Era un folle… o forse era un genio…

Ieri sera in sala Ninna ha esordito il regista ceco Miloš Forman. Conosciuto ai più per il pluripremiato “Qualcuno volò...”, diresse nel 1999 un grande Jim Carrey in “Man on the moon”, film biografico che narra la vita e l’arte folle e geniale di Andy Caufman, comico e attore statunitense, o come preferiva definirsi lui, uno showman. Un artista provocatorio, creativo, mai banale, irriverente e divertente, che raggiunse il successo alla fine degli anni ’70.

Il film, secondo me, parte bene con un pezzo di Andy riprodotto perfettamente da Jim Carrey ed il regista (Orso d’argento al festival di Berlino) appare subito “osare”, mostrandoci una scena, per meglio dire, non “di”, ma proprio “alla” Andy Caufman, dandoci subito da intendere che il film, oltre che una biografia, vuol essere anche un "omaggio" allo showman prematuramente scomparso.
Il ritratto di Andy che viene fuori da questa pellicola è quello di un artista assolutamente geniale che non poneva limiti e "schemi" alla sua creatività: l’unico suo obbiettivo era emozionare la gente, non gli importava se il pubblico “rideva, piangeva, lo amava, lo odiava o addirittura usciva dalla sala incavolato, purché vivesse un’emozione”. Inventava continuamente personaggi nuovi e lo sboccato e politicamente scorretto Tony Clifton riuscì a farlo diventare addirittura un personaggio “reale” nella mente della gente: nonostante il pubblico sapesse benissimo che era una sua “maschera”, si relazionava con lui, infatti, come se fosse un’altra persona. Andy amava giocare con la gente, col pubblico, ma anche con gli "addetti ai lavori", prenderla in giro, burlarsene e provocarla con “giochetti” e sceneggiate, che alcune volte venivano svelate e altre no, tanto che, quando morì, c’è chi non credette, prima alla sua malattia e poi addirittura alla sua morte.
Le gag riproposte nel film sono molto divertenti, merito sicuramente di Caufman, ma anche della superba interpretazione di Jim Carrey (Golden Globe come miglior attore in un film commedia o musicale). La stella di Hollywood, ancora una volta, “da il bianco” e sono sempre più convinto che sia veramente un grande attore di commedia, al medesimo livello di suoi più illustri predecessori (vogliamo osare e scomodare un Jack Lemmon?), ma che, purtroppo, a causa della totale mancanza di sceneggiatori e registi validi come un tempo (penso ovviamente ad un B. Wilder), è quasi sempre destinato a recitare in film “stupidi” che non gli rendono assolutamente merito e giustizia.
In questa pellicola, un altro ruolo importante e ricoperto magnificamente è stato assegnato a Danny De Vito che interpreta l’agente di Caufman, George Shapiro, e non è sbagliato pensare che abbia contribuito anche lui alla stesura della sceneggiatura, visto che De Vito fu il protagonista della serie tv “Taxi”, che, nel 1978, fece conoscere Andy al grande pubblico.
Concludendo, giudico questo film decisamente valido: grazie anche ad un’ottima regia, offre la possibilità di conoscere in tutte le sue sfumature questo strano, un po’ folle e, nel suo campo, geniale artista americano e ciò, sommato alla grande prestazione offerta da Jim Carrey, secondo me, vale già abbondantemente il “disturbo”. 
Se poi, mentre lo guardate, vi renderete conto che vi fa schifo e a metà film vorrete alzarvi dal divano e non finire neanche di vederlo, Andy Caufman vi saluterà comunque con un sussurrato, rapido, soddisfatto e compiaciuto “grazie moltissimo”.
(Ste Bubu)

1 commento:

  1. Eh già, secondo me è un ottimo film tributo ad un personaggio cui un sacco di gente dovrà qualche emozione, positiva o negativa che fosse, provata nel proprio passato, chissà quanto grigio. George Shapiro, interpretato da De Vito, compare anche tra i produttori della pellicola, quindi sì, quest'opera può essere presa per "buona", sotto molti punti di vista. Come hai scritto tu, Carrey si esibisce in una prova emozionante, proprio come quegli attimi architettati da Kaufman. Forman conferma di saper mescolare ironia, follia e dramma, con un tocco esilarante e tragico. Col passare dei minuti ci si affeziona ad Andy sino ad odiarlo. Sensazioni complesse, saliscendi che, alla fine della fiera, danno ragione a tutti i Kaufman che furono e che verranno. Tra i film a cui voglio da sempre un bene sincero, non solo per quella salita sul ring, in accappatoio e con “stellina” al seguito (mitico!), ma anche perché mi emoziona pensare a chi, per limite ha solo il cielo, ma che ciò nonostante toccherà la Luna solo trasparente e leggero.

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