“Continuerai ad abbaiare a lungo, cagnolino, o comincerai a mordere?”

Dopo aver recensito un Woody e un Hitch sottotono, una commediola americana da zero in pagella e l’ultimo deludente kolossal hollywoodiano, avevo un’estrema voglia di scrivere su qualcosa di esteticamente bello e sicuramente emozionante. Così, ieri sera, ho deciso che era giunto il momento di rivedere e buttare giù qualche riga (ehm…) su “Le Iene” (1992), prima opera di Quentin Tarantino e unico film cult della sala Ninna non ancora recensito sul ‘rofum.
Per me “Reservoir Dogs” è: il primo film che mi fece sobbalzare sul divano, il primo che mi catturò e mi rapì mentalmente catapultandomi all’interno della storia, facendomi immedesimare nei personaggi e poi ridere con loro e non di loro, soffrire con loro e non per loro, tifare (invano) per loro, per noi e non per lui (…), il primo che mi fece (allora solo vagamente) intuire che, oltre ad una storia interessante e a volti “da cinema” piacevoli da guardare, un film può essere una vera e propria opera d’arte. Lo so, ho un po’ esagerato. Ma quando nel 1997 lo vidi in videocassetta, avevo solo diciassette anni ed ero cresciuto tra calcio, musica e teatro. La Settima arte era ancora un’illustre sconosciuta e lo sarebbe rimasta per ancora tanti anni, ma “Le Iene” me ne diede un primo gustosissimo assaggio.
A distanza di più di quindici anni dalla prima volta è ancora un piacere sentire Quentin “Mr. Brown” Tarantino che espone la sua “ineccepibile” analisi di “Like a virgin” di Madonna ed è una vera figata poter ascoltare il tutto in Dolby Surround. Tarantino usa anche questo mezzo per dare più dinamicità al film. Tante volte la voce di chi parla mi arriva alle spalle. Per esempio: Steve “Mr. Pink” Buscemi parla, la cinepresa inquadra Harvey “Mr. White” Keitel che sta ascoltando e la voce mi arriva come se Mr. Pink fosse dietro di me  a parlare, guardando Mr. White esattamente come lo sto vedendo io. Finezze.
Il “Super Sound degli Anni '70” di Key Billy passa il suo primo (arcinoto) pezzaccio, “Little Green Bag”, durante le prime presentazioni e la gambetta si muove inevitabilmente a tempo.
Primo stilosissimo "nero". Tim “Mr. Orange” Roth è pieno di sangue, ha una pallottola nello stomaco, sono passati solo dieci minuti e i mattoni portanti del film sono già tutti messi in bella mostra.
Entro nel deposito dietro al sanguinante Mr. Orange, sorretto da Mr. White, grazie alla cinepresa a spalla che li segue magistralmente.
Sdadang! Sbatte la porta ed entra Mr. Pink, l’inquadratura è adesso a cinepresa fissa (si alterneranno alla perfezione inquadrature a spalla e a cinepresa fissa per tutta la pellicola), il piano terra del magazzino è uno spettacolo di scenografia minimale e il black humor fa il suo trionfale ingresso sul set quando Mr. Pink, sconvolto nel vedere Mr. Orange morente e col chiodo già fisso in testa che la rapina sia andata male perché è stata tesa una trappola alla gang, chiede a Mr. White: “Siamo tutti nella merda... Non siamo nella merda?” e Mr. White: “Ti sembra una festa questa?!?”. Sarà solo la prima di tante battute del genere.
Cronologia frammentata. Mr. White è nell’ufficio di Lawrence “Joe” Tierney (si potrebbe scrivere un libro sul personaggio assurdo che era quest’attore… informatevi…) che gli sta illustrando il colpo. Sono vecchi amici e con Mr. White ci viene presentato anche Joe e, sì Mr. Orange, ho presente “I Fantastici Quattro” e concordo: “quel figlio di puttana assomiglia al La Cosa!”
L’ingresso nel magazzino di Michael “Mr. Blonde” Madsen è uno spettacolo: Mr. Pink e Mr. White sbroccano, si prendono a pugni, finiscono per puntarsi la pistola addosso, l’inquadratura si allarga piano piano ed in fondo allo stanzone c’è lui, di spalle, appoggiato alla colonna con una bibita in mano, che sta gustandosi la scena… “mio eroe del cazzo!”.
Fantastica la discussione che ne segue con Mr. White. Dialogo grezzo e sfrontato, come la maggior parte dei dialoghi presenti in questa pellicola.
Conosciamo meglio Mr. Blonde alias Vic “Sorriso”, e con lui Chris “Eddie il Bello” Penn, figlio del boss Joe, attraverso il secondo viaggio indietro nel tempo e poi rientrando nel magazzino (a questo punto lo schema è chiaro) e si arriva alla scena madre del film. “Finalmente soli!... Ah! Mi sa che ho parcheggiato in divieto di sosta!” (miao), Mr. Blonde tortura lo sbirro, la violenza è più suggerita che mostrata ed ecco il genere Pulp in tutta la sua essenza! “Per te è stato bello come lo è stato per me?” Per lo sbirro non lo so, Vic, ma per me di brutto!
Il personaggio più fiero fa una fine del cazzo, l’infame è lì con loro e il resto della pellicola è un crescendo d’adrenalina, inquadrature magistrali e canzoni coinvolgenti. La storia di Mr. Orange (in particolare il racconto in più scene della stessa “storia dell’erba”) è magica, l’adrenalina sale ed il black humor la fa sempre più da padrone, cioè… effettivamente non deve essere piacevole “dover fare la verticale ogni volta che vai a pisciare!”.
Arriva Joe, quelli sopravvissuti sono tutti lì nel magazzino, il finale è da panico, il cerchio temporale della storia si chiude e i conti tornano per tutti: gli sbirri si sono comportati da sbirri e ne hanno pagato le conseguenze, il “troppo buono” Mr. White si è fatto fregare, “l’unico vero professionista” (sì, sei tu Mr. Pink!) è l’unico che non ci lascia le penne, mentre le altre iene, accecate dall’ira e dalla "fame", si sbranano a vicenda in un’orgia di sangue e Tarantino compie il suo capolavoro.
Dedicata ai vecchi compagni “tarantiniani” Robby, Nico, Barche e Marta.
(Ste Bubu)

4 commenti:

  1. Bella Tigre che ogni tanto mi butti lì un "rinforzo positivo"! :)
    A differenza di quello che ti scrissi sotto la recensione di "Un borghese piccolo piccolo", purtroppo non riuscirò a scendere a Roma con le Carpe, causa impegni lavorativi. Fatti spiegare da loro il significato di "Ninna"! ;)
    Buena.

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  2. grande Ste!!grazie per la dedica!!mi hai fatto venire voglia di rivederlo e di riascoltare quella che,secondo me,è la più bella colonna sonora dei film di Tarantino ;)

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  3. Bello Bello. Ottimo esordio di Tarantino.
    Dialoghi stravaganti che disegnano in maniera accattivante i contorni degli attori. Una squadra di duri, degli sbroccati, anche in mezzo al delirio non perdono mai il loro aplomb tutto pulp (non pink!).
    La m.d.p. gira tra loro, quindi il rallenti che esalta il branco e, finalmente, anni '70; brano tutto da gustare che preannuncia cose allucinanti.
    Cast di livello: Harvey Keitel, Steve Buscemi e Tim Roth. Gli ultimi due, in particolare, danno ulteriore corpo alla pellicola.
    Il regista simbolo degli anni '90 che si guardano indietro con un sorriso e lo stereo sempre acceso (e una macchia rossastra sulla camicia intonsa), ha compiuto il suo elegante ingresso nel Cinema, dopo averne visto tanto.
    Regalandoci ciò che hai ricordato anche tu. Il primo bacio. Quella folgorante prima volta in cui ognuno di noi vide questo film. Anche dopo cento volte, sempre ricorrereremo col pensiero a quando "Ma porc...E' Mr Orange!".
    Complimenti.

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