Le verità a fin di male

Stasera vorrei parlarvi del film che ho visto poco fa, dove? Ditelo voi. Esatto. La rassegna sul cinema israeliano ha proposto "Footnote" (letteralmente "Nota a piè pagina"), film del 2011 (miglior sceneggiatura a Cannes), di Joseph Cedar, israeliano nato a Newyork, classe 1968. Al suo quarto lungometraggio, il regista realizza un anomalo mix di comicità leggera e suspense filologica.
Ammetto che, all'inizio della proiezione, la perplessità è molta. In sala le risate alla visione dell'ennesimo sketch riproposto senza pudore si accavallano alle infantili scelte registiche. Gli splitscreen da quattro soldi trovano terreno fertile in platea. Poi, all'improvviso, così come giunge la telefonata al figlio del protagonista (rispettivamente, i bravi Lior Ashkenazi e Shlomo Bar Aba), si aprono nuove inaspettate porte. Dall'accattivante discussione tra lo Shkolnik Jr. e la "giurìa" dell Premio Israele in poi, saranno solo riflessioni più profonde di quanto si creda, serrate quanto evidente. La Verità demolita quando è mero involucro, la verità che cozza col buon senso, schiava dell'orgoglio. Ma anche il dubbio che s'insinua, tra le credenze di tutti e quelle proprie. Inoltre il conflitto eterno tra i diversi approcci filologici, che trasformano una scienza in un bazar. Quello generazionale, tra padri, figli e nipoti.
Con un percorso che è un thriller da biblioteca, la pellicola cambia rotta, avvicinandosi sobriamente ai protagonisti, si conclude elegantemente, con critiche più o meno velate alla autoreferenziale società patriarcale israeliana.
Secondo me è da vedere.
(depa)

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