Ottimo treno sino alla penultima fermata

L'altro ieri sera, all'Oberdan, ho avuto occasione di far accomodare, all'interno del Cinerofum, un regista molto apprezzato dalle nuove generazioni. Wes Anderson è un regista texano, classe 1969, che fa della commedia spiritosa e dei buoni sentimenti la sua specialità, muovendo abilmente la m.d.p. di conseguenza, rallentando sui corpi che si muovono tra scenografie ricercate e affascinanti e sulle note di ballabili anni 70. "Il treno per il Darjeeling" è un film che vidi già al cinema quando uscì, nel 2007, e ne confermo il giudizio di allora: buono, non ottimo.
Wes Anderson ha sicuramente una certa sensibilità artistica. Il prequel di questo film, "Hotel Chevalier" (13 minuti con una Parigi che riesce ad entrare in una stanza e con la Portman che ce la restituisce in tutta la sua bellezza) ce lo mostra anche meglio. Il regista gioca abbastanza facile, è vero, con rallenti suggestivi e situazioni che mescolano con sapienza assurdo ed ironia. Ma, soprattutto nella prima parte, il film intrattiene alla grande lo spirito, l'occhio e l'orecchio. Vedere l'assortimento dei caratteri e delle vite dei tre protagonisti in viaggio su un treno che pare andare verso il nulla o verso il cielo, ti fa venir voglia di sdraiarti e di goderti tutto ciò che scorre sullo schermo. La spiritualità è presa ironicamente sul serio, gli esseri umani vengono riscoperti con simpatia, i paesaggi hanno orizzonti lontani, il ritmo è una ballata folk coinvolgente. Parrebbe tutto oro. Ma nella seconda parte (dall'incidente dei ragazzini) il film si volta verso di sé e ripropone "semplicemente" (ma sempre con eleganza) gli stessi schemi vicenti della prima parte. Forse il film doveva perdersi proprio per raccontare una fuga dai binari, ma mi è sembrato che si sia buttata una grande occasione. I tre personaggi principali sono davvero gustosi, Owen Wilson è buon "mattatore" made in USA, Adrien Brody ha già negli occhi le situazioni che deve interpretare, Jason Schwartzman le ha ben in mente, avendole scritte assieme al regista. Sceneggiature fantasiosa. Insomma, nonostante non sia stata una "goleada" (con le occasioni sprecate i dirittura d'arrivo), è impossibile non consigliare questo film che fa passare un'ora e mezza di buon cinema, circondato da ironia, musica, colori e qualche momento di malinconica riflessione. Perché sì, quei tre sono davvero strambi, ma le turbe che li inseguono sono quelle di tutti noi, anche di coloro i quali fanno i pendolari su di un treno regionale.
(depa)

ps: qualcuno spieghi al Morandini che Rajasthan e Darjeeling distano più di 1000 Km...

1 commento:

  1. Quando lo vidi per la prima volta alla sua uscita in dvd (immagino 2008) mi deluse parecchio, ma allora ero ancora e sempre alla ricerca di "risate facili" ogni volta che affittavo una commedia e, quando questa era americana, non le trovavo quasi mai, compreso con questa pellicola.
    Adesso, visto che da qualche annetto a 'sta parte quando guardo una commedia le mie aspettative sono diverse (per altro e paradossalmente più ambiziose) l'ho rivalutata, infatti sono state abbastanza soddisfatte: passare un'ora e mezza piacevole tra personaggi curiosi, belle inquadrature, una colonna sonora che dia il giusto ritmo alla storia e qualche spruzzata qua e là di sentimenti.
    Rimango comunque dell'idea che la commedia americana "leggera", dagli anni 90' in poi (anche prima?), abbia preso una parabola discendente, a livello di qualità, vertiginosa.

    Ps curiosità: la sceneggiatura è stata scritta dal regista Anderson in collaborazione con Roman Coppola, figlio di Francis Ford e l'attore di questa pellicola Jason Schwartzman che è a sua volta cugino di Roman al pari di, non c'entra niente col film, ma la cosa mi ha stupito, Nicolas Cage. Pensando anche alla figlia Sofia Coppola e al fartello di Jason, Robert, anche lui attore, direi che è una famiglia vagamente impegnata nel cinema!?!

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