Kiki vola, Kiki cresce

Martedì 30 Aprile è un prefestivo. Quello successivo è un giorno importante, è un giorno di Chicago. Quindi la gente si anima. Si organizza. Nel suo piccolo, il Cinerofum s'è inventato una trasferta al cinema. Frabbru chiama, Depa ed Elena rispondono. E allora eccoli, in piazza Napoli, a vedere un film d'animazione che permette alla nostra iniziativa di introdurre un autore ormai da anni sulla bocca degli appassionati. Hayao Miyazaki, fumettista e regista, nel 1989 realizzò "Kiki - Consegne a domicilio", favola ricca di buoni sentimenti e sfavillanti sorrisi che sottendono ampi squarci di riflessione.
Questa è la prima opera che vedo del regista di Tokyo che fu tra i padrini di Lupin III. Dopo aver sentito narrare più e più volte della magica atmosfera che sa portare sullo schermo il disegnatore nipponico classe 1941, ho finalmente potuto averne un assaggio.
La storia scorre leggera, invero con pochi intoppi e senza momenti davvero drammatici (nessun cattivone all'orizzonte). Questa scelta fa sì che il film sia pervaso da un pacifico alone di tranquillità. L'oasi fantastica in cui lo spettatore viene a trovarsi è un toccasana per il caotico delirio che sbraita là, fuori dalla sala. Se qualcosa si perde in ritmo e interesse, lo spettatore decide che, per questa volta, se ne può fare a meno e continua a sorridere, un po' inebetito, di fronte alla dolcezza della protagonista Kiki e dei personaggi che le ruotano attorno (i panettieri, le vecchiette...).
Parallelamente a ciò, credo stia qui la forza della pellicola, proprio mentre ci si rilassa coi colori "pastello" che tinteggiano una città "ovunque", allo spettatore è concessa, con somma delicatezza, la possibilità, se non di porsi alcune domande, almeno di abbandonarsi a riflessioni più o meno profonde. Sono lì. E' un buffet rustico. Chi vuole si serva. "All You can eat".
E così, Kiki cresce, i suoi sogni cominciano a mescolarsi alla realtà; dovrà affrontare nuove sfide, prendere facciate e via via imparare a schivarne qualcuna. Ad esempio, scoprendo che nessuno è così speciale da potersi ritenere tale. O che, nel nuovo assetto metropolitano, la solitudine (nella moltitudine) è diventata un'arte da acquisire in fretta. Financo che l'ideale d'amicizia non esiste (il gatto che, trovata la "fidanza", molla tutto e ciao), per quanto ci si possa e debba avvicinare ad esso. A parte il traffico ed un elettrodomestico guasto (progresso e tecnologia, perdita di contatto e tradizioni), di cattivi in giro non ce ne sono, lo scontro qui è tutto con se stessi.
Solo un po' affrettato il finale, che lascia un paio di cose sospese per aria. Ma il volo, d'altronde, non richiede altro.
Ancora grazie a Frabbru per la spinta.
(depa)

2 commenti:

  1. Consiglio sempre di Miyazaki, La principessa Mononoke,porco rosso,naturalmente la città incantata... insomma tutti :)
    Iena

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  2. Davvero un bel vedere questa pellicola d’animazione. Le espressioni dei personaggi e in particolare della dolce streghetta Kiki e del suo gatto Jiji (personaggio spettacolare!) arrivano belle intense, ma concordo che per tutto il film si respira un’aria molto rilassata. La forza di questa pellicola sta tutta nelle immagini (nei disegni): Kiki che si affaccia dal treno e vede un panorama spettacolare e rimane estasiata dalla vista del mare, Kiki che vola sulla città col sereno e sotto la pioggia, Kiki che corre tra le case colorate, ecc…
    La trama è una storiella che non offre grossi spunti di riflessione, ma intrattiene molto piacevolmente.
    Il finale, a mio parere, è perfetto così. L’autore non ce la sta troppo a menare sull’incidente occorso a Tombo. Kiki lo salva rapidamente, il battito cardiaco dello spettatore rimane basso e la scritta The End (in giapponese) arriva al momento opportuno.
    Brava Marta! Buon suggerimento e ottima prima domenica senza calcio! ;)

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