classe 1993) e Léa Seydoux (la bravissima "Sister", già apprezzata, dell'85), in parte dalla travolgente passione raccontata prendendo spunto da un fumetto di Julie Maroh. Il regista tunisino Abdellatif Kechiche ("Cous cous", 2007) si limita a stare appresso ai volti (e ai corpi) delle protagoniste, compiendo un sapiente pressing sulle loro emozioni: piacere, gioia, dubbio, paura, dolore.

Prima di tutto l'amore

Ieri sera, in sala Ninna, mi sono gustato una pellicola del 2010 intensa ed emozionante. “Cirkus Columbia” è un’opera del regista bosniaco Danis Tanović che racconta i giorni che precedettero l’inizio del conflitto armato nell'ex Jugoslavia, attraverso gli occhi degli abitanti di un piccolo paese ancora sconvolto dalla recente caduta del comunismo e dai cambiamenti che ciò aveva portato.

Che imbroglio il noir all'amatriciana!

In sala Uander è tornato Pietro Germi, in veste di regista e protagonista. Io ed Elena, ieri sera, a guardare "Un maledetto imbroglio", film poliziesco del 1959, ispirato al romanzo "Quer pasticciaccio..." di Gadda, dal quale ha ereditato atmosfera (romanità, edulcorata solo nel linguaggio) e complessità dell'intreccio.

Il primo Bluth è il segreto del nihil

Ieri sera altro film d'animazione al "Circolino". Io ed Elena abbiamo assistito al primo lungometraggio firmato Don Bluth, autore statunitense con lunga gavetta nelle officine Disney e buon successo da solista: "Brisby e il segreto del NIMH", del 1982, è un cartone animato decisamente per piccini.

Spaghetti animati, sempre italiani

La settimana scorsa, altro film d'animazione al "Circolino", come lo chiamiamo noi, proprio accanto allo "Zelig". Uscita solitaria per me. Peccato, perché l'incontro coll'opera del milanese Bruno Bozzetto, classe 1938, è stato davvero interessante, piacevole. "West & Soda", del 1965, è a tutti gli effetti uno spaghetti western senza carne e ossa, ma con tutti gli altri ingredienti, disegnati e mescolati a puntino, in salsa chili roots dal gusto ricco.

"Non fare sciocchezze Niko..."

Ieri sera sagra della zucca in tutto il mondo, allora noi, cui piace il dolce, ma con retrogusto amarognolo in fondo, ci siamo diretti verso Vico Carmagnola per vedere un film tedesco suggerito da Marigrade. Al "City", infatti, è in programmazione "Oh boy - Un caffè a Berlino", esordio alla regia di Jan Ole Gerster, classe 1978, originario di Hagen. Niente da dire: forse non gioca difficile, questo film che sa ispirarsi in maniera consapevole a stili cinematografici già assodati (Nouvelle Vague, in primis, poi Allen), ma il suo mix di ironia e pulizia registica non risulta mai né banale né noioso, fatto già di per se ammirevole.

L'ebbra ubris di Herzog

Ieri sera, in sala Uander, è tornato a farci visita Werner Herzog, con un altro affascinante tuffo nell'Amazzonia: "Fitzcarraldo", del 1981, conferma l'abilita del regista tedesco nel ricreare le atmosfere rarefatte di nature selvagge, avvolte ancora una volta dalle nuvole, come in "Aguirre...", dai sogni e dalle paure dei piccoli uomini che le abitano o attraversano.

"Che bel numero..." di Benigni

In sala Negri, lo scorso week end, è stato proiettato uno di quei film che mi ronzava nelle orecchie da anni, senza posarsi mai: "Berlinguer ti voglio bene", del 1977, è il lungometraggio d'esordio di un giovanissimo Roberto Benigni (24enne; ha compiuto 61 anni ieri: auguri), diretto dal parmigiano Giuseppe Bertolucci.

Al cuor selvaggio non si comanda

La settimana scorsa ha fatto il suo esordio in sala Ninna il regista statunitense David Lynch, già comparso sul ‘rofum con il più datato “Eraserhead”, visto da Depa in sala Uander.
“Cuore selvaggio”, uscito nelle sale nel 1990, mi ha affascinato e piacevolmente intrattenuto per tutta la sua durata.

Trio fantastico a Belleville

Ieri sera, il Cinerofum è tornato a trovare quelli del Cicorlo Familiare di Unità Proletaria. Sono passati un po' di mesi dall'ultima volta e la sua ristrutturazione, in perfetto stile "happy hour milanes", li ha fatti sembrare molti di più. Il secondo appuntamento con la rassegna "ANIMATAmente" ha previsto la visione di "Appuntamento a Belleville" (t.o. "Les triplettes de Belleville"), cartone animato francese del 2003 di pregevole fattura, in cui comicità e amarezza si mescolano a ricreare un'atmosfera che resta impressa. Primo lungometraggio di Sylvain Chomet, classe 1963.

"La terza freccia cercala..."

Venerdì scorso, dopo il concertino a "La Claque", del cantautore corso Stephane Casalta, e il solito girongiro per le "Erbe", entro in sala Negri con l'intento di scartare una gloriosa VHS. Strana soddisfazione nell'appiccicare l'etichetta adesiva e inserire la scatola nera in un'altra più grossa! Il film in programma è un cult generazionale: "Soldato blu", dello statunitense Ralph Nelson, pellicola del 1970, volle riporre in luce uno dei tanti massacri perpetrati dall'esercito yankee contro gli Indiani d'America. Colpendo nel segno, a sorpresa, a tempo quasi scaduto, tramite immagini truci di grande impatto.

Che botta di vita, Glorita!

Ieri sera, causa/gratia suggerimento di Marigrade, mi sono diretto verso il cinema Anteo (fermata Moscova) per vedere "Gloria", 4° lungometraggio dell'argentino (cileno d'adozione) Sebastián Lelio, classe 1974. Non conoscendo gli altri in concorso, non so dire se l'"Orso d'argento" all'ultima berlinale sia stato meritato o no, ma il film, particolare più che lodevole, ha il dono dell'equilibrio...