La prima del Leone

Sabato sera, dopo la classica cena al Veliero con papà, è tempo di andare dritti a casa, scegliere una videocassetta e piazzarsi sul divano. Dopo aver visto i primi due capitoli della "trilogia del tempo", questa volta tocca al primo episodio della cosiddetta "trilogia del dollaro" (la logica non abita qui). Ormai avete capito...regia di Sergio Leone, musiche di Ennio Morricone, interpreti (tra gli altri), Clint Eastwood e Gian Maria Volonté: "Per un pugno di dollari", del 1964.
Trama semplice ma coinvolgente (ripresa, più o meno, da un'opera di Kurosawa), racconta la rivalità tra due famiglie del "Far West", pronte a scannarsi per soldi e per orgoglio. Tra queste s'immette un terzo in sella ad un ciuco, antieroe dedito soltanto al Dio Denaro (o quasi), rapido di conti e di pistola. Ma tutto è narrato con accento nuovo, lo Spaghetti Western irrompe sullo schermo. Maggiore ironia, maggiore violenza, ad aumentare lo spettacolo in sala. Attenzione ai dettagli, oggetti che riempiono la scena, si rende necessaria una nuova tecnica, una maggiore profondità di campo, primi piani che lasciano intravedere qualcosa sullo sfondo, sia esso la vittima del prossimo colpo esploso, sia esso la variabile che cambierà il corso degli eventi. Poi la musica, che prende corpo, ha carne ed ossa. Pare muoverli lei, in certi frangenti, gli attori. Ennio Morricone possiede i segreti per realizzare una connessione diretta tra immagini e note, il risultato sarà un sodalizio che inizia con questo film e terminerà con l'ultimo essere vivente sulla Terra.
Clint Eastwood è un duro, di quelli veri, difficile dimenticare quel "Fate male a ridere", quel ghigno (mai una risata) e quel sigaro ("il vero protagonista"), si porta alla grande il film appresso, senza alcun cedimento, anzi, la parte in cui è tumefatto dalle botte ricevute dai Rojo è quella che meglio mostra la sua duttilità. Perché, se "Per un pugno di dollari" è anche la scena dell'abbraccio materno (scena che rende femmina per dieci secondi questo film essenzialmente maschio), è innegabile che il carisma della pellicola derivi da come Joe (Eastwood) apre a calci la porta della famiglia povera o da come Joe risponde alla battuta del locandiere ("Bella idea").
Così come la banda dei cattivi trova perfetta sintesi nel personaggio di Ramón Rojos, interpretato da un ottimo Volonté, sporco e calcolatore (così suggestiva la sua prestazione alla mitragliadora, che Damiani gliene chiederà un'altra); nell'ultima scena lui e Leone avanzano a braccetto, ognuno suonando le proprie corde, sole e volto danzano, mica vero che vince il fucile...e Piripero può cominciare a misurare i morti.
Divertente, appassionante, una piacere per gli occhi, i quali scivolano rapidi su di uno spettacolo cui noi degli anni 2000 siamo più abituati, rispetto a coloro (parecchi) che in quel '64 rimasero sgomenti.
(depa)

1 commento:

  1. Ieri sera, prima del "genere" in sala Ninna e praticamente anche per me. Infatti saranno stati più o meno vent’anni che non guardavo un film Western (vecchia passione di mamma) e devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso e colpito per quanto sono stato rapito dalle espressioni, le voci, l’azione e la musica di questo film.
    Grande interpretazione di Clint Eastwood che era proprio il duro che ci voleva per la parte di questo folle americano che viaggia per il Vecchio West di città, in città solo “Per un pugno di dollari”, ma a cui non mancano valori e umanità che fanno sì che metta a repentaglio la propria vita per liberare la bella Marison dalle grinfie di Ramòn, quando ormai il gruzzolo era già in tasca e, alla fine, addirittura (volente o nolente?) .....
    La musica di Morricone l’ha già elogiate Depa come meglio non si potrebbe e in particolare mi è piaciuto e sottoscrivo quel “pare muoverli lei, in certi frangenti, gli attori”.
    Fantastico il personaggio del falegname/becchino Piripero e, bisogna dirlo, gran recitazione da parte dei cavalli. Non sto scherzando: (come ogni volta osservava mamma ai tempi, anche grande appassionata di equitazione) ovviamente l’elogio va all’ammaestratore e alle controfigure (o gli attori che fossero) che li montavano, oltre che all’abilità degli animali, perché, rigà, fatelo buttare voi un cavallo per terra di schiena, senza che gli abbiano sparato veramente?!
    Una pellicola scorrevole, molto piacevole e, a tratti, emozionante. Credo che mi convenga approfondire il “genere”...

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